Cosmetovigilanza
AGENZIA SPAGNOLA DEI FARMACI E DEI PRODOTTI SANITARI (AEMPS): NOTA INFORMATIVA RELATIVA AL RITIRO DI UN PRODOTTO COSMETICO EMESSA DALL’AGENZIA NEL MESE DI FEBBRAIO 2013.
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Riportiamo di seguito i provvedimenti presi dall’Agenzia Spagnola dei Farmaci e dei Prodotti Sanitari (AEMPS):
Nota informativa del 21 febbraio 2013, relativa al ritiro di tutte le unità del cosmetico Arex Star, “maquillaje al agua en tarro” (varie tonalità, confezione da 12 g), un prodotto per dipingere il viso rimuovibile con l’acqua. Tale provvedimento è stato attuato in seguito alle numerose segnalazioni pervenute circa le lesioni agli occhi, manifestatesi in seguito all’uso del prodotto. L’Aemps ha verificato, in seguito ad opportune ispezioni, che alcuni colori presenti nel prodotto (come il bianco e il nero) non erano stati correttamente etichettati, in particolare mancava l’indicazione “ Non applicare a livello degli occhi e delle mucose”. L’Agenzia, inoltre, ha riscontrato che l’azienda Comarex Munne, S.L., responsabile della commercializzazione del prodotto, effettuava l’etichettatura in impianti sprovvisti dell’autorizzazione sanitaria. Tali evidenze hanno comportano il ritiro di tutte le unità del cosmetico in tutte le tonalità prodotte.
MINISTERO DELLA SALUTE: INFORMAZIONI IN MATERIA DI CONTRAFFAZIONE DEI COSMETICI.
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Riportiamo di seguito una notizia apparsa sul sito del Ministero della Salute, relativa alla contraffazione dei prodotti cosmetici. Nell’articolo citato il Ministero della Salute ha sottolineato che in Italia, la produzione e la vendita dei cosmetici sono disciplinate dalla Legge n. 713 dell’11 ottobre 1986, che ha recepito la Direttiva comunitaria 76/768/CEE sui prodotti cosmetici.
Il Ministero ha evidenziato che nell’articolo 1 della Legge 713/86 vengono definiti prodotti cosmetici “le sostanze e le preparazioni, diverse dai medicinali, destinate ad essere applicate sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulirli, profumarli, modificarne l'aspetto, correggere gli odori corporei, proteggerli o mantenerli in buono stato”.
Il Ministero ha riportato, inoltre, che la legge Legge 713/86 tratta anche gli aspetti relativi alla composizione dei prodotti cosmetici, alla loro presentazione, alla produzione, alla vendita e all’importazione.
Nell’articolo viene, inoltre, evidenziato che il 22 dicembre 2009 nella G.U. dell’UE è stato pubblicato il Regolamento (CE) n. 1223/2009 sui prodotti cosmetici, il quale entrerà in vigore dall’11 luglio 2013 e avrà lo scopo di armonizzare le disposizioni già esistenti in materia (Direttiva Europea 76/768/CEE e successive modifiche).
Il Ministero della Salute recentemente ha focalizzato la sua attenzione sul fenomeno della contraffazione dei prodotti cosmetici, che vanno dai profumi ai dentifrici fino a saponi e detergenti. Nell’articolo viene riportata la definizione di prodotto cosmetico contraffatto presente nel Regolamento Europeo n. 1383 del 22 luglio 2003: “Per merce contraffatta s’intende il prodotto, incluso l’imballaggio, su cui sia stato apposto senza autorizzazione un marchio commerciale identico ad uno validamente registrato per lo stesso tipo di prodotto o, comunque, un marchio che non ne possa essere distinto nei suoi aspetti essenziali”.
Il fenomeno della contraffazione, come riportato, può arrecare gravi danni sia alla salute sia all’economia delle aziende produttrici, tali prodotti, infatti, sono di provenienza sconosciuta e possono contenere metalli pesanti, impurezze, sostanze vietate o un’elevata carica microbica. Essi, inoltre, vengono immessi in commercio in maniera illegale, recando gravi danni economici alle imprese che operano legalmente. Il Ministero della Salute ha sottolineato che questo fenomeno è soggetto a sanzioni disciplinate dal codice civile, penale ed industriale e che è fondamentale contrastare questa problematica intraprendendo una propaganda d’informazione rivolta ad istituzioni pubbliche, consumatori, operatori del settore, organi di polizia. Il Ministero, a tale scopo, collabora con il CNAC (Consiglio Nazionale Anticontraffazione) e con la task-force IMPACT Italia.
Nell’articolo, inoltre, vengono fornite le indicazioni per individuare un prodotto cosmetico contraffatto, ovvero, effettuare un’accurata analisi dell’etichetta e verificare se essa indica:
• il nome o la ragione sociale e la sede legale del produttore o del responsabile dell’immissione sul mercato del prodotto cosmetico;
• il contenuto nominale (obbligatoriamente in italiano), con possibili deroghe per i campioni gratuiti, per le monodosi e per gli imballaggi preconfezionati solitamente commercializzati per insieme di pezzi;
• la data entro cui il prodotto può essere utilizzato, se il periodo di validità è inferiore a trenta mesi, o la validità dopo apertura se la data di scadenza del prodotto integro è superiore a trenta mesi (obbligatoriamente in italiano).
• per i prodotti con durata minima superiore a trenta mesi deve essere riportata un'indicazione relativa al periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, può essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore, preceduta dal simbolo rappresentante un barattolo aperto o dall’acronimo “PAO” (Period after opening). Sono oggetto di possibili deroghe: prodotti monodose (es. campioni gratuiti); prodotti confezionati in modo tale da evitare il contatto tra il cosmetico e l’ambiente circostante (es. aerosol); prodotti per i quali il produttore certifichi che la formula è tale da impedire qualsiasi rischio di deterioramento;
• le precauzioni di impiego (necessariamente in italiano). In caso d’impossibilità pratica a riportare sul contenitore a diretto contatto con il cosmetico o sull’imballaggio esterno le precauzioni particolari per l'impiego, queste devono essere contenute in un foglio d’istruzioni, una fascetta o un cartellino allegati. A tali indicazioni il consumatore deve essere rinviato mediante un'indicazione abbreviata o mediante un simbolo di rinvio;
• il lotto di fabbricazione;
• il Paese d’origine per i prodotti fabbricati in paesi extra UE;
• la funzione del prodotto (obbligatoriamente in italiano), salvo che risulti chiaramente dalla presentazione del prodotto;
•l’elenco degli ingredienti (può essere riportato anche solo sull’imballaggio esterno del prodotto).
L’etichetta deve rispettare queste condizioni, altrimenti il prodotto può definirsi contraffatto.
AGENZIA NAZIONALE PORTOGHESE DEI MEDICINALI E DEI PRODOTTI SANITARI (INFARMED): RITIRO DI UN PRODOTTO COSMETICO.
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Lidia Sautebin - Dipartimento di Farmacia (ex Dip.to di Farmacologia Sperimentale), Università di Napoli Federico II.
L’Agenzia Nazionale dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari del Portogallo (INFARMED), che si occupa di monitorare, valutare e regolamentare tutte le attività riguardanti i medicinali e i prodotti sanitari per la tutela della salute pubblica, ha recentemente stabilito con la:
Circolare Informativa N.º 011/CD/8.1.7 il ritiro dal mercato nazionale del prodotto cosmetico “Velform Hair Grow Plus”. Infarmed ha attuato tale provvedimento poiché l’etichetta del cosmetico presentava indicazioni fuorvianti circa la sua efficacia, in particolare nel trattamento della caduta e della ricrescita dei capelli.
Infarmed ha, inoltre, informato tutti coloro che fossero in possesso di tale prodotto, che la sua vendita è assolutamente vietata e che chiunque necessitasse di ulteriori informazioni si dovrà rivolgere alle imprese Valor Vida, Loja de Televendas, Marketing Direto e Unipessoal Lda., responsabile della commercializzazione del prodotto.
RAPEX: PROVVEDIMENTI RELATIVI AL RISCHIO CHIMICO E MICROBIOLOGICO, ADOTTATI NEL MESE DI GENNAIO 2013 SULLA SICUREZZA D’USO DEI PRODOTTI COSMETICI.
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Lidia Sautebin - Dipartimento di Farmacia (ex Dip.to di Farmacologia Sperimentale), Università di Napoli Federico II.
RISCHIO CHIMICO
IDROCARBURI AROMATICI POLICICLICI (PAH)
Una segnalazione dalla Germania pervenuta nella 1a settimana:
inchiostro per tatuaggi, prodotto negli Stati Uniti, chiamato “Zuper Black” (Tipo/numero di modello: BK 56 IMX 40) della Intenze. Il prodotto era contenuto in una bottiglia di vetro marrone con tappo a vite in plastica nera. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva 96,5 mg/kg d’idrocarburi aromatici policiclici (PAH). Secondo la Risoluzione sui requisiti e i criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente ResAP (2008), tali sostanze non dovrebbero essere presenti in un inchiostro per tatuaggi in una concentrazione superiore a 0,5 ppm. Il prodotto è stato ritirato dal mercato.
Una segnalazione dalla Germania pervenuta nella 2a settimana:
inchiostro per tatuaggi, prodotto in Cina, di nome sconosciuto (Tipo/numero di modello: sconosciuto) della Dragonhawk Tattoo. Il prodotto era contenuto in bottiglie di plastica etichettate chiuse da un tappo protettivo. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva 0,71 mg/kg di sette idrocarburi aromatici policiclici (PAH), di cui 0,01 mg/kg di benzo[a]pirene, sostanza classificata come cancerogena. Secondo la Risoluzione sui requisiti e i criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente ResAP (2008), tali sostanze non dovrebbero essere presenti in un inchiostro per tatuaggi in una concentrazione superiore a 0,5 ppm. L’importazione del prodotto è stata respinta alla frontiera.
Una segnalazione dalla Germania pervenuta nella 3a settimana:
inchiostro per tatuaggi, prodotto in Giappone, chiamato “Kuro Sumi Tattoo Outlining Ink” (Tipo/numero di modello: lotto LOT# KSOL 110407, partita 04/07/11) della Kuro Sumi. Il prodotto era contenuto in due bottiglie di vetro con tappo a vite in metallo. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva 20,13 mg/kg di sette idrocarburi aromatici policiclici (PAH), di cui 0,34 mg/kg di benzo[a]pirene, sostanza classificata come cancerogena. Secondo la Risoluzione sui requisiti e i criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente ResAP (2008), tali sostanze non dovrebbero essere presenti in un inchiostro per tatuaggi in una concentrazione superiore a 0,5 ppm. Il prodotto è stato ritirato dal mercato.
MERCURIO
Cinque segnalazioni dal Regno Unito pervenute nella 2a settimana:
schiarente per la pelle, prodotto in Pakistan, chiamato “Brite Face Cream” (Tipo/numero di modello: TM NO 276879) della Brite Face. Il prodotto era contenuto in un vasetto di plastica rosa posto in una scatola di cartone. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva un composto del mercurio (15000 mg/kg), con proprietà schiarenti per la pelle. Il prodotto non era, quindi, conforme alla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici e per questo è stato ritirato dal mercato.
schiarente per la pelle, prodotto in Pakistan, chiamato “Due Whitening Cream” (Tipo/numero di modello: codice a barre 1123 8300) della Kreative Cosmetics (Pvt). Il prodotto era contenuto in un vasetto di plastica verde posto in una scatola di cartone verde. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva un composto del mercurio (11700 mg/kg), con proprietà schiarenti per la pelle. Il prodotto non era, quindi, conforme alla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici e per questo è stato ritirato dal mercato.
schiarente per la pelle, prodotto in Pakistan, chiamato “Wiana Whitening Beauty Cream” (Tipo/numero di modello: sconosciuto) della SKH International. Il prodotto era contenuto in un vasetto di plastica rosa posto in una scatola di cartone rosa. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva un composto del mercurio (11400 mg/kg), con proprietà schiarenti per la pelle. Il prodotto non era, quindi, conforme alla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici e per questo è stato ritirato dal mercato.
schiarente per la pelle, prodotto in Pakistan, chiamato “Goree Whitening Cream” (Tipo/numero di modello: sconosciuto) della H Pharmacy. Il prodotto era contenuto in un vasetto di plastica bianca posto in una scatola di cartone bianco. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva un composto del mercurio (9870 mg/kg), con proprietà schiarenti per la pelle. Il prodotto non era, quindi, conforme alla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici e per questo è stato ritirato dal mercato.
schiarente per la pelle, prodotto in Pakistan, chiamato “Faiza Beauty Cream” (Tipo/numero di modello: sconosciuto) della Poonia Brothers (Pak). Il prodotto era contenuto in un vasetto di plastica color porpora posto in una scatola di cartone color porpora. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva un composto del mercurio (5940 mg/kg), con proprietà schiarenti per la pelle. Il prodotto non era, quindi, conforme alla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici e per questo è stato ritirato dal mercato.
Una segnalazione dal Regno Unito pervenuta nella 3a settimana:
schiarente per la pelle, prodotto in Pakistan, chiamato “Faiza No.1 Beauty Cream” (Tipo/numero di modello: sconosciuto) della Poonia Brothers (Pak). Il prodotto era contenuto in un vasetto di plastica rosa con tappo color porpora, posto in una scatola di cartone rosa. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva 5430 mg/kg di mercurio, e non era, quindi, conforme alla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici. Il prodotto è stato ritirato dal mercato.
IODIOPROPINIL BUTILCARBAMMATO (IPBC)
Una segnalazione dalla Repubblica Ceca pervenuta nella 3a settimana:
salviette per bambini umidificate, prodotte in Turchia, chiamate “CREAM Special perfume, Baby wet wipes” (Tipo/numero di modello: PD: 03.2010 ED: 03.2013 versione A/tipo blu: PD: 10.2010 ED: 10.2012 versione B: PD: 04.2011 ED: 10.2013, P. NO: 1550.1 (lot), versione A: EAN 8697817871408; versione B: EAN 8697817875543) della Freshmaker. Le salviettine umidificate (72 pezzi) erano contenute in una confezione richiudibile, sul cui fronte vi era la foto di una madre con un neonato. Nella versione A (tipo rosa o blu), il pacchetto era sigillato con un nastro adesivo di plastica trasparente. Nella versione B (tipo rosa o blu) il pacchetto era sigillato con un nastro adesivo su cui era riportata la foto di un bambino. La confezione riportava le seguenti informazioni d’uso: “CREAM Special perfume, salviettine per bambini, senza alcool, ph 5,5, microbiologicamente testate, 72 pz, periodo di validità dopo l’apertura 6 mesi, EAN, gli ingredienti e i pittogrammi per l'uso. Esso presentava un rischio chimico poiché conteneva iodiopropinil butilcarbammato (IPBC), sostanza vietata nei prodotti cosmetici destinati ai bambini di età inferiore ai tre anni, come previsto dalla Direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici.
RISCHIO MICROBIOLOGICO
Una segnalazione dalla Germania pervenuta nella 2a settimana:
gel per massaggi, prodotto in Tailandia, chiamato “Nuru Premium” (Tipo/numero di modello: Nuru Platinum, lotto SBK01245L MFG24JUL12) della Nuru. Il prodotto era contenuto in bottiglie di plastica trasparente (250 ml) con tappo a vite grigio. Il gel risultava incolore e dall’odore neutro. Esso presentava un rischio microbiologico poiché conteneva un numero elevato di batteri mesofili, microrganismi ritenuti patogeni. In particolare una confezione ne conteneva 1.2 x 100,000 UFC/g e un’altra 5.1 x 100,000 UFC/g. In una delle due confezioni, inoltre, erano state ritrovate tracce di Enterobacteriaceae. Il prodotto è stato ritirato dal mercato.
ORTICARIA DA CONTATTO DI TIPO IMMUNOLOGICO INDOTTA DAL TRICLOSAN.
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Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 2013: 68, 121–123), di Esen O¨ zkaya e Pınar Kavlak Bozkurt, relativo ad un particolare caso di orticaria da contatto di tipo immunologico indotta dal triclosan.
Il triclosan è una sostanza debolmente sensibilizzante, gli Autori, infatti, sottolineano che sono pochi i casi di dermatite allergica da contatto da essa indotti (1). Nell’articolo citato essi riportano il primo caso di una grave orticaria da contatto - angioedema causata dal triclosan, e sottolineano che, prima di esso, non sono mai stati riportati casi di ipersensibilità di tipo immediato a tale sostanza.
L’articolo tratta del caso di una donna turca quarantaquattrenne non atopica, che presentava da circa cinque anni la comparsa di pomfi rossastri e pruriginosi sulla pelle e a livello delle mucose, ogniqualvolta utilizzava alcuni saponi e prodotti per uso topico. La paziente, inoltre, utilizzando un dentifricio, aveva manifestato gonfiore alle labbra e alla lingua, e conseguenti difficoltà respiratorie che si risolsero dopo sei giorni di trattamento con antistaminici e corticosteroidi somministrati per via sistemica. Gli Autori riportano, inoltre, che tale fenomeno si ripresentava quando la donna baciava il marito, il quale usava lo stesso dentifricio, e quando baciava il viso di amici, che utilizzavano alcuni prodotti per uso topico.
I prodotti sospettati di indurre tale reazione erano, quindi, un dentifricio, una lozione idratante, una crema a base di corticosteroidi, una crema a base di metronidazolo e un sapone antibatterico, tutti contenenti triclosan in una concentrazione compresa tra lo 0,2% e lo 0,5%. Gli Autori sottolineano che la lettura precoce (entro 10-15 min) dei patch test cui venne sottoposta la paziente (effettuati con le IQ Chambers®, Chemotechnique Diagnostics,Vellinge, Sweden), evidenziava una grave reazione orticarioide alla crema contenente metronidazolo (1.0% pet.) e al triclosan (2.0% pet.). La paziente, inoltre, non presentava reazioni agli altri componenti del dentifricio (d-limonene 2.0% pet., mentolo 1.0% pet., anetolo 5.0% pet., e olio di cannella 0.5% pet.) e della crema (BHA 2.0% pet., clorexidina digluconato 0.5%, acqua, e EDTA 1.0% pet.), alla resina Myroxylon pereirae 25.0% pet., ad un mix di fragranze 8.0% pet. e ad un mix di parabeni 16.0% pet. Gli Autori indicano che per trattare la grave orticaria indotta dal triclosan e dalla crema, la paziente venne sottoposta ad un’unica iniezione intramuscolare di feniramina maleato 45.5 mg/2 ml. Nei giorni successivi a tale reazione (giorni 2, 3, 4 e 7) non vennero osservate nella paziente reazioni ritardate e non vennero effettuati ulteriori test cutanei per gli altri prodotti sospettati, data la gravità della reazione. Gli Autori sottolineano, inoltre, che i test di controllo (letti dopo 15 min) per la crema e il triclosan (2.0% pet.) effettuati su cinque individui sani, diedero esito negativo. Gli Autori spiegano anche che, nel loro dipartimento, dal 1996, su circa mille pazienti testati, con una serie di cosmetici, non si sono verificate reazioni cutanee immediate al triclosan.
La paziente, dopo l’esecuzione di questi esami, ha iniziato ad evitare il contatto con prodotti contenenti triclosan non manifestando, così, altre reazioni nelle sei settimane di follow-up.
Gli Autori sottolineano che il triclosan (numero CAS 3380-34-5) è un biocida con un ampio spettro antibatterico e attività antifungina e che sono numerosi i prodotti sanitari e altri prodotti destinati al consumatore (1) (deodoranti, saponi, dentifrici, saponi da cucina, shampoo, detergenti per il viso, oli da bagno, emollienti, collutori, cosmetici e medicamenti topici) che possono contenerlo.
Riportano, inoltre, che studi condotti sull’uomo e sugli animali (2) e numerosi patch test dimostrano che il triclosan è una sostanza debolmente sensibilizzante (3–5) essendo, infatti, rari i casi noti di dermatiti allergiche da contatto dovute alla sua presenza in deodoranti (6), dentifrici (7), saponi (8), creme contenenti combinazioni di triclosan e corticosteroidi (9) e altri prodotti.
Il triclosan ad oggi non sembra avere indotto reazioni d’ipersensibilità immediata, tuttavia, su un sito web di prodotti per la bellezza, viene descritto un caso di orticaria che si manifesta subito dopo l’uso di dentifrici e saponi antibatterici contenenti triclosan (10).
Gli Autori indicano che per effettuare una diagnosi di orticaria da contatto sono necessari test cutanei immediati (come patch test convenzionali con 2 gg di occlusione) per valutare la reazione al triclosan. Riportano, inoltre, che nel caso citato non si era potuto effettuare la determinazione sierica delle IgE per il triclosan e il test di attivazione dei basofili, i quali avrebbero evidenziato la presenza di un’orticaria da contatto di tipo immunologico. Nel caso specifico, tuttavia, secondo gli Autori, vi sono alcuni aspetti clinici che suggeriscono che si tratti di un’orticaria da contatto di tipo immunologico, piuttosto che di tipo non immunologico. In primo luogo, una reazione di tipo non immunologico rimane localizzata nel sito d’insorgenza e non causa effetti sistemici (11). Nella paziente, invece, il contatto con il triclosan aveva causato anche difficoltà respiratorie. In secondo luogo, i risultati dei test cutanei sono positivi dopo 15-20 min (come nel caso citato) se la reazione è di tipo immunologico e positivi dopo 45-60 min se la reazione è di tipo non immunologico (11). L’assenza di qualsiasi tipo di reazione nei soggetti sottoposti ai test di controllo avvalora, secondo gli Autori, tale ipotesi. Inoltre, la reazione ai prodotti contenenti triclosan, cui la paziente era stata esposta secondariamente, attraverso il contatto fisico con il marito o con gli amici, era coerente con la diagnosi di dermatite di tipo “coniugale”.
In conclusione il caso trattato è un esempio, mai descritto prima, di orticaria da contatto di tipo immunologico e “coniugale”, causata dal triclosan.
Bibliografia:
1. Campbell L, Zirwas M J. Triclosan. Dermatitis 2006: 17: 204–207.
2. Lachapelle J M, Tennstedt D. Low allergenicity of triclosan. Predictive testing in guinea pigs and in humans. Dermatologica 1979: 158: 379–383.
3. Wahlberg J E. Routine patch testing with Irgasan DP 300. Contact Dermatitis 1976:2: 292.
4. Perrenoud D, Bircher A, Hunziker T et al. Frequency of sensitization to 13 common preservatives in Switzerland. Swiss Contact Dermatitis Research Group. Contact Dermatitis 1994: 30: 276–279.
5. Schnuch A, Geier J, Uter W, Frosch P J. Patch testing with preservatives, antimicrobials and industrial biocides. Results from a multicentre study. Br J Dermatol 1998: 138: 467–476.
6. Roed-Petersen J, Auken G, Hjorth N. Contact sensitivity to Irgasan DP 300. Contact Dermatitis 1975: 1: 293–294.
7. Robertshaw H, Leppard B. Contact dermatitis to triclosan in toothpaste. Contact Dermatitis 2007: 57: 383–384.
8. Wong C S, Beck M H. Allergic contact dermatitis from triclosan in antibacterial handwashes. Contact Dermatitis 2001: 45: 307.
9. Veronesi S, de Padova M P, Vanni D, Melino M. Contact dermatitis to triclosan. Contact Dermatitis 1986: 15: 257–258.
10. Truth in Aging 2012. Available at: http://www.truthinaging.com/ingredient-spotlight/what-is-it-triclosan (last accessed 28 May 2012).
11. Amin S, Lahti A, Maibach H I. Contact urticaria and contact urticaria syndrome (immediate contact reactions). In: Marzulli and Maibach’s Dermatotoxicology, 7th edition, Zhai H,Wilhelm K-P, Maibach H I (eds): Boca Raton, FL, CRC Press, 2008: pp. 525–536.
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