Farmacovigilanza

Nota Informativa Importante AIFA: parere della task force per le emergenze di EMA su l'uso intradermico del vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie

In data 19 agosto 2022, sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è stata pubblicata una Nota Informativa Importante (NII) relativa alla valutazione fatta dalla task force per le emergenze (Emergency task force, ETF) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (European Medicine Agency, EMA) sull’uso intradermico del vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie [1].

La trasmissione della malattia da persona a persona avviene attraverso un contatto prolungato. Le vie di trasmissione comprendono le goccioline respiratorie in caso di un prolungato contatto fisico o intimo, il contatto diretto con lesioni infettive o altri fluidi corporei e attraverso il contatto con indumenti o lenzuola contaminate da croste o liquidi corporei. La trasmissione materno-fetale può avvenire attraverso la placenta. Al momento non è noto se la trasmissione possa avvenire attraverso lo sperma o i liquidi vaginali. Il periodo di incubazione è di 1-2 settimane, ma può durare fino a 3 settimane. Le persone sono infettive dal momento in cui i sintomi iniziano fino a quando tutte le lesioni si sono incrostate e le croste sono cadute per rivelare una pelle sana. Questo in genere richiede da 2 a 4 settimane [2].

Imvanex®/Jynneos® è un vaccino che fornisce un’immunizzazione attiva per la prevenzione del vaiolo, del vaiolo delle scimmie e della malattia da virus vaccinico negli adulti. Una dose (0,5 mL) contiene virus vaccinico vivo Ankara modificato, il quale non è in grado né di diffondersi nè di causare infezione.

Questo vaccino può essere somministrato indipendentemente dal fatto che si abbia già ricevuto o meno una vaccinazione antivaiolo in passato. Viene iniettato dal medico o dall’infermiere per via esclusivamente sottocutanea, preferibilmente nel braccio [3].

Nei soggetti mai vaccinati contro il virus del vaiolo delle scimmie o il virus vaccinico e in quelli con il sistema immunitario indebolito sono previste e raccomandate due iniezioni, di cui la seconda viene effettuata non meno di 28 giorni dopo la prima, per completare il ciclo di vaccinazione. In soggetti che in passato sono stati già stati vaccinati contro il virus del vaiolo, del vaiolo delle scimmie o il virus vaccinico lo schema posologico raccomandato prevede una iniezione [3].

Imvanex/Jynneos® è ben tollerato nei soggetti di età ≥18 anni. Gli effetti indesiderati più comuni sono reazioni al sito di iniezione (dolore, arrossamento, gonfiore, indurimento e prurito), seguite da dolore muscolare, mal di testa e affaticamento. Tendono ad essere di gravità lieve o moderata e regrediscono entro pochi giorni [4].

L’ETF dell’EMA ha esaminato i dati sulla somministrazione di Imvanex®/Jynneos® per via intradermica (appena sotto lo strato superiore della pelle) con un dosaggio ridotto ovvero 0,1 mL rispetto agli 0,5 mL necessari per la vaccinazione per via sottocutanea (SC). Data la fornitura attualmente limitata del vaccino, ciò consentirebbe la vaccinazione di un maggior numero di persone.

Nello specifico, l'ETF ha esaminato i dati di uno studio che ha coinvolto circa 500 adulti, il cui scopo era quello di confrontare la sicurezza e l'immunogenicità del vaccino Imvanex®/Jynneos® in formulazione liquida somministrato per via SC e una formulazione liquida a dose inferiore somministrata per via intradermica (ID) in soggetti sani naïve alla vaccinazione, in 2 dosi con un intervallo di 4 settimane tra ciascuna dose. Le persone che hanno ricevuto il vaccino per via ID hanno ricevuto un quinto della dose rispetto a quella prevista per la somministrazione SC, producendo livelli di anticorpi simili a quelli che hanno ricevuto la dose sottocutanea più elevata [5].

I risultati dello studio hanno dimostrato un'immunogenicità umorale comparabile quando Imvanex®/Jynneos® è stato somministrato per via ID, nonostante l’utilizzo di una dose inferiore pari a 1/5 di quella prevista per la somministrazione SC. Poiché lo studio è stato condotto su soggetti sani, restano dubbi sul fatto che la dose intradermica ridotta sia immunologicamente non inferiore alla dose sottocute standard in gruppi specifici, come individui immunocompromessi o con HIV. Nessun nuovo segnale di sicurezza è stato generato per la somministrazione intradermica del vaccino, se non una reattogenicità locale più elevata.

È inoltre importante notare che i dati disponibili sulla somministrazione di intradermica si basano su due dosi di vaccino, che sono ritenute fondamentali per ottenere la risposta al vaccino e per mantenere la protezione a lungo termine. Ciò significa che, sulla base delle prove attuali, la dose frazionaria ID sarebbe adatta per la profilassi dopo regime posologico a due dosi. Rimane la possibilità che la reattogenicità locale associata alla vaccinazione ID possa aumentare la percentuale di soggetti che disertano la seconda dose, portando potenzialmente a una protezione ridotta. Un ritardo o un'omissione della seconda dose per via sottocutanea o intradermica o la somministrazione di una prima dose per via SC seguita da una seconda per via ID, non è stata ancora studiata. Ulteriori studi clinici sono necessari per valutare le diverse strategie di vaccinazione per garantire un uso efficiente del vaccino attualmente limitato in fornitura [6].

Anche la Food and Drug Administration (FDA) a partire dal 9 agosto 2022 ha rilasciato un'autorizzazione all'uso di emergenza (EUA) per il vaccino Imvanex®/Jynneos® per consentire agli operatori sanitari di utilizzare il vaccino mediante iniezione intradermica per individui di età pari o superiore a 18 anni che sono alto rischio di infezione da vaiolo delle scimmie. Ciò aumenterà il numero totale di dosi disponibili per l'uso fino a cinque volte. L'EUA consente anche l'uso del vaccino in soggetti di età inferiore ai 18 anni ad alto rischio di infezione da vaiolo delle scimmie; in questi soggetti Imvanex/Jynneos® viene somministrato per iniezione sottocutanea [7].

Visto il parere rilasciato dall’EMA il 19/08/2022, recepito dalla Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA in data 22 agosto 2022, una nuova circolare del 23 agosto 2022 del Ministero della Salute ha dato il via libera per la somministrazione del vaccino Jynneos® anche per via intradermica sulla superficie interna dell’avambraccio, al dosaggio di 0,1 ml, da personale sanitario esperto. In questo modo, da una singola fiala di prodotto è possibile estrarre 5 dosi intradermiche da 0,1 ml di vaccino. Il Ministero precisa che il prodotto dovrà essere utilizzato immediatamente dopo il prelievo della prima dose, ai fini della sicurezza microbiologica;
non è possibile utilizzare il residuo di più fiale per ottenere una dose di vaccino. Il ciclo di vaccinazione primaria, anche per via intradermica, prevede la somministrazione di due dosi distanziate di almeno 28 giorni l’una dall’altra [8].

Bibliografia  

1)      AIFA - La task force dell'EMA per le emergenze fornisce un parere sull’uso intradermico del vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/-/la-task-force-dell-ema-per-le-emergenze-fornisce-un-parere-sull-uso-intradermico-del-vaccino-imvanex/jynneos-contro-il-vaiolo-delle-scimmie.

2)      Manuale MSD – Vaiolo delle scimmie (Monkeypox). Disponibile al link: https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/malattie-infettive/pox-virus/vaiolo-delle-scimmie-monkeypox?sccamp=sccamp

3)      AIFA - Riassunto delle caratteristiche del prodotto Imvanex. Disponibile al link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_003898_042944_RCP.pdf&retry=0&sys=m0b1l3

4)      EMA - Possible use of the vaccine Jynneos against infection by monkeypox virus. Disponibile al link: https://www.ema.europa.eu/en/documents/public-statement/possible-use-vaccine-jynneos-against-infectionmonkeypox-virus_en.pdf

5)      ClinicalTrial. Disponibile al link: Lyophilized IMVAMUNE® (1x10^8 TCID50) Versus Liquid IMVAMUNE® (1x10^8 TCID50) Administered Subcutaneously and a Lower Dose Liquid IMVAMUNE® (2x10^7 TCID50) Administered Intradermal

6)      Frey, S. E., Wald, A., Edupuganti, S., Jackson, L. A., Stapleton, J. T., El Sahly, H., El-Kamary, S. S., Edwards, K., Keyserling, H., Winokur, P., Keitel, W., Hill, H., Goll, J. B., Anderson, E. L., Graham, I. L., Johnston, C., Mulligan, M., Rouphael, N., Atmar, R., Patel, S., … Belshe, R. B. (2015). Comparison of lyophilized versus liquid modified vaccinia Ankara (MVA) formulations and subcutaneous versus intradermal routes of administration in healthy vaccinia-naïve subjects. Vaccine, 33(39), 5225–5234. https://doi.org/10.1016/j.vaccine.2015.06.075

7)      FDA – FDA Monkeypox Response. Disponibile al link: https://www.fda.gov/emergency-preparedness-and-response/mcm-issues/fda-monkeypox-response

8)      Ministero della salute - aggiornamento sulla modalità di somministrazione del vaccino JYNNEOS (MVA-BN). Disponibile al link: https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2022&codLeg=88627&parte=1%20&serie=null

Nuovi vaccini bivalenti anti COVID-19 disponibili e raccomandati come dose booster.

In data 14 settembre 2022, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha deciso di rendere disponibile un ulteriore vaccino anti-COVID19 bivalente, il Comirnaty Original/Omicron BA.4-5. Questo nuovo vaccino, aggiornato per le varianti Omicron BA.4-5, si affianca agli altri due nuovi vaccini aggiornati e adattati, Comirnaty Original/Omicron BA.1 e Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1, che sono stati autorizzati in data 7 settembre 2022. I nuovi vaccini aggiornati e bivalenti sono stati raccomandati dalla CTS come dose booster nella campagna vaccinale prevista per l’autunno e l’invernorivolta prioritariamente a tutti i soggetti di età maggiore di 60 anni o che presentano fattori di rischio [1].

I vaccini sono stati adattati, ovvero aggiornati, per contrastare in modo più efficace le varianti in circolazione di SARS-CoV2, al fine di fornire una protezione più ampia contro COVID-19.

Pertanto, questi vaccini bivalenti incorporano non solo la proteina spike del ceppo originale SARS-CoV-2, ma anche quella caratterizzata per le varianti Omicron BA.1 (per i vaccini Comirnaty Original/Omicron BA.1 e Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1) e BA.4-5 (per il più recente Comirnaty Original/Omicron BA.4-5).

L’approvazione di tali nuovi vaccini fa seguito alla conduzione di studi clinici i cui risultati dimostrano che, rispetto agli attuali vaccini monovalenti basati sul ceppo originale, i vaccini aggiornati inducono la formazione di una quantità superiore di anticorpi contro le diverse varianti Omicron. Per quanto concerne il loro profilo di sicurezza, misurato in termini di reattogenicità locale e sistemica, i nuovi vaccini hanno mostrato un profilo molto simile rispetto ai vaccini monovalenti originali.

Sebbene l'approvazione dei vaccini bivalenti Comirnaty Original/Omicron BA.1 e Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1 preveda il loro utilizzo a partire dai 12 anni di età, l’Agenzia Europea dei Medicina (European Medicine Agency-EMA) raccomanda di indirizzare le campagne vaccinali nel prossimo autunno/inverno ai soggetti con fattori di rischio [2]. Come ormai noto, questi ultimi includono soggetti di età superiore ai 60 anni, soggetti immunocompromessi e donne in gravidanza, per i quali vi è una maggiore probabilità di progressione verso una malattia grave a seguito dell’infezione. Allo stesso modo, anche gli operatori sanitari, i residenti e il personale delle strutture di assistenza a lungo termine dovrebbero essere considerati una priorità per la vaccinazione. La strategia dell'Unione Europea (UE) è quella di disporre di un'ampia gamma di vaccini adattati destinati a diverse varianti di SARS-CoV-2, in modo che gli Stati membri abbiano una pluralità di opzioni disponibili. In quest’ottica Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 rappresenta un’ulteriore opzione di vaccino utile [3].

Secondo il parere della CTS, al momento non ci sono elementi per esprimere un giudizio preferenziale nei confronti dei diversi vaccini bivalenti disponibili (ceppo originario BA.1 e BA.4-5): tutti aumentano la protezione contro diverse varianti e aiutano a mantenere una protezione ottimale contro il COVID-19. Anche il vaccino bivalente BA.1, infatti, si è mostrato in grado di indurre, nei confronti della variante BA.5, una risposta anticorpale maggiore rispetto a quella del vaccino originario.

In conclusione, entrambi i vaccini BA.1 e BA.4-5 possono essere raccomandati in via prioritaria come richiamo per tutti i soggetti di età maggiore di 60 anni o che presentano fattori di rischio.

La priorità assoluta resta quella di fornire una protezione certa contro nuove infezioni e la vaccinazione tempestiva resta più importante di quale vaccino di richiamo viene somministrato. Pertanto, poiché gli attuali vaccini monovalenti basati sul ceppo originale sono ancora efficaci nel prevenire malattie gravi, ospedalizzazioni e decessi associati a COVID-19, questi continueranno a poter essere utilizzati nelle campagne di vaccinazione nell'UE, in particolare per le vaccinazioni primarie e nel caso in cui i nuovi vaccini adattati non siano ancora disponibili.

[1] https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1618244/Comunicato_AIFA_n.697.pdf

[2] https://www.ema.europa.eu/en/news/first-adapted-covid-19-booster-vaccines-recommended-approval-eu

[3] https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1621464/2022.09.13_com-EMA_raccomandazione_vaccino_adattato_Comirnaty_B4-5_ITA.pdf

EMERGENZA COVID-19: AIFA pubblica il dodicesimo report sulla sorveglianza dei vaccini anti COVID-19

In data 27 luglio 2022, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il dodicesimo report sulle attività di sorveglianza dei vaccini anti COVID-19 autorizzati in Italia e somministrati tra il 27/12/2020 ed il 26/06/2022 [1]. Nel periodo di analisi sono state riportate nel database italiano di farmacovigilanza (Rete Nazionale di Farmacovigilanza, RNF) 137.899 segnalazioni di eventi avversi successivi alla vaccinazione con vaccini anti-COVID19 (Comirnaty: N = 91.468, 65,4%; Spikevax: N =20.572, 24,7%; Vaxzevria: N = 24.002, 8,8%; Vaccino Janssen: N =1.755, 1,1%; Nuvaxovid: N=134; 0,03%) su un totale di 138.199.076 dosi somministrate (Comirnaty 66,3%, Vaxzevria 17,4%, Spikevax 14,9%, Jcovden 1,3%, Nuvaxovid 0,1%). Al 26/06/2022 indipendentemente dal tipo di vaccino e dalla dose somministrata, sono state inserite 100 segnalazioni ogni 100.000 dosi somministrate. Le segnalazioni inserite in RNF riguardano soprattutto Comirnaty, che è stato il vaccino più utilizzato, e in minor misura Spikevax, mentre Vaxzevria, Jcovden (ex-COVID-19 Vaccino Janssen) e Nuvaxovid risultano meno utilizzati.

Dal mese di marzo sono in corso le somministrazioni della 4ª dose di vaccino per alcune categorie fragili. Di queste sono state somministrate circa 1,2 milioni di dosi, in relazione alle quali sono presenti in RNF solo 65 segnalazioni di sospette reazioni avverse.

L’età media delle persone che hanno manifestato un evento avverso è 46,9 anni; il tasso di segnalazione è maggiore nelle fasce di età comprese tra i 20 e i 60 anni, per poi diminuire nelle fasce d’età più avanzate e nei giovanissimi, con un tasso di segnalazione inferiore dopo la 2ª dose e ancora più basso dopo la 3ª dose. L’ andamento si riscontra anche per le seconde dosi booster (4ª dose).

Come descritto nel report, nel periodo in esame, il 69% delle segnalazioni riguarda il sesso femminile (tasso di segnalazione di 135/100.000 dosi somministrate) e il 30% il sesso maschile (61/100.000 dosi somministrate), nonostante l’esposizione sia pressoché sovrapponibile fra i sessi (51% delle dosi somministrate nel sesso femminile e 49% nel sesso maschile), tale differenza si mantiene pressoché costante nelle varie classi di età.

Inoltre, dall’analisi dei dati si evidenzia che circa il 62% delle segnalazioni proviene da operatori sanitari, prevalentemente medici e farmacisti (rispettivamente il 34,4% e il 15,4%), mentre si registra un lieve aumento della segnalazione da parte del paziente/cittadino (38% rispetto al 37,6% riportata precedentemente). Il 93% circa di queste segnalazioni è di tipo spontaneo.

La maggior parte delle segnalazioni (N=81,8%; 112.739) inserite al 26/06/2022 è riferita a eventi avversi non gravi, con un tasso di segnalazione pari a 82/100.000 dosi somministrate, mentre il 18,1% (N=24.992) riguarda eventi avversi gravi, con un tasso di segnalazione di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. Nelle restanti 168 segnalazioni (0,1%) la gravità non è stata riportata. A prescindere dalla gravità, la maggior parte delle segnalazioni riporta come esito “risoluzione completa” o “miglioramento” già al momento della segnalazione.

Indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione è insorta nella maggior parte dei casi (70% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e più raramente nelle prime 48 ore dopo la vaccinazione.

La correlazione tra vaccinazione e insorgenza dell’evento avverso è stata valutata attraverso l’applicazione dell’algoritmo dei vaccini redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il nesso di causalità è stato inserito nel 92% (22.992/24.992) delle segnalazioni di eventi avversi gravi, ed è risultato correlabile alla vaccinazione nel 32,6% di tutte le segnalazioni gravi valutate (7.506/22.992), indeterminato nel 38,4% (8.836/22.992) e non correlabile nel 23,1% (5.321/22.992). Il 5,8% (1.329/22.992) delle segnalazioni valutate è inclassificabile, per mancanza di informazioni sufficienti.

Complessivamente, sono state riportate 916 segnalazioni gravi con esito fatale, indicato al momento della segnalazione o come informazione ottenuta successivamente nel follow-up, con tasso di 0,66 su 100.000 dosi somministrate. Il 46% dei casi (n. 420) riguarda donne, il 53% uomini (n. 487) mentre l’1% (9 schede) non riporta questo dato. L’età media è di 79 anni e nel 70,9% dei casi il tempo intercorrente tra la somministrazione e il decesso è compreso tra 0 e 14 giorni. Solo 29 casi di decesso (3,8%) sui 772 valutati tramite l’applicazione dell’algoritmo OMS, sono risultati correlabili (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate), di cui 27 sono stati già descritti nei Rapporti precedenti. Le rimanenti 2 segnalazioni si riferiscono ad un paziente 83enne, deceduto a causa di complicanze legate al COVID-19, per vaccinazione inefficace; e ad un paziente 94enne, che dopo 3ª dose segnalava malessere generale diarrea, stanchezza, mal di schiena, astenia il cui decesso è avvenuto 3 mesi dopo per deterioramento delle condizioni di salute generali.

Infine, relativamente al tipo di evento, le sospette reazioni avverse sono state raggruppate in base alla Classificazione per Organi e Sistemi (System Organ Class, SOC). Per tutti e cinque i vaccini, gli eventi avversi maggiormente segnalati appartengono alla SOC “Patologie generali e condizioni relative alla sede di iniezione” (soprattutto reazioni nel sito di inoculazione, febbre e stanchezza/astenia), seguita da quelli appartenenti alle “Patologie del sistema nervoso” (cefalea, parestesie), “Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo” (mialgie, artralgie) e “Patologie gastrointestinali” (nausea, vomito e diarrea).

L’unico vaccino autorizzato nel periodo di analisi considerato per la vaccinazione dei i bambini di età compresa fra 5 e 11 anni in Italia è Comirnaty. A tale scopo, viene utilizzato un dosaggio pari a 1/3 della dose dell’adulto e il ciclo primario consiste in 2 dosi somministrate a distanza di almeno 3 settimane. Al 26/06/2022 risultano inserite complessivamente 471 segnalazioni per il vaccino Comirnaty nella fascia di età 5-11 anni, con un tasso di segnalazione di circa 18 casi ogni 100.000 dosi, in assenza di una particolare distribuzione per sesso. Il 95% circa di queste segnalazioni è attribuito alla 1ª dose e il 5% circa alla 2ª. La maggior parte delle segnalazioni inserite è riferita ad eventi avversi non gravi (88% circa), mentre il 12% dei casi è stato definito come grave. L’esito “risoluzione completa della reazione avversa” è stato riportato in circa il 61% dei casi e “miglioramento” in circa il 19% dei casi. Non sono presenti segnalazioni di decesso in questa fascia di età. Gli eventi avversi più frequentemente segnalati per il vaccino Comirnaty, indipendentemente dalla gravità e dal nesso di causalità, sono stati dolore in sede di iniezione, cefalea, febbre e stanchezza.

Riferimenti bibliografici

1. Agenzia Italiana del Farmaco. Dodicesimo Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19. Disponibile al link https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1315190/Rapporto_sorveglianza_vaccini_COVID-19_12.pdf

Comunicato EMA: il PRAC avvia la revisione sull'uso del topiramato in gravidanza e nelle donne in età fertile.

In data 1 settembre 2022, il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee, PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicine Agency, EMA) ha avviato una revisione sull’uso topiramato in gravidanza per valutare il potenziale rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nei nascituri [1].

Il topiramato è un medicinale utilizzato in monoterapia o in associazione ad altri antiepilettici per il trattamento dell'epilessia e, in assenza di alternative terapeutiche, per la prevenzione dell'emicrania.
L’esatto meccanismo d’azione con cui il topiramato esercita i suoi effetti (anticonvulsivante e di profilassi dell’emicrania) non è ancora del tutto chiarito, ma le attività del farmaco dimostrate in specifici studi elettrofisiologici consistono nel blocco dei canali del sodio voltaggio-dipendenti, nel potenziamento dell'azione inibitoria dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA) e nell’inibizione dell'anidrasi carbonica, anche se blanda [2].

È noto che l'uso del topiramato nelle donne in gravidanza aumenta il rischio di difetti congeniti. Pertanto, alle donne con epilessia in trattamento con topiramato si consiglia di evitare una gravidanza e di rivolgersi al proprio medico nel caso in cui la desiderino. Inoltre, nelle donne in gravidanza e nelle donne in età fertile, che non utilizzano metodi contraccettivi altamente efficaci, l’uso di topiramato per la profilassi dell'emicrania è controindicato [1,2].

A luglio 2022, nell'ambito di una valutazione del segnale di sicurezza, il PRAC ha revisionato i risultati di uno studio che hanno evidenziato un possibile aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo (in particolare disturbi dello spettro autistico e disabilità intellettiva) nei bambini le cui madri assumevano topiramato durante la gravidanza. In particolare, lo studio pubblicato sulla rivista medica JAMA Neurology ha mostrato che i potenziali impatti sullo sviluppo neurologico associati al farmaco antiepilettico topiramato, se utilizzato in gravidanza, possono essere più significativi di quanto si pensasse in precedenza.

Lo studio si basa sui dati provenienti da diversi registri di pazienti di paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) e include informazioni di oltre 24.000 bambini esposti in utero ad almeno un farmaco antiepilettico. Di questi, 471 sono stati esposti al solo topiramato, inclusi 246 bambini nati da madri che soffrivano di epilessia [3].

Dunque, dai risultati dello studio è emerso un "segnale di sicurezza", ovvero un’informazione che suggerisce una nuova potenziale associazione causale o un nuovo aspetto di un’associazione nota tra un medicinale e un evento avverso, che è ritenuta essere sufficientemente possibile da giustificare ulteriori indagini [4].

Alla luce dell'importanza di questo nuovo segnale di sicurezza, il PRAC ha ritenuto necessaria tale revisione, volta ad una valutazione approfondita dei dati disponibili sui benefici e sui potenziali rischi sull’uso del topiramato in gravidanza e nelle donne in età fertile, alle indicazioni approvate.

Il comitato esaminerà, in particolare, le attuali misure di minimizzazione del rischio e considererà la necessità di appropriate azioni regolatorie al fine di prevenire o ridurre al minimo i rischi dell'uso di topiramato in queste donne.

Mentre la revisione è in corso, il topiramato deve continuare ad essere utilizzato secondo quanto riportato nelle informazioni del prodotto autorizzate.

A seguito di questa revisione, il PRAC formulerà la propria raccomandazione in merito alle eventuali azioni regolatorie necessarie per prodotti medicinali contenenti topiramato [1].

Bibliografia e Sitografia

[1] EMA - Meeting highlights from the Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) 29 August – 1 September 2022 – Disponibile al link: https://www.ema.europa.eu/en/news/meeting-highlights-pharmacovigilance-risk-assessment-committee-prac-29-august-1-september-2022

[2] AIFA – Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto Topamax (topiramato) – Disponibile al link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_001445_032023_RCP.pdf&retry=0&sys=m0b1l3

[3] 1 Bjørk M, Zoega H, Leinonen MK, et al. Association of Prenatal Exposure to Antiseizure Medication With Risk of Autism and Intellectual Disability. JAMA Neurol. Published online May 31, 2022. doi:10.1001/jamaneurol.2022.1269.

[4] CRFV - Nuovo segnale di sicurezza: il PRAC avvia la revisione sul rischio di disturbi del neurosviluppo con topiramato – Disponibile al link: http://www.farmacovigilanza.unina2.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1250:nuovo-segnale-di-sicurezza-il-prac-avvia-la-revisione-sul-rischio-di-disturbi-del-neurosviluppo-con-topiramato&catid=72&Itemid=485&lang=it

NOTA INFORMATIVA IMPORTANTE AIFA: l’EMA restringe l’uso del farmaco antitumorale Rubraca® (rucaparib camsilato) che non potrà essere utilizzato come trattamento di terza linea.

In data 8 agosto 2022, sul portale web dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è stata pubblicata una Nota Informativa Importante (NII) relativa ad una restrizione d’indicazione d’uso per il farmaco antitumorale Rubraca® (rucaparib camsilato) stabilita recentemente dall’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicine Agency – EMA). In particolare, tale NII informa tutti gli operatori sanitari del settore che “Rubraca® non deve essere più utilizzato come trattamento monoterapico di pazienti adulte con carcinoma ovarico epiteliale di alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario con mutazione di BRCA (germinale e/o somatica), platino-sensibile, in recidiva o progressione, precedentemente trattate con due o più linee chemioterapiche a base di platino e che non sono idonee a tollerare ulteriore chemioterapia a base di platino” [1].

Tale limitazione fa seguito alla revisione effettuata dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA, avviata su richiesta della Commissione Europea in base all’articolo 20 del regolamento (CE) n. 726/2004, tenuto conto dei risultati emersi dallo studio ARIEL4.

Rubraca® è un farmaco antitumorale autorizzato per il trattamento del cancro di alto grado dell’ovaio, delle tube di Falloppio e del peritoneo. Può essere, inoltre, utilizzato come trattamento di mantenimento nelle pazienti con cancro recidivante, precedentemente trattato con medicinali antitumorali a base di platino. Rubraca® ha ricevuto un’autorizzazione subordinata nel maggio 2018 a condizione che l’azienda avesse fornito dati supplementari derivanti dallo studio ARIEL4, in quanto l’entità dell'effetto di Rubraca® nell’indicazione di trattamento di terza linea erano ancora limitati.

Lo studio di fase 3 ARIEL4 ha confrontato Rubraca® con la chemioterapia in pazienti con cancro epiteliale di alto grado dell’ovaio, delle tube di Falloppio o peritoneale primario, recidivato e con mutazione del gene BRCA. Dallo studio è emerso che l'outcome primario di sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS) era a favore di Rubraca, con una mediana di 7,4 mesi, rispetto ai 5,7 mesi per il gruppo trattato con chemioterapia. Tuttavia, la sopravvivenza globale (overall survival, OS) con Rubraca (19,4 mesi) era inferiore rispetto a quella osservata con la chemioterapia (25,4 mesi). Sulla base di tale effetto negativo in termini di sopravvivenza globale recentemente emerso, il CHMP di EMA ha concluso che il rapporto beneficio/rischio di rucaparib non può più essere considerato favorevole nell'indicazione per il trattamento di terza linea.


Pertanto, sebbene Rubraca continua a essere autorizzato come monoterapia per il trattamento di mantenimento di pazienti adulte con recidiva platino-sensibile di carcinoma ovarico epiteliale di alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario, in risposta (completa o parziale) dopo chemioterapia a base di platino, non potrà essere più utilizzato come trattamento di terza linea.
Secondo quanto riportato nella NII, i trattamenti già in corso in questo setting dovranno essere riconsiderati e le pazienti dovranno essere adeguatamente informate circa le recenti raccomandazioni alla luce degli ultimi dati emersi.

Referenze

1. https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1622129/NII_Rubraca_IT_08-08-22.pdf

   

  

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