EMERGENZA COVID-19: AIFA chiarisce la definizione di standard of care negli studi clinici
- Dettagli
- Categoria principale: Notizie
In data 05/05/2020, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’Agenzia Italiana del Farmaco ha fornito delle importanti considerazioni sulla definizione di standard of care negli studi clinici condotti su pazienti affetti da malattia da nuovo coronavirus (CoVirus Disease-19 – COVID-19). Infatti, nel breve periodo di un mese, la CTS ha valutato più di 100 protocolli di studio e ha riscontrato una rapida evoluzione della gestione e dell’approccio terapeutico, con conseguente emergenza di una serie di criticità. Il percorso valutativo della CTS nel corso dell’ultimo mese può essere distinto in tre diverse fasi:
- Prima fase: basata sulla necessità di individuare rapidamente possibili terapie per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19 e spesso in condizioni gravi. Tali proposte di studio hanno dunque rappresentato una vera e propria opportunità terapeutica. Pertanto, durante questa fase sono stati autorizzati anche studi non randomizzati. Il primo importante studio autorizzato in questa fase è stato lo studio TOCIVID, condotto con l’obiettivo di valutare efficacia e sicurezza dell’anticorpo monoclonale tolicizumab nel trattamento di gravi forme polmonari di COVID-19. Nella stessa fase, è stato autorizzato l’uso off-label di promettenti farmaci, seppur senza consistenti prove di efficacia per il trattamento di COVID-19, come l’idrossiclorochina e l’associazione lopinavir/ritonavir.
- Seconda fase: sono stati favoriti studi randomizzati controllati, al fine di rispondere in modo più stringente ai quesiti clinici.
- Terza fase: è la fase attuale e più evoluta. Sono valutate durante questa fase tutte le proposte di studi randomizzati controllati in cui il braccio di controllo è rappresentato da uno standard of care e non più dalla terapia di supporto. Lo standard of care consiste nella combinazione di due o più farmaci diventati ormai di uso terapeutico, seguendo le linee di indirizzo terapeutico contenute nelle schede informative di questi farmaci pubblicate dalla CTS. Nello specifico, si tratta di schemi a base di idrossiclorochina associata a lopinavir/ritonavir e/o a vari antibiotici e ad altri trattamenti, introdotti in modo empirico nella pratica clinica, per i quali, a fronte di dubbi sulla sicurezza quando usati in associazione, sono spesso disponibili solo limitatissimi dati di efficacia di natura aneddotica o su piccole coorti di pazienti.
Una delle criticità più importanti rilevate dalla CTS è considerare “standard di cura” i numerosi e differenti schemi terapeutici in uso empirico nelle varie realtà cliniche. Inoltre, da un punto di vista metodologico, è emersa una difficoltà nel valutare accuratamente come l’add on di un farmaco sperimentale ad uno o più farmaci la cui efficacia e sicurezza non sono ancora note possa fornire informazioni certe sul farmaco sperimentale in oggetto.
Pertanto, è opportuno richiamare i proponenti ad un’attenta valutazione del trattamento di controllo, in base alla specifica fase della malattia e tenendo conto delle raccomandazioni riportate nelle schede sui farmaci di AIFA.
Riferimento
1. Agenzia Italiana del Farmaco. Considerazioni sulla definizione di standard di cura (“standard of care”, SOC) negli studi clinici in pazienti COVID-19. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1145290/Considerazioni_standard_di_cura_studi_clinici_in_pazienti_COVID-19_05.05.2020.pdf/9b6b1b07-a7a5-d099-4e9c-3c7a02a1780b