Antibiotici: prescrizioni inadeguate nel 50% dei casi. I dati Ocse
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Gli ultimi dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), denunciano percentuali di prescrizioni inappropriate di antibiotici una volta su due. Il dato più allarmante riguarda i medici di medicina generale: secondo l’Ocse l’inappropriatezza prescrittiva va da un minimo del 45% fino ad un massimo del 90%.
Come la maggior parte dei paesi dell’Unione Europea (UE), anche l’Italia, negli ultimi anni, ha ridotto la spesa farmaceutica con una serie di misure quali il contenimento dei tetti di spesa regionali, la riduzione dei margini per grossisti e farmacie relativamente ai medicinali concedibili al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e la riduzione dei prezzi dei farmaci generici. Tuttavia, il consumo di antibiotici resta superiore alla media europea con notevole impatto sulla spesa sanitaria e sulla salute pubblica, col rischio di selezionare ceppi microbici resistenti.
Il sovra-utilizzo di antibiotici rimane un problema di sanità pubblica in aumento sia in Italia che negli altri paesi aderenti all’Ocse, dove il consumo medio di antibiotici è di 20,5 dosi ogni mille abitanti. In Italia tale percentuale aumenta fino a 27,8 dosi ogni mille abitanti così come per la Turchia, la Grecia, la Corea, la Francia, il Belgio e la Spagna(1).
I dati forniti dall’Ocse mettono in luce una situazione comunque non omogenea: tra i servizi di dialisi l’inappropriatezza va dal 12 al 37%, in pediatria risultano inadeguate dal 4 al 47% delle prescrizioni, mentre nei reparti di terapia intensiva, l’inapproriatezza varia tra il 14 e il 60%. A livello ambulatoriale gli indici di inappropriatezza raggiungono valori intorno al 70%. I penultimi in classifica sono gli specialisti che lavorano nei luoghi di lungodegenza: si oscilla da un minimo del 21% di prescrizioni inutili ad un massimo del 73%.
Il rapporto dell’Ocse si conclude con una riflessione su come ottenere un uso più razionale degli antibiotici mediante interventi che mirino a modificare il comportamento di medici e cittadini. L’Ocse suggerisce, ad esempio, di rendere obbligatorio l’uso di test diagnostici rapidi al fine di scegliere, quindi, l’antibiotico più adeguato da prescrivere. Ciò comporterebbe un vantaggio notevole sulla spesa sanitaria riducendo il numero di prescrizioni inadeguate ammortizzando, così, il costo degli esami diagnostici.
L’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha dedicato una sezione del proprio portale all’antibiotico-resistenza. In questo spazio della Rete sono stati delineati i tratti salienti di un auspicabile ruolo di contrasto al fenomeno che potrebbe essere svolto sia dai medici di Medicina Generale che dai medici ospedalieri.
L’azione principale auspicata riguarderebbe una efficiente comunicazione, capace di tradursi in principi di educazione sanitaria condivisa e praticata dall’assistito e dal prescrittore(2).
Bibliografia:
1) https://www.oecd.org/health/health-systems/AMR-Policy-Insights-November2016.pdf