Acido acetilsalicilico nella prevenzione a breve termine di ictus ricorrenti in pazienti con precedente TIA o ictus ischemico: risultati di un’analisi di studi clinici

Recentemente sulla rivista The Lancet, è stato pubblicato uno studio, a cura di Rothwell e coll.,  relativo agli effetti a breve termine dell’acido acetilsalicilico sul rischio e sulla gravità di ictus ricorrenti in pazienti colpiti da un attacco ischemico transitorio (TIA) o da ictus ischemico.          
È noto che in seguito all’insorgenza di TIA o ictus ischemico minore vi è un elevato rischio di recidive, che, pertanto, richiede un adeguato trattamento di prevenzione secondaria; agenti antiaggreganti piastrinici, quali acido acetilsalicilico o dipiridamolo, sono i farmaci più efficaci e utilizzati a tale scopo. Precedenti studi hanno riportato una riduzione del rischio di ictus ricorrente a lungo termine del 13%. Tuttavia, il rischio di recidive è maggiore nei giorni immediatamente successivi al TIA o ictus ischemico. 
Al fine di indagare, quindi, i benefici a breve termine dell’acido acetilsalicilico assunto tempestivamente e, dunque, chiarire se vi sia o meno una sottostima della sua efficacia a breve termine, nello studio di Rothwell e coll. sono stati presi in esame 12 studi clinici, per un totale di 15.778 pazienti colpiti da TIA o ictus ischemico, trattati con acido acetilsalicilico, in monoterapia o in associazione con dipiridamolo, vs placebo. Gli effetti dell’aspirina sul rischio e sulla gravità di ictus ricorrente sono stati valutati in tre diversi intervalli di tempo dalla randomizzazione : < 6 settimane, 6-12 settimane, > 12 settimane. 
Da tale analisi è emerso che, nelle prime 6 settimane, l’acido acetilsalicilico ha ridotto il rischio di ictus ischemico ricorrente di circa il 60%; nello specifico, 84 pazienti degli 8.452 trattati con aspirina hanno manifestato ictus ischemico vs 175 su 7.326 pazienti appartenenti al gruppo di controllo (Hazard Ratio-HR 0,42; Intervallo di Confidenza-IC 95% 0,32-0,55; p<0,001). Il trattamento con acido acetilsalicilico ha, inoltre, determinato una significativa riduzione del rischio di ictus fatale o disabilitante del 70%. Pertanto, i risultati di tale studio hanno evidenziato che l’acido acetilsalicilico riduce in maniera significativa soprattutto la gravità di tali eventi ischemici ricorrenti. Tali effetti sono risultati indipendenti dalla dose, dalle caratteristiche del paziente e dall’eziologia del TIA o dell’ictus. L’associazione dell’acido acetilsalicilico con il dipiridamolo non è stata correlata a nessun effetto significativo, rispetto al solo acido acetilsalicilico, né per quanto concerne il rischio né per la gravità di eventi ischemici ricorrenti entro le 12 settimane. Tuttavia, l’associazione con tale farmaco è stata correlata ad una riduzione del rischio, in particolare, di ictus ischemico fatale o disabilitante nel periodo successivo alle 12 settimane.
In conclusione, i risultati di tale analisi suggeriscono che l’acido acetilsalicilico può rappresentare una terapia fondamentale se assunto precocemente nel paziente colpito da TIA o evento ischemico minore, con importanti benefici riscontrati sia in termini di riduzione del rischio di recidive che in termini di riduzione della gravità delle stesse. Pertanto, secondo Rothwell e coll. tali dati giustificherebbero l’auto-somministrazione tempestiva del farmaco da parte dei pazienti colpiti da TIA o ictus ischemico.

Fonti: AIFA

Bibliografia: Rothwell P., Algra A., Chen Z., et al., Effects of aspirin on risk and severity of early recurrent stroke after transient ischaemic attack and ischaemic stroke: time-course analysis of randomised trials; The Lancet, 2016

   

  

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