Vedolizumab: il primo farmaco biotecnologico a selettività intestinale oggi disponibile in Italia

Da alcuni giorni, anche nel nostro Paese, è disponibile il primo farmaco biotecnologico a selettività intestinale, vedolizumab, sviluppato da Takeda Pharmaceutical Co. col marchio Entyvio®.

Il farmaco è indicato per il trattamento di pazienti adulti con colite ulcerosa o malattia di Crohn in fase attiva, da moderata a grave, che hanno manifestato una risposta inadeguata o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o alla somministrazione di un antagonista del fattore di necrosi tumorale alfa (TNFα).

Vedolizumab è un immunosoppressore biologico con alta selettività per l’intestino. È un anticorpo monoclonale umanizzato che lega in modo specifico l’integrina α4β7, espressa in modo preferenziale sui linfociti di memoria gut-homing T helper. Legandosi ad α4β7, vedolizumab inibisce l’adesione linfocitaria all’addressina mucosale (MAdCAM-1, Mucosal Addressin CellAdhesion Molecule-1), ma non alla molecola di adesione cellulare vascolare (VCAM-1, Vascular Cell Adhesion Molecule-1). MAdCAM-1 è espressa principalmente sulle cellule endoteliali dell’intestino e riveste un ruolo fondamentale nel meccanismo di homing dei linfociti T nei tessuti del tratto gastrointestinale.

L’integrina α4β7 è espressa su un discreto sottogruppo di linfociti T helper di memoria, che di preferenza migrano nel tratto gastrointestinale (GI), provocando l’infiammazione caratteristica della colite ulcerosa e della malattia di Crohn, entrambe patologie infiammatorie croniche immuno-mediate del tratto GI. Vedolizumab riduce l’infiammazione migliorando il quadro sintomatologico, caratterizzato da fasi di acuzie seguite da remissione clinica, accompagnate da dolore addominale, diarrea e sanguinamento che limitano le attività sociali e lavorative dei pazienti che ne sono affetti.

Gli endpoint primari di efficacia di vedolizumab vs placebo sono stati dimostrati in tre studi clinici controllati, condotti in pazienti con rettocolite ulcerosa (studio GEMINI 1) e malattia di Crohn (studi GEMINI 2 e 3). Nello studio GEMINI 1, 374 pazienti hanno ricevuto il farmaco come terapia di induzione e 521 come terapia di mantenimento. Alla ottava settimana, il 44,8% dei pazienti era in remissione clinica vs il 15,9% dei pazienti del braccio che ha ricevuto il placebo. L’incidenza degli eventi avversi è risultata sovrapponibile in entrambi i gruppi [1].

Gli studi controllati GEMINI 2 e 3, che hanno arruolato rispettivamente 1115 e 315 pazienti con diagnosi di Malattia di Crohn che avevano fallito una precedente terapia con anti-TNFα, hanno dimostrato l’efficacia di vedolizumab già alla sesta settimana di trattamento, valutata mediante Crohn’s Disease Activity Index [CDAI]. Il 4% dei pazienti ha, tuttavia, sviluppato anticorpi anti-vedolizumab [2-3]. Dall’analisi ad interim della sicurezza del farmaco a 2 anni (studio di estensione GEMINI LTS, ancora in corso) è emerso che il farmaco è in grado di mantenere la risposta e la remissione clinica per un ulteriore anno [4].

Per quanto riguarda la tollerabilità, dai dati accorpati degli studi GEMINI 1 e 2, le reazioni avverse che si sono manifestate in ≥5% dei pazienti sono state nausea, rinofaringite, infezione delle prime vie respiratorie, artralgia, piressia, affaticamento, cefalea e tosse. Reazioni correlate all’infusione sono state osservate nel 4% dei casi [1-2].

Lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche è, pertanto, di vitale importanza nel trattamento di tali patologie croniche intestinali. Indurre e mantenere la remissione o raggiungere lunghi periodi di tempo in cui i pazienti non manifestano la sintomatologia, ha un notevole impatto psicologico e permette di ridurre e gestire le limitazioni e le situazioni di disagio che coinvolgono la vita del paziente. Inoltre, la possibilità di avere a disposizione un farmaco che ha un tempo infusionale ridotto e che a regime viene somministrato ogni 8 settimane, garantisce una maggiore compliance e non interferisce con la pianificazione delle attività quotidiane.

Bibliografia:

[1] Feagan BG, Rutgeerts P, Sands BE, Hanauer S, Colombel JF, Sandborn WJ, et al. The GEMINI 1 Study Group. Vedolizumab as induction and maintenance therapy for ulcerative colitis. N Engl J Med. 2013 Aug 22; 369(8):699-710.

[2] Sandborn WJ, Feagan BG, Rutgeerts P, Hanauer S, Colombel JF, Sands BE, et al. The GEMINI2 Study Group. Vedolizumab as induction and maintenance therapy for Crohn's disease. N Engl J Med. 2013 Aug 22; 369(8):711-21.

[3] Sands BE, Feagan BG, Rutgeerts P, Colombel JF, Sandborn WJ, Sy R, et al. The GEMINI 3 Study Group. Effects of vedolizumab induction therapy for patients with Crohn’s disease in whom tumor necrosis factor antagonist treatment failed. Gastroenterology. 2014 Sep; 147(3):618-627.

[4] Colombel JF, Sands BE, Hanauer S., Rutgeerts P., Sandborn WJ, Danese S, et al. The GEMINI LTS group. Long-term safety of vedolizumab for the treatment of ulcerative colitis or Crohn’s disease. 2013. Am J Gastroenterol 108: S502.

   

  

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