Nuove raccomandazioni su Imnovid® (pomalidomide)

In una nota informativa del 22/04/2016, concordata con le Autorità Regolatorie Europee, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) informa che il riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) e il foglio illustrativo di Imnovid®, saranno aggiornati in linea con le nuove informazioni di sicurezza[1].

Da una recente revisione di dati provenienti dall’esperienza post-marketing, è emerso il rischio di riattivazione del virus dell’epatite B in pazienti con pregressa infezione da HBV, compresi i pazienti HBcAg positivi e HBsAg negativi, trattati con pomalidomide in combinazione con desametasone che, anche se rari, si sono verificati già al primo ciclo di trattamento.

Imnovid® (pomalidomide) trova indicazione in pazienti adulti affetti da mieloma multiplo recidivato e refrattario, sottoposti ad almeno due precedenti terapie, comprendenti sia lenalidomide che bortezomib e con dimostrata progressione della malattia durante l’ultima terapia.

Pomalidomide esplica un’attività anti-mielomatosa diretta, inibendo la proliferazione e inducendo l’apoptosi delle cellule tumorali. In terapia di associazione con desametasone a basse dosi, inibisce, inoltre, la proliferazione delle linee cellulari resistenti a lenalidomide[2].

I casi di riattivazione virale in pazienti con pregressa infezione da HBV, derivano dall’azione di immunosoppressione di pomalidomide che, interferendo con i meccanismi che regolano l’immunità di tipo cellulo-mediata, inibisce il rilascio di citochine monocitarie quali INFγ e TNFα che sopprimono la replicazione virale[3].L’effetto immunomodulante, potenziato dal desametasone e la leucopenia farmaco indotta, possono favorire l’aumento dei livelli sierici di HBV-DNA e HBeAg.

Si raccomanda, pertanto, di sottoporre i pazienti a test per la ricerca di infezioni da HBV prima di iniziare il trattamento con pomalidomide e di monitorare con particolare attenzione i portatori dell’infezione per l’intera durata della terapia. È necessaria particolare cautela in terapia di associazione, nonostante studi dimostrino che la cosomministrazione di Imnovid® e basse dosi di desametasone sia più efficace del solo desametasone ad alte dosi nel ritardare la progressione del mieloma multiplo. La sopravvivenza libera da malattia, in pazienti che hanno ricevuto la terapia di associazione, è stata di 15,7 settimane vs le 8 registrate nei pazienti trattati con la monoterapia[4].

L’AIFA raccomanda, comunque, di valutare il rapporto rischio/beneficio nonostante i casi di riattivazione virale siano riportati con frequenza < 1/1000 casi. I dati disponibili non forniscono un’evidenza tale da giustificare specifiche linee guida riguardo alla frequenza dei controlli della funzionalità epatica, tuttavia, si raccomanda un attento follow-up per rilevare precocemente la comparsa di segni e sintomi di infezione attiva da HBV che potrebbero comportare l’interruzione del trattamento.


Bibliografia e siti di riferimento

[1]http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Imnovid

[2]Scott LJ. Pomalidomide: a review of its use in patients with recurrent multiple myeloma. Drugs. 2014 Apr; 74(5):549-62.

[3]Richardson PG, Siegel DS, Vij R et al. Pomalidomide alone or in combination with low-dose dexamethasone in relapsed and refractory multiple myeloma: a randomized phase 2 study. Blood. 2014 Mar 20; 123(12):1826–1832.

[4]Hanaizi Z, Flores B, Hemmings R, Camarero J, Sancho-Lopez A, Salmonson T, Gisselbrecht C, Laane E, Pignatti F. The European medicines agency review of pomalidomide in combination with low-dose dexamethasone for the treatment of adult patients with multiple myeloma: summary of the scientific assessment of the committee for medicinal products for human use. Oncologist. 2015 Mar; 20(3):329-34

   

  

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