ALLERGIA DA CONTATTO AD UN FILTRO UV: RACCOMANDAZIONI PER MIGLIORARE LA DIAGNOSTICA
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Lidia Sautebin - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.
Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis Aprile 2014: 70, 251-254), di Anton C. de Groot1, Esther J. van Zuuren2 e Diny Hissink3, (1Acdegroot Publishing, Schipslootweg 5, Wapserveen, 8351 HV, The Netherlands, 2Department of Dermatology, Leiden University Medical Centre, Albinusdreef 2, Leiden, 2333 ZA, The Netherlands, 3The Netherlands Food and Consumer Product Safety Authority, Catharijnesingel 59, Utrecht, 3511 GG, The Netherlands), relativo ad un caso particolare di allergia da contatto ad un filtro UV.
I pazienti che mostrano reazione positiva ai patch test con miscele di sostanze chimiche, dovrebbero preferibilmente, essere testati con gli ingredienti in esse presenti, al fine di identificare i reali allergeni da contatto. La scarsa collaborazione del paziente e la mancanza di materiali adeguati e facilmente ottenibili, per effettuare i test, possono ostacolare questa indagine, come è accaduto nel caso illustrato dagli Autori riguardante un’allergia da contatto ad un filtro UV.
CASO CLINICO
Nel suddetto articolo, gli Autori hanno descritto il caso di una donna di 56 anni, la quale sviluppò sul viso e sul collo, un rash cutaneo rosso, rovente e che prudeva, uno/due giorni dopo l’applicazione di un filtro solare (crema solare SPF 30). Il trattamento con una crema corticosteroide diede un rapido miglioramento. Gli Autori hanno riportato che la paziente fece esperienza di un rash simile, dopo l’uso di un altro filtro solare di diversa marca, una crema protettiva con SPF 50. Al Dipartimento di Dermatologia del Leiden University Medical Centre, la paziente venne sottoposta a patch test con la serie di base europea, con i due prodotti cosmetici sospettati e a patch e photopatch test con la serie per i photopatch test (contenente filtri UV). Ai test effettuati con le creme solari non diluite, gli Autori hanno rilevato reazioni positive (+) al giorno 2 e al giorno 3, reazioni uguali sia sulle zone esposte alle radiazioni che su quelle non esposte. In seguito, ai produttori delle creme, furono richiesti gli ingredienti. Dopo aver ricevuto i costituenti (n=32) di uno dei due prodotti, la paziente fu sottoposta a patch test con questi, e testata nuovamente con la medesima crema solare che li conteneva.
Gli Autori hanno affermato che l’allergia da contatto alla crema solare fu confermata dai suddetti test (giorno 2 +?; giorno 3 +), e che si ebbe inoltre reazione positiva (giorno 2 +; giorno 3 +) ad una miscela (filtro UV) di metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol (dimensione in nanometri), decil glucoside, glicole propilenico e gomma di xantano 58% aq. (concentrazione test, 14% aq; ingredienti solidi 14% di 58%= 8,1%). La gomma di xantano fu testata separatamente dando risultato negativo. La miscela costituente il filtro UV, era presente anche nella crema solare con SPF 50. Gli Autori hanno evidenziato che la paziente, poiché trovò un altro prodotto solare a cui era tollerante, in quanto non conteneva il filtro UV in questione, decise di non sottoporsi ad ulteriori test con gli ingredienti del secondo prodotto solare o con altri allergeni.
DISCUSSIONE
Stando al suo produttore (BASF, Ludwigshafen, Germany), il filtro UV sospettato è “una nuova tecnologia di protezione UV per la pelle, è il primo filtro solare prodotto con tecnologia a particelle microfini, esplicando così l’azione protettiva: assorbe l’UV attraverso una molecola organica fotostabile, disperde e riflette la luce grazie alla sua struttura microfine”.
Il filtro si presenta sotto forma di emulsione contenente il metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol (45-55%) (sinonimo bisocritzole, CAS n. 103597-45-1).
Gli Autori hanno sottolineato che nell’Unione Europea, l’uso del suddetto filtro UV nei prodotti cosmetici è consentito sin dal 2000, ad una concentrazione massima del 10%. Tuttavia, in una recente opinione dello Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS, Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori, CSSC), è stato stabilito che, la forma nano del metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol (particelle di 1-100 nm), può essere utilizzata in sicurezza a concentrazioni superiori a quella massima (1). Il filtro UV contiene anche decil glucoside (6-10%, CAS n. 58846-77-8), glicole propilenico (0,2-0,6%, CAS n. 57-55-6), gomma di xantano (0,1-0,5%, CAS n. 11138-66-2) e acqua (40-42%) (1). Queste sostanze vengono aggiunte per aumentare la solubilità del filtro UV nei prodotti cosmetici.
Gli Autori hanno riportato che l’allergia da contatto al filtro in questione, è stata descritta per la prima volta da Andersen e Goossens nel 2006, i quali riscontrarono nella loro paziente allergia da contatto al decil glucoside (2).
In seguito sono stati descritti altri casi di allergia da contatto al suddetto filtro solare, presente in prodotti solari e per la cura della pelle (3-8). Gli Autori hanno evidenziato che probabilmente, nella grande maggioranza dei casi, il decil glucoside si configurava come il reale allergene del filtro UV.
Il decil glucoside (sinonimo: decil D-glucopiranoside) è un prodotto di condensazione del decanolo e glucosio. È un emulsionante, un surfattante non ionico e un agente purificante, utilizzato spesso nei prodotti con e senza risciacquo, come latte detergenti, lozioni e creme solari, grazie alla delicatezza dei suoi effetti sulla pelle (2).
Gli Autori hanno affermato che l’allergia da contatto al decil glucoside nei gel antisettici e nei prodotti cosmetici, è stata riportata diverse volte (4, 10, 14). Alcuni pazienti con allergia al decil glucoside hanno inoltre mostrato reazione positiva al lauril glucoside e coco-glucoside, probabilmente a causa di una reattività crociata, della contaminazione di un composto con l’altro, o di sostanze utilizzate nella produzione dei glucosidi. Uno dei pazienti in questione mostrava anche allergia a tre creme solari contenti il filtro UV in questione.
Gli Autori hanno riconosciuto che, seppure siano stati pubblicati pochi casi di allergia da contatto al suddetto filtro, è probabile che la dermatite da contatto da esso causata, non sia rara.
Recentemente è stato suggerito di includere il “metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol 10% in petrolatum” alla serie di base europea per i photopatch test (16). Questo prodotto è disponibile da solo(Chemotechnique Diagnostics, Vellinge, Sweden), ma costituisce in realtà il filtro UV stesso, contenente anche decil glucoside, glicole propilenico e gomma di xantano. La concentrazione test del metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol è del 10%, mentre, nell’emulsione del filtro UV dipende dalla concentrazione stessa di filtro UV presente (attualmente circa il 17,5%). Gli Autori hanno affermato che proprio questa differenza ha causato grandi incomprensioni, e forse, ha fatto considerare ingiustamente il filtro UV metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol, l’allergene da contatto (4, 6, 8, 9, 15), e/o allergene da fotocontatto (9, 15).
Gli Autori hanno dichiarato che l’allergia da contatto al filtro UV non è rara. I dati disponibili suggeriscono che il decil glucoside è più frequentemente l’allergene rispetto al filtro UV metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol.Tuttavia, gli Autori hanno affermato che mancano dati adeguati e che non sono disponibili in commercio questi composti chimici per i patch test. In conclusione gli Autori hanno suggerito:
- Ai dermatologi, di aggiungere il filtro UV in commercio alla serie testata di routine nei pazienti sospettati di avere una allergia ai cosmetici o una dermatite da contatto fotoallergica;
- Ai dermatologi, di aggiungere a tale serie, il lauril glucoside, che identificherà un numero di casi di allergia da contatto al decil glucoside;
- Alle parti commerciali, di indicare quanto più accuratamente il contenuto dei materiali utilizzati per i patch test;
- Agli autori delle pubblicazioni, di indicare accuratamente i materiali testati, per evitare confusione sull’allergia da contatto al filtro UV/metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol, e di non utilizzare nomi o sinonimi;
- Alle parti commerciali, di cercare di rendere disponibili materiali per i patch test con decil glucoside e con metilene bis-benzotriazolil tetrametilbutilfenol puri. In risposta a quest’ultimo suggerimento degli Autori, la Chemotechnique Diagnostics ha affermato che renderà disponibili questi composti puri e separati in tempi brevi.
BIBLIOGRAFIA
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