L’OMS segnala un diffuso uso eccessivo di antibiotici nei pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO), in data 26/04/2024, ha pubblicato un comunicato stampa nel quale evidenziava l'uso eccessivo di antibiotici emerso da un studio recentemente condotto a livello globale tra i pazienti ospedalizzati per COVID-19 [1].

Nonostante gli antibiotici siano un pilastro fondamentale della medicina moderna e abbiano rivoluzionato il trattamento delle infezioni batteriche, il loro uso eccessivo e inappropriato è diventato un grave problema di salute pubblica. L’antibiotico-resistenza si verifica quando un microrganismo, precedentemente sensibile al trattamento, sviluppa la capacità di sopravvivere o proliferare in presenza di agenti antibatterici. In realtà, in senso più ampio, ad oggi si parla di resistenza antimicrobica che si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti non rispondono più ai farmaci antimicrobici (antibiotici, antivirali, antifungini e antiparassitari). Tale fenomeno è dovuto a prescrizioni o assunzioni di farmaci antimicrobici non necessarie o scorrette, che hanno reso sempre più difficili da trattare le infezioni batteriche comuni, aumentando il rischio di gravi complicazioni e morte [2,3].

Con l’avvento della pandemia da COVID-19, l'utilizzo inappropriato degli antibiotici potrebbe aver contribuito ad una diffusione della resistenza antimicrobica.

In molti casi di COVID-19, soprattutto nei pazienti gravemente malati o con comorbidità, si possono verificare coinfezioni batteriche, portando ad un aumento dell'uso di antibiotici per trattare queste infezioni secondarie.

Tuttavia, dall’analisi dei datiprovenienti dalla piattaforma clinica globale dell’WHO in cui sono stati archiviati i dati clinici anonimizzati provenienti da pazienti ricoverati con COVID-19 tra gennaio 2020 e marzo 2023, è emerso che solo un esiguo 8% dei pazienti ricoverati con COVID-19 manifestava co-infezioni batteriche necessitanti di terapia antibiotica. Ciononostante, un considerevole 75% dei pazienti ha ricevuto trattamenti antibiotici preventivi, anche in assenza di evidenza diretta di infezione, per precauzione. Relativamente alla distribuzione geografica, l'impiego di antibiotici a livello globale variava dal 33% dei pazienti nella regione del Pacifico occidentale all'83% nelle regioni del Mediterraneo orientale e dell'Africa. Inoltre, nel periodo compreso tra il 2020 e il 2022, si è osservata una riduzione delle prescrizioni antibiotiche in Europa e nelle Americhe, mentre si è registrato un aumento in Africa. Il tasso più alto di impiego di antibiotici è stato riscontrato tra i pazienti affetti da forme gravi o critiche di COVID-19, con una media globale dell'81%. Per i casi lievi o moderati, si è osservata una considerevole differenza tra le regioni: la regione africana è risultata quella con l'utilizzo più elevato (79%) [1].

Per promuovere un uso appropriato degli antibiotici al fine di preservarne l'efficacia nel tempo e ridurre la diffusione della resistenza antimicrobica è stata sviluppata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità la classificazione AWaRe.

Il termine "AWaRe" deriva dall'acronimo "Access, Watch, Reserve", e classifica gli antibiotici in base al loro impiego. Gli antibiotici Access sono facilmente reperibili, con uno spettro di azione ristretto e un buon profilo di sicurezza, vengono utilizzati come terapia di prima linea per le infezioni comuni. Gli antibiotici Watch hanno uno spettro d’azione più ampio, sono solitamente raccomandati come prima linea di trattamento solo in pazienti con segni clinici più gravi, o per infezioni in cui potrebbe esserci una resistenza agli antibiotici Access. Infine, gli antibiotici Reserve vengono impiegati nel trattamento delle infezioni causate da batteri resistenti a più farmaci [4].

Sulla base di tale classificazione, dall’analisi di tale recente analisi della piattaforma del WHO è emerso che gli antibiotici classificati come "Watch", sono stati quelli più frequentemente prescritti su scala mondiale [1]. In generale, l'impiego di antibiotici non ha condotto a miglioramenti nei risultati clinici per i pazienti affetti da COVID-19; al contrario, potrebbe causare danni alle persone non affette da infezioni batteriche, in confronto a coloro che non vengono trattati con antibiotici.

Pertanto, emerge la chiara esigenza di continuare a mettere in atto strategie ed iniziative informative ed educazionali per contrastare il problema della resistenza antimicrobica, con l'obiettivo di individuare una risposta a questa sfida cruciale che coinvolge non solo la salute umana e animale, ma anche i settori agroalimentari e l'ambiente. Ad oggi le strategie ideate per contrastare la resistenza agli antibiotici prevedono l’uso prudente di antibiotici, l'attuazione di buone pratiche di controllo delle infezioni e infine lo sviluppo di nuovi antibiotici con nuovi meccanismi d'azione [5].

Riferimenti bibliografici e sitografici:

   1.      L’OMS segnala un diffuso uso eccessivo di antibiotici nei pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19. Disponibile al seguente link: https://www.who.int/news/item/26-04-2024-who-reports-widespread-overuse-of-antibiotics-in-patients--hospitalized-with-covid-19

   2.      Huemer M, Mairpady Shambat S, Brugger SD, Zinkernagel AS. Antibiotic resistance and persistence-Implications for human health and treatment perspectives. EMBO Rep. 2020 Dec 3;21(12):e51034. doi: 10.15252/embr.202051034. Epub 2020 Dec 8. PMID: 33400359; PMCID: PMC7726816.

   3.      Rizvi SG, Ahammad SZ. COVID-19 and antimicrobial resistance: A cross-study. Sci Total Environ. 2022 Feb 10;807(Pt 2):150873. doi: 10.1016/j.scitotenv.2021.150873. Epub 2021 Oct 8. PMID: 34634340; PMCID: PMC8500695.

 4.      Manuale antibiotici AWaRe (Access, Watch, Reserve) Edizione italiana del “The WHO AWaRe Antibiotic Book”. Disponibile al seguente link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1811463/Manuale_antibiotici_AWaRe.pdf

$  5.      Ministero della Salute - FAQ Antibiotico resistenza. Disponibile al seguente link: https://www.salute.gov.it/portale/p5_1_2.jsp?lingua=italiano&id=219

   

  

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