Rapporto sull’uso degli Antibiotici in Italia 2021, trend sull’utilizzo in riduzione.

In data 03/04/2023, è stato presentato e pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) il Rapporto sull’uso degli Antibiotici in Italia – 2021, un capitolo speciale della collana OsMed di AIFA sui dati e le analisi dell’andamento dei consumi e della spesa in Italia per gli antibiotici per uso umano [1]. Dal Rapporto emerge, da un lato, che l’Italia, con un consumo superiore alla media europea, è ancora tra i maggiori utilizzatori di antibiotici in Europa e, dall’altro lato, che essa si è allineata al resto dei Paesi europei per quanto riguarda l’utilizzo degli antibiotici a livello ospedaliero che risulta essere, dunque, in riduzione rispetto agli anni precedenti.

Nel 2021 il consumo totale di antibiotici (comprensivo dell’acquisto privato) è stato di 17,1 dosi ogni mille abitanti (DDD/1000 ab die), di cui il 76% (13,0 DDD/1000 ab die) erogate da parte delle farmacie territoriali a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e prescritte prevalentemente dai Medici di Medicina Generale e dai Pediatri di Libera Scelta. Le dosi di antibiotici acquistate privatamente dal cittadino in farmacia e a carico del SSN sono state pari a 4,1 dosi ogni 1000 abitanti. Per quanto riguarda la distribuzione geografica regionale, il consumo maggiore di antibiotici in regime di assistenza convenzionata è stato registrato al Sud (15,3 DDD/1000 ab die) e al Centro (12,0 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (8,7 DDD/1000 ab die).

Rispetto alle altre categorie di medicinali, l’uso di antibiotici corrisponde all’1,0% dei consumi totali dei farmaci a carico del SSN e al 2,9% della spesa del SSN. La criticità è rappresentata dal fatto che la maggior parte delle prescrizioni a carico del SSN non riguarda antibiotici appartenenti al gruppo Access (secondo la classificazione AWaRe proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS), ovvero antibiotici di prima scelta, come sarebbe, invece, auspicabile. Al contrario, le prescrizioni maggiori riguardano antibiotici appartenenti al gruppo Watch, ovvero antibiotici di seconda scelta. Ciò contribuisce, pertanto, ad un aumento del rischio di sviluppare antibiotico resistenza.

Il trend di consumo in regime di assistenza convenzionata rivela una riduzione dei consumi del 4,2% dal 2020 al 2021, mentre presenta un incremento del 30,1% nei primi sei mesi del 2022.

Un trend in peggioramento, invece, è rappresentato dal rapporto tra l’utilizzo di antibiotici ad ampio spettro e l’utilizzo di antibiotici a spettro ristretto, pari a 13,2 Questo valore risulta ben lontano da quello medio europeo, pari a 3,7. Si evince, dunque, un largo uso di antibiotici ad ampio spettro in Italia, tendenza che contribuisce ad esacerbare, anch’essa, il fenomeno dell’antibiotico resistenza. In particolare, i dati rivelano una variabilità regionale con un maggiore utilizzo di antibiotici di prima scelta (come le penicilline associate agli inibitori delle beta lattamasi) al Nord e al Centro, rispetto al Sud dove vengono utilizzati, maggiormente, cefalosporine di terza e quarta generazione, appartenenti alla classe di antibiotici di seconda scelta.

Gli antibiotici restano i farmaci più prescritti nella popolazione pediatrica, con il 23,7% della popolazione pediatrica (0-13 anni) che ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici per uso sistemico nel corso dell’anno. Il maggior livello di esposizione si evidenzia nella fascia compresa tra 2 e 5 anni e maggiormente nei maschi rispetto alle femmine.

Anche per quanto riguarda la popolazione geriatrica, circa il 42% degli over 65 ha ricevuto almeno un trattamento con antibiotici sistemici, dato in prevalenza al Sud, seguito dal Centro e, infine, dal Nord.

In ambito ospedaliero, gli antibiotici più utilizzati sono stati rispettivamente: penicilline e inibitori di beta-lattamasi, cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni e macrolidi. Nonostante la riduzione del 23,3% dell’uso degli antibiotici in ambito ospedaliero nel 2021 rispetto al 2020, non è stato comunque raggiunto l’obiettivo preposto dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico Resistenza (PNCAR) che prevedeva un decremento maggiore del 5% dei consumi ospedalieri. È emerso, inoltre, che l’associazione amoxicillina/acido clavulanico risulta la molecola più utilizzata per giornata di degenza.

Per quanto riguarda l’appropriatezza prescrittiva degli antibiotici, l’impiego inappropriato di tali farmaci supera il 24% in tutte le condizioni cliniche osservate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata), ad eccezione della cistite non complicata nelle donne. Il tasso di inappropriatezza d’uso più evidente è quello per le infezioni delle prime vie respiratorie.

Il Rapporto presenta anche un confronto tra i consumi del primo semestre 2022 e quelli del periodo corrispondente del 2021 per valutare l’impatto dell’epidemia da COVID-19. Dal confronto si evidenzia che il consumo di azitromicina registrato durante il 2021 nell’ambito dell’assistenza convenzionata è stato pari a 0,4 DDD/1000 ab die, in riduzione del 16,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo semestre del 2022, invece, c’è stato un incremento nell’uso dell’azitromicina del 65,5% (rispetto allo stesso periodo del 2021).

In questo rapporto, la novità introdotta è costituita da un’analisi dell’utilizzo di antibiotici anche in ambito veterinario, aspetto che non era stato ancora considerato. È emerso, così, che gli antibiotici più venduti per cani e gatti sono stati le penicilline, le cefalosporine di prima generazione e i macrolidi, mentre per gli equini sono stati i sulfamidici associati al trimetropim e le tetracicline.

È possibile consultare il rapporto citato al seguente link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1853258/Rapporto_Antibiotici_2021.pdf

Referenze

1. Rapporto antibiotici 2021 al sito: https://www.aifa.gov.it/-/l-uso-degli-antibiotici-in-italia-rapporto-nazionale-anno-2021

   

  

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