Cosmetovigilanza

ALLERGIA DA CONTATTO E FOTOCOTOCONTATTO ALL'OCTOCRILENE: UNA REVIEW

03/03/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

 

Riportiamo di seguito la traduzione dell'abstract di una review apparsa suContact Dermatitis (Contact Dermatitis, 70, 193-204) pubblicata da due ricercatori uno dei Paesi Bassi e uno del Regno Unito, Anton C. de Groot1 and David W. Roberts2 (1Acdegroot Publishing, Schipslootweg 5, 8351 HV Wapserveen, The Netherlands and 2School of Pharmacy and Biomolecular Sciences, Liverpool JohnMoores University, Byrom Street, Liverpool L3 3AW, UK) che si occupano dell'allergia da contatto e fotocontatto all'octocrilene.

Gli Autori riferiscono che l'octocrilene, un agente in grado di assorbire i raggi ultravioletti UVB e UVAII, è stato introdotto circa 15 anni fa e oggi è ampiamente usato nei filtri solari e nei cosmetici per la cura della pelle. Gli Autori sottolineano che dal 2003, diversi studi, in particolare in Francia, Belgio, Spagna e Italia, hanno già riportato un numero crescente di pazienti con allergia da fotocontatto all'octocrilene. Questa reazione era stata vista principalmente in pazienti adulti che avevano utilizzato, precedentemente, prodotti topici contenenti il ketoprofene, un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS). La fotosensibilizzazione al ketoprofene, infatti, come riferiscono gli Autori, porta, in molti casi, a sviluppare l'allergia da fotocontatto all'octocrilene, anche se il meccanismo di questa reazione è ancora sconosciuto. Gli Autori, inoltre, riportano che si verifica anche l'allergia da contatto all'octocrilene, ma questa forma è molto meno frequente ed è stata osservata, nella maggior parte dei casi, nei bambini in seguito all'uso di prodotti solari contenenti l'octocrilene. Gli Autori, quindi, in questo articolo, presentano una rivisitazione dell'allergia da fotocontatto all'octocrilene.

DERMATITE OCCUPAZIONALE DA CONTATTO CAUSATA DAL D-LIMONENE

03/03/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito la traduzione dell’abstract di un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 71, 273–279), pubblicato da un gruppo di ricercatori finlandesi, Maria Pesonen1, Sari Suomela1, Outi Kuuliala1, Maj-Len Henriks-Eckerman2 and Kristiina Aalto-Korte1 (1Occupational Medicine, Finnish Institute of Occupational Health, FI-00250 Helsinki, Finland and 2Chemistry Laboratory, Finnish Institute of Occupational Health, FI-00250 Helsinki, Finland) che riportano 14 casi di pazienti affetti da dermatite occupazionale da contatto causata dal D-limonene.

Gli Autori riportano che il limonene è ampiamente usato come fragranza e come solvente nei prodotti per la pulizia. Riferiscono, inoltre, che il limonene ossidato è un frequente allergene da contatto tra i consumatori di prodotti cosmetici, prodotti per la cura personale e prodotti per la pulizia della casa profumati. Gli Autori, tuttavia, riferiscono che si sa poco circa le fonti di esposizione professionale e la dermatite occupazionale da contatto causata dal limonene. Nell’articolo vengono descritti i casi di 14 pazienti con allergia occupazionale da contatto al limonene. Tali pazienti erano stati oggetto di indagine tra il 2008 e il 2013 e sottoposti a patch test con una preparazione di limonene ossidato , da loro preparata, dapprima al 3% e al 5% in vaselina e in seguito al 3%, 1% e 0,3% pet. Dal 2012 in poi, inoltre, gli Autori avevano utilizzato anche una sostanza commerciale di prova a base di idroperossidi del limonene. Gli Autori, quindi, avevano valutato l'esposizione occupazionale e domestica dei pazienti al limonene. I risultati avevano mostrato che l'allergia occupazionale al limonene era stata osservata in lavoratori che maneggiavano detergenti utilizzati nelle pulitrici e per il lavaggio delle mani e in lavoratori che utilizzavano detergenti per la pulizia di superfici e per la lavastoviglie simili a quelli utilizzati dai consumatori. In 3 casi, l'allergia occupazionale al limonene era stata provocata dall'uso per lavoro di prodotti contenenti limonene e da prodotti cosmetici senza risciacquo. Gli Autori concludono, quindi, che il limonene è un frequente agente sensibilizzante occupazionale in quanto è presente nei detergenti per le mani e nei prodotti per la pulizia. Secondo gli Autori, inoltre, l'allergia occupazionale da contatto al limonene può anche essere causata dall'esposizione ai prodotti cosmetici profumati con il limonene.

LA CLOREXIDINA NEI PRODOTTI COSMETICI - UNA RICERCA DI MERCATO

03/03/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II

Riportiamo di seguito la traduzione dell’abstract di un articolo apparso suContact Dermatitis (Contact Dermatitis, 72, 55-58), pubblicato da un gruppo di ricercatori danesi, Morten S. Opstrup1,2, Jeanne D. Johansen1, Rossana Bossi3, Michael D. Lundov1 and Lene H. Garvey2 (1Department of Dermato-Allergology, National Allergy Research Centre, Copenhagen University Hospital Gentofte, Ledreborg Allé 40, 1, DK-2820 Gentofte, Denmark, 2Department of Dermato-Allergology, Allergy Clinic, Copenhagen University Hospital Gentofte, Niels Andersens Vej 65, DK-2900 Hellerup, Denmark, and 3Department of Environmental Science, Aarhus University, Frederiksborgvej 399, DK-4000 Roskilde, Denmark) che riportano una ricerca di mercato inerente alla presenza di clorexidina nei prodotti cosmetici.

 

Gli Autori riferiscono che la clorexidina può causare allergie di tipo I e di tipo IV. Riportano, inoltre, che mentre per alcuni individui allergici alla clorexidina è nota la fonte di sensibilizzazione come ad esempio per i pazienti e gli operatori sanitari esposti a questa sostanza nelle strutture ospedaliere, per altri tale fonte è sconosciuta. Gli Autori, inoltre, riportano che la clorexidina può essere usata come conservante o come agente antimicrobico nei prodotti cosmetici ad una concentrazione fino allo 0,3%, come stabilito dalla Direttiva Europea sui prodotti cosmetici (ndt: dall’11 luglio 2013 la legislazione in vigore è il Regolamento CE n.1223/2009, che nell'Allegato V riporta la concentrazione massima autorizzata di clorexidina,che risulta essere sempre dello 0,3%). L'obiettivo degli Autori, quindi, è stato quello di identificare i tipi di prodotti cosmetici contenenti la clorexidina e misurare la concentrazione di tale sostanza in prodotti selezionati. A tale scopo, gli Autori, tra febbraio 2013 e aprile 2013, hanno controllato la presenza di clorexidina in vari prodotti cosmetici, leggendo le etichette degli ingredienti, in 14 supermarket, un salone di un parrucchiere, un negozio di bellezza e un negozio di vendita al dettaglio a Copenhagen in Danimarca. I risultati dello studio hanno mostrato che la clorexidina era presente in 80 (3,6%) dei 2.251 prodotti controllati  che appartenevano alle seguenti categorie: prodotti per capelli (57/760), creme (9/324), prodotti per la pulizia del viso (4/24), salviettine umidificate (4/63), tonici (3/22), struccanti (2/25) e colluttori (1/17) e le concentrazioni misurate di clorexidina variavano dallo 0,01 allo 0,15%. Gli Autori concludono affermando di aver trovato la clorexidina in vari tipi di prodotti cosmetici, prevalentemente prodotti utilizzati dalle donne e prodotti per capelli, ma che la concentrazione di clorexidina misurata era entro il limite consentito. Suggeriscono, quindi, di indagare ulteriormente sulla rilevanza della sensibilizzazione allergica alla clorexidina.

DERMATITE OCCUPAZIONALE DA CONTATTO NEI PARRUCCHIERI: UN'ANALISI DEI DATI DI PATCH TEST DEL DANISH CONTACT DERMATITIS GROUP DAL 2002 AL 2011

03/03/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito la traduzione dell’abstract di un articolo apparso suContact Dermatitis (Contact Dermatitis 70, 233–237), pubblicato da un gruppo di ricercatori danesi, Jakob F. Schwensen1, Jeanne D. Johansen1, Niels K. Veien2, Anne T. Funding2, Christian Avnstorp3, Morten Østerballe4, Klaus E. Andersen5, Evy Paulsen5, Charlotte G. Mortz5, Mette Sommerlund6, Anne Danielsen7, Bo L. Andersen8, Jens Thormann9, Ove Kristensen10, Berit Kristensen10, Susanne Vissing11, Niels H. Nielsen12, Jacob P. Thyssen1 and Heidi Søsted13 (1National Allergy Research Centre, Department of Dermato-Allergology, Copenhagen University Hospital Gentofte, 2900 Hellerup, Denmark, 2Dermatology Clinic, 9000 Aalborg, Denmark, 3Dermatology Clinic, 2610 Rødovre, Denmark, 4Dermatology Clinic, 7400 Herning, Denmark, 5Department of Dermatology and Allergy Centre, Odense University Hospital, 5000 Odense C, Denmark, 6Department of Dermatology, Aarhus University Hospital, 8000 Aarhus, Denmark, 7Dermatology Clinic, 1570 Copenhagen, Denmark, 8Dermatology Clinic, 5700 Svendborg, Denmark, 9Dermatology Clinic, 7100 Vejle, Denmark, 10Dermatology Clinic, 4400 Kalundborg, Denmark, 11Dermatology Clinic, 2970 Hørsholm, Denmark, 12Dermatology Clinic, 2880 Bagsværd, Denmark, and 13Research Centre for Hairdressers and Beauticians, Department of Dermato-Allergology, Copenhagen University Hospital Gentofte, 2900 Hellerup, Denmark) che hanno condotto un'analisi sulla dermatite occupazionale da contatto nei parrucchieri, basandosi sui dati dei patch test del Danish Contact Dermatitis Group  dal 2002 al 2011.

Gli Autori riportano che la dermatite occupazionale da contatto si manifesta frequentemente tra i parrucchieri a causa dell'esposizione quotidiana a sostanze irritanti e a allergeni. L'obiettivo dello studio, quindi, è stato identificare la sensibilizzazione agli allergeni più comuni nei parrucchieri. A tale scopo gli Autori hanno analizzato i risultati dei patch test di 399 parrucchieri e 1995 controlli con dermatite da contatto, registrati dal Danish Contact Dermatitis Group tra gennaio 2002 e dicembre 2011. Tutti i pazienti erano stati sottoposti a patch test con la serie europea di base e i parrucchieri erano stati ulteriormente testati con la serie di prodotti professionali da loro utilizzati. I risultati mostravano che la dermatite occupazionale da contatto (p<0.001) e l'eczema delle mani (p<0.001) erano stati osservati, significativamente più spesso, tra i parrucchieri che tra i controlli. La dermatite atopica, invece, era stata osservata meno comunemente tra parrucchieri (21,3%) che tra i controlli (29,4%) (p<0.01). Dai risultati, inoltre, era emerso che gli allergeni della serie europea di base con un'associazione statisticamente significativa alla professione di parrucchiere erano la p-fenilendiammina, il tiuram mix e la benzocaina mentre i sensibilizzanti frequenti della serie di prodotti utilizzati dai parrucchieri erano il persolfato di ammonio, il toluene-2,5-diammina, il 3-amminofenolo e il 4-amminofenolo. La cisteamina cloridrato e la cloroacetamide, infine, erano emersi come nuovi agenti sensibilizzanti. Gli Autori concludono, quindi, che questi risultati indicavano un aumentato rischio tra i parrucchieri di sviluppare un importante eczema occupazionale alle mani. Gli Autori sottolineano, inoltre, che il persolfato di ammonio e la p-fenilendiammina restano frequenti agenti sensibilizzanti nei parrucchieri con dermatite da contatto. Suggeriscono, inoltre, di includere nei futuri studi di sorveglianza anche la cisteamina cloridrato e la cloroacetamide.

DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CAUSATA DAGLI ALCHILGLUCOSIDI

03/03/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

 

Riportiamo di seguito la traduzione dell’abstract di un articolo apparso suContact Dermatitis (Contact Dermatitis 70, 175–182), pubblicato da un gruppo di ricercatori belgi e portoghesi, Dorien Gijbels1, An Timmermans1, Pedro Serrano2, Evelyne Verreycken1 and An Goossens1(1Department of Dermatology, University Hospital, Katholieke Universiteit Leuven, Kapucijnenvoer 33, B-3000 Leuven, Belgium e 2Serviço de Dermatologia, Hospital garcia de Orta, Av. Torrado da Silva, 2801-951 Almada, Portugal) che hanno descritto alcuni casi di dermatite allergica da contatto causata dagli alchilglucosidi.

 

Gli Autori riferiscono che gli alchilglucosidi non dovrebbero avere un potenziale di sensibilizzazione alle concentrazioni utilizzate nei prodotti di consumo finiti anche se sono stati pubblicati molti casi gravi di allergia da contatto. L'obiettivo degli Autori, quindi, è stato quello di riportare i casi di pazienti affetti da dermatite allergica da contatto causata dagli alchilglucosidi osservati nel loro reparto. Gli Autori riportano che in 19 anni (dal 1993 al 2012) 11.842 pazienti con sospetta dermatite da contatto sono stati sottoposti a patch test con la serie europea di base e, nel caso in cui fosse stato necessario, anche con altre serie e singoli allergeni. Gli Autori hanno, quindi, analizzato i dati clinici e le fonti di sensibilizzazione nei pazienti alchilglucosidi-positivi. I risultati dello studio mostravano che 30 pazienti (24 donne e 6 uomini) presentavano una reazione positiva ad uno o più alchilglucosidi. I prodotti in causa erano gli shampoo (in 12 casi), i prodotti per la pulizia della pelle (in 12 casi, tra i quali c'erano salviette per l'igiene intima), i prodotti per la protezione solare (in 5 casi), i prodotti per la pelle (in 4 casi) e un deodorante (in 1 caso). Sedici pazienti, inoltre, mostravano una sensibilità multipla (definita come tre o più allergie da contatto) non solo ad altri glucosidi ma anche a prodotti chimici non correlati. Gli Autori concludono sottolineando che gli alchilglucosidi presenti nei cosmetici possono essere causa di dermatite allergica da contatto e che la frequenza di tale dermatite potrebbe essere maggiore di quanto sospettato. In considerazione del loro uso comune, quindi, secondo gli Autori, è importante la identificazione di tali composti come allergeni responsabili della dermatite da contatto.

   

  

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