Cosmetovigilanza

FOOD AND DRUG ADMINISTRATION (FDA): AVVERTIMENTO AI CONSUMATORI RIGUARDO I RISCHI PER LA SALUTE CAUSATI DALL'UTILIZZO DI UN PRODOTTO COSMETICO

FOOD AND DRUG ADMINISTRATION (FDA): AVVERTIMENTO AI CONSUMATORI RIGUARDO I RISCHI PER LA SALUTE CAUSATI DALL'UTILIZZO DI UN PRODOTTO COSMETICO

 

Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II

 

La Food and Drug Administration (FDA) è l’Agenzia americana che si occupa di supervisionare e regolare il mercato statunitense dei prodotti alimentari, sanitari e cosmetici. A tal proposito, recentemente, l'FDA ha pubblicato sul proprio sito un avvertimento rivolto ai consumatori per informarli dei rischi derivanti dall'utilizzo del prodotto cosmetico "Bentonite me Baby" dell'azienda Alikay Naturals (commercializzato come cosmetico con claim di farmaco) a causa di un potenziale rischio di avvelenamento da piombo. Infatti, dalle analisi di laboratorio eseguite sul prodotto, in seguito ad una segnalazione del Dipartimento della Salute del Minnesota, l'FDA ha riscontrato la presenza di elevati livelli di piombo.

 

L’Agenzia americana informa che il prodotto segnalato è venduto on-line e presso esercizi commerciali, tra cui i negozi Target, Amazon.com e Sally and Beauty Supply, ed è commercializzato come "argilla curativa". Sull'etichetta del prodotto, infatti, viene riportato che può applicata sui capelli o sulla pelle per diverse condizioni o sciolta in acqua per uso orale.  

 

L’FDA, quindi, in considerazione del possibile rischio derivante dalla presenza di piombo nel cosmetico, invita i consumatori a non acquistare né utilizzare tale prodotto; e invita chiunque lo abbia utilizzato per sé o per un bambino a consultare un medico il più presto possibile.

 

Il rischio correlato all'utilizzo di tale prodotto, contente piombo, infatti, come sottolineato dall'FDA, risiede nel fatto che l’esposizione al piombo può causare gravi danni al sistema nervoso, ai reni e al sistema immunitario. Nei bambini, inoltre, l’esposizione cronica al piombo, anche a bassi livelli, è associato ad una riduzione delle funzioni cognitive, inclusa la riduzione del quoziente intellettivo (QI), difficoltà comportamentali e altri problemi.

 

L'FDA, tuttavia, rassicura i consumatori precisando che non è stato confermato alcun caso di avvelenamento da piombo correlato al prodotto segnalato.

 

L’FDA, conclude invitando sia gli operatori sanitari e che i consumatori a segnalare eventuali eventi avversi legati all’uso del prodotto in questione e/o di qualsiasi altro prodotto tramite il Programma di segnalazione di reazioni avverse del MadWatch, compilando il form on-line (https://www.accessdata.fda.gov/scripts/medwatch/index.cfm?action=reporting.home) e inviandolo via fax.

Gennaio 2016

LUPUS DISCOIDE SCATENATO DA UNA DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CAUSATA DA UNA TINTURA PER CAPELLI

LUPUS DISCOIDE SCATENATO DA UNA DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CAUSATA DA UNA TINTURA PER CAPELLI

Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia -  Università di Napoli Federico II

Riportiamo di seguito un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Contact Dermatitis (74, 52–65) a cura di un gruppo di ricercatori belgi Eline Van Aerde1, Stefan Kerre2 and An Goossens1(1Department of Dermatology, University Hospitals Leuven, 3000, Leuven, Belgio, e 2Dermatology practice, B-3200, Aarschot, Belgio) che hanno descritto un caso di lupus discoide scatenato da una dermatite allergica da contatto causata da una tintura per capelli.

Gli Autori riportano che il lupus eritematoso cutaneo (CLE) comprende un quadro clinico di malattie autoimmuni della cute tra cui il lupus eritematoso cutaneo acuto, il lupus eritematoso cutaneo sub-acuto e il lupus eritematoso cutaneo discoide (DCLE) [1-4]. Gli Autori riferiscono che il CLE può essere scatenato da diversi fattori esterni come la luce ultravioletta, i farmaci, le infezioni e la dermatite irritativa da contatto, mentre il DCLE può essere indotto dalla dermatite allergica da contatto. 

 

Caso clinico

 

Gli Autori descrivono il caso di una donna di 32 anni che si è presentata presso il loro Dipartimento di Dermatologia presentando lesioni infiammatorie rosse e pruriginose nella zona retro-auricolare e sulla parte alta della schiena. La paziente aveva riferito che le lesioni erano apparse in seguito all’applicazione di una tintura per capelli, che aveva ben tollerato quando era stata utilizzata in passato. Le era stata, quindi, diagnosticata una dermatite allergica da contatto sub-acuta. Gli Autori riportano, inoltre, che le lesioni erano state trattate con una potente crema a base di corticosteroidi e che erano completamente scomparse nell'arco di una settimana. Tuttavia, due settimane dopo, la paziente si era recata nuovamente presso il Dipartimento di Dermatologia in cui svolgono la loro attività gli Autori, in quanto le era comparsa una nuova eruzione di placche eritemato-squamose nettamente delimitate e distribuite in maniera identica alla precedente eruzione cutanea. Gli Autori, quindi, hanno effettuato una biopsia cutanea, prelevando un campione dalle lesioni presenti sull’orecchio destro, che ha mostrato una dermatite vacuolare dell'interfaccia con infiltrato infiammatorio linfocitario periannessiale compatibile con il DCLE, anche se viene precisato che non è stata eseguita la colorazione dell’immunofluorescenza diretta. Gli Autori aggiungono che le analisi del sangue che erano state eseguite comprendenti l'emocromo completo con formula, la proteina C reattiva, la velocità di eritrosedimentazione e gli anticorpi anti-nucleo, non avevano mostrato alcuna anomalia. La paziente, quindi, come riferiscono gli Autori è stata sottoposta a patch test, con il test IQ Ultra Chambers® (Chemotechnique, Vellinge, Svezia) coperto con il cerotto adesivo Mefix® (Mölnlycke Healthcare, Göteborg, Svezia) testando la serie di base europea, la serie per parrucchieri (Chemotechnique) e la tintura per capelli utilizzata dalla paziente, tal quale (semi-open test). La lettura del test è stata effettuata il giorno 2 e 4, in accordo alle linee guida dell'International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG). Il patch test ha mostrato il giorno 2 e 4 una reazione positiva (2+) alla p-fenilendiamina (PPD) e al toluene 2,5-diammina mentre il semi-open test ha mostrato il giorno 2 una reazione positiva (1+) alla tintura per capelli. Gli Autori sottolineano che, dopo due settimane dall’applicazione dei patch test, la reazione di tipo eczematoso manifestata dalla paziente si era evoluta in placche eritemato-squamose simili alle lesioni che la donna aveva precedentemente manifestato. Gli Autori, quindi, hanno eseguito la biopsia di una zona della cute su cui era stato applicato il patch test e su cui si era manifestata la reazione positiva verso la PPD e riferiscono di aver ottenuto gli stessi risultati della precedente biopsia. Anche queste lesioni, come riferiscono gli Autori, sono scomparse dopo l'applicazione topica di un potentissimo corticosteroide, lasciando però iperpigmentazioni post-infiammatorie. Gli Autori, quindi, hanno vietato alla paziente di utilizzare in futuro qualsiasi tintura per capelli e riferiscono che, fino a quel momento, la paziente non aveva avuto nessuna recidiva.

 

Discussione

 

Gli Autori riportano che il DCLE è una patologia cutanea autoimmune caratterizzata dallo sviluppo di auto-anticorpi che attaccano la cute a livello dell'interfaccia (giunzione dermo-epidermica) [5]. Sottolineano che il peggioramento del DCLE può essere indotto da vari fattori esterni tra cui la dermatite allergica da contatto che, tuttavia, è meno frequentemente descritta come fattore di innesco. In letteratura, infatti, sono riportati solo alcuni casi clinici con risultati positivi dei patch test e esame istopatologico di DCLE in cui erano stati implicati come possibili allergeni il prednicarbato [6], il dibutilesteredell'acidosquarico [7], il cinnamal [8], la neomicina e la resina tosilamide/formaldeide [9]. Tuttavia, in un recente studio i patch test hanno mostrato un aumento percentuale statisticamente significativo di reazioni positive nei pazienti con DCLE rispetto ai pazienti sani del gruppo di controllo [10]. Secondo gli Autori, quindi, ciò significa che la dermatite allergica da contatto è un innesco per il DCLE più importante e diffuso di quanto attualmente riconosciuto. Nel caso descritto dagli Autori, l'allergene scatenante è risultato essere la PPD, un potente agente sensibilizzante da contatto, per il quale sono state riportate in letteratura anche altre manifestazioni cliniche come la dermatosi simile alla sindrome di Sweet [11], l'eritema multiforme [12], l'angioedema [13] e il leucoderma [14]. Quindi, secondo quanto riportato dagli Autori, questo è il primo caso in cui è stato descritto un aggravamento del DCLE, manifestatosi in seguito all'applicazione di una tintura per capelli contenente la PPD in un individuo sensibilizzato alla stessa. Le conclusioni degli Autori sono, quindi, che la dermatite allergica da contatto causata dalla PPD presente nelle tinture è spesso grave e può, inoltre,  scatenare esacerbazioni locali di una pre-esistente dermatite come il DCLE, come nel caso descritto. 

 

 

Bibliografia

1. Trattner A. Exogenous factors in cutaneous lupus erythematosus. Exog Dermatol 2004: 3: 257–261.

2. Wong N L, Greene I. Cutaneous lupus erythematosus in a welder. Am J Contact Dermatitis 1990: 1: 180–182.

3. Lübbe J,Willa C, Elsner P. Discoid lupus erythematosus following contact with cold liquid bitumen (cutback). Derm Beruf Umwelt 1996: 4: 87–89.

4. Deleuran M, Clemmensen O, Andersen K E. Contact lupus erythematosus. ContactDermatitis 2000: 43: 169–170.

5. Kirchhof M G, Dutz J P. The immunopathology of cutaneous lupus erythematosus. Rheum Dis Clin North Am 2014: 40: 455–474.

6. Sánchez-Pérez J, Gala S P, Jiménez Y D et al. Allergic contact dermatits to prednicarbate presenting as lupus erythematosus. Contact Dermatitis 2006: 55: 247–249.

7. Shimaoka Y, Hatamochi A, Hamasaki Y et al. Discoid lupus erythematosus exacerbated by contact dermatitis caused by use of squaric acid dibutylester for topical immunotherapy in a patient with alopecia areata. J Dermatol 2008: 35: 151–153.

8. Stransky L, Bardarov E. Contact lupus erythematosus? Contact Dermatitis 1998: 39: 37.

9. Trindade M A, Alchorne A O, da Costa E B et al. Eyelid discoid lupus erythematosus and contact dermatitis: a case report. J Eur Acad Dermatol Venereol 2004: 18: 577–579.

10. Güner E, Kalkan G, Meral E et al. The triggering role of allergic contact dermatitis in discoid lupus erythematosus. Cutan Ocul Toxicol 2013: 32: 194–199.

11. Lönngren V, Young E, Simanaitis M et al. Neutrophilic and eosinophilic dermatitis caused by contact allergic reaction to paraphenylenediamine in hair dye. Arch Dermatol 2012: 148: 1299–1301.

12. Balato A, Patruno C, Balato N et al. Erythema multiforme-like eruption because of para-phenylenediamine. Contact Dermatitis 2008: 58: 65–66.

13. Ashar A. Acute angioedema in paraphenylenediamine poisoning. J Pak Med Assoc 2003: 53: 120–122.

14. Farsani T T, Jalian H R, Young L C. Chemical leukoderma from hair dye containing para-phenylenediamine. Dermatitis 2012: 23: 181–182.

 

Gennaio 2016

 

 

 

 

 

 

 


HEALTH CANADA: MODIFICA DELLA HOTLIST DEGLI INGREDIENTI PRESENTI NEI PRODOTTI COSMETICI

HEALTH CANADA: MODIFICA DELLA HOTLIST DEGLI INGREDIENTI PRESENTI NEI PRODOTTI COSMETICI

Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II

Health Canada (il Dipartimento Federale che, in Canada, si occupa di divulgare informazioni utili per la prevenzione delle malattie e il miglioramento della qualità e dello stile di vita dei cittadini), recentemente, ha pubblicato un documento informativo per i consumatori riguardo l'aggiornamento della Cosmetic Ingredient Hotlist (elenco degli ingredienti vietati o che hanno delle limitazioni d’uso nei cosmetici), tenuto conto che l’ultimo aggiornamento risale ad aprile 2014. Tale aggiornamento riguardasia la modifica di alcuni ingredienti già presenti nella Cosmetic Ingredient Hotlist, ma anche l’aggiunta di nuove sostanze il cui uso è, quindi, vietato nei prodotti cosmetici.

Ingredienti modificati

  • Metilisotiazolinone/Metilcloroisotiazolinone (MI/MCI) in miscela. Questo elemento è stato modificato ed identificato come sostanza proibita nei prodotti cosmetici leave-on (senza risciacquo); mentre, come conservante, la miscela MI/MCI, può essere utilizzata nei prodotti rinse-off (da risciacquare) ad una concentrazione massima di 0.0015% o 15 ppm.
  • Adesivi a base di cianoacrilato. Questo elemento è stato modificato al fine di riflettere il cambiamento della politica riguardo agli adesivi per ciglia a base di cianoacrilato. Coloro che notificano un adesivo per l'applicazione delle ciglia finte a base di cianoacrilato non saranno più tenuti a presentare ad Health Canada, al momento della notifica, le descrizioni dei metodi di formazione e i materiali utilizzati. Tuttavia, Health Canada precisa che tale materiale deve essere, comunque, tenuto a disposizione.
  • Perossido e componenti che formano i perossidi. Al fine di migliorare l'uso dei prodotti sbiancanti per i denti questo elemento è stato modificato aggiornando le avvertenze.
  •  p-fenilendiamina e i suoi sali. Questo elemento è stato modificato in due modi: 1) è stata aggiunta l'indicazione della concentrazione massima pari al 3% dopo diluizione con un ossidante e 2) sono stati aggiunti i sali della p-fenilendiamina alla lista dei sinonimi e dei composti correlati.

Elementi aggiunti

  • Prostaglandine, loro sali, derivati e analoghi. Le prostaglandine e i suoi analoghi sono stati aggiunti alla lista degli ingredienti proibiti nei prodotti cosmetici ed inseriti nella Prescription Drug List per la loro funzione prettamente terapeutica.

Dicembre 2015

FOTOSENSIBILITÀ IN SOGGETTI CON DERMATITE ATOPICA AGGRAVATA DALL'ALLERGIA DA CONTATTO AD INGREDIENTI COMUNEMENTE PRESENTI NELLE PROTEZIONI SOLARI

 

FOTOSENSIBILITÀ IN SOGGETTI CON DERMATITE ATOPICA AGGRAVATA DALL'ALLERGIA DA CONTATTO AD INGREDIENTI COMUNEMENTE PRESENTI NELLE PROTEZIONI SOLARI

 

Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II

Di seguito riportiamo un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Contact Dermatitis (74, 52–65) a cura di un gruppo di ricercatori danesi Anne B. Simonsen1, Uffe Koppelhus1,2, Mette Sommerlund1 e Mette Deleuran1 (1Department of Dermatology and Venereology, Aarhus University Hospital, 8000 Aarhus C, Danimarca; 2DermaPharm A/S, 8990 Faarup, Danimarca) riguardo alla fotosensibilità in soggetti con dermatite atopica aggravata dall'allergia da contatto ad ingredienti comunemente presenti nelle protezioni solari.

Gli Autori riportano che la dermatite atopica è una comune patologia infiammatoria della cute e sottolineano che la maggior parte dei pazienti con dermatite atopica trovano beneficio con terapie che utilizzano radiazioni ultraviolette (UV) [1] e con l’esposizione al sole in una condizione naturale (ma controllata). Gli Autori riferiscono, inoltre, che la fotosensibilità nei soggetti con dermatite atopica è una condizione ben nota, ma non ben definita e che, quindi, dovrebbe essere tenuta in considerazione [2]. La fotosensibilità, come riportato dagli Autori, è un anomalo incremento della sensibilità della cute nei confronti delle radiazioni UV e che spesso si presenta con un rush insolito e polimorfo; il principale trattamento prevede di evitare il sole e di proteggere la pelle con abbigliamento e filtri solari [3].

 

Caso clinico

 

Gli Autori descrivono il caso di una ragazza di 16 anni affetta da una grave dermatite atopica sin dall'infanzia che, come riferito dalla paziente, era più volte peggiorata in seguito all’esposizione solare nonostante trattamenti intensivi per la dermatite e un attento uso di filtri solari. Il foto test eseguito dagli Autori, presso la loro clinica dermatologica, aveva evidenziato una spiccata sensibilità sia ai raggi UVA (dose minima eritematogena di 15 J/cm2 ) che UVB (dose minima eritematogena di 20 mJ/cm2 ). La paziente era stata inoltre sottoposta a patch test effettuato con il TRUE Test® (SmartPractice, Hillerød, Danimarca) integrato con gli allergeni della serie di base europea  non presenti nel TRUE Test® (Chemotechnique Diagnostics, Malmö, Sweden)e i  con i solari utilizzati dalla paziente, testati tal quali. I risultati dei patch hanno dimostrato un'allergia da contatto alla formaldeide, al metilisotiazolinone e a tutti i prodotti solari della paziente. Gli Autori, inoltre, hanno eseguito anche il foto patch test (Finn Chambers®) con la serie dei solari (Chemotechnique Diagnostics), coperto con il cerotto Scanpor® (SmartPractice) per 48 ore e successivamente irradiato con luce UV (5 J/cm2). I risultati del foto patch test hanno dimostrato un'ulteriore allergia da contatto al butil-metossidibenzoilmetano, all’octocrilene e al tocoferolo, e allo stesso tempo hanno evidenziato una reazione dubbia al terephthalylidene dicamphor sulfonic acid e al ciclopentasilossano. È interessante notare, inoltre, come sottolineato dagli Autori, che il foto patch test eseguito aveva mostrato una reazione dubbia alla Fragrance Mix I, peggiorata in seguito all’irradiazione con radiazioni UVA, come dimostra la reazione positiva (+) riscontrata il giorno 4 e 7. Gli Autori, quindi, sottolineano che per la loro paziente l’utilizzo dei filtri solari era di massima importanza in quanto soffriva di una forte fotosensibilità. Poiché, tuttavia, in tutti i prodotti solari sono presenti l’octocrilene e molti contengono anche il butil-metossidibenzoilmetano e il tocoferolo, ai quali la ragazza era risultata allergica, gli Autori riportano che sono stati preparati all’uopo dei solari con filtri UV chimici alternativi; grazie all'utilizzo di tali filtri solari i sintomi erano regrediti e la ragazza era in grado di stare all’aria aperta senza correre rischi.

 

Discussione

 

Sebbene sia noto che i raggi solari possano migliorare la dermatite atopica, gli Autori riportano, citando uno studio condotto da altri dermatologi, che il 10% dei pazienti valutati manifestavano un peggioramento in seguito all’esposizione al sole, definito come “foto aggravamento” [4]. Evidenziano, inoltre, che nella pratica clinica il "foto aggravamento" può essere difficile da riconoscere in quanto i sintomi potrebbero essere spiegati da altre esposizioni concomitanti, come l’umidità, il calore, il prurito, l’esposizione al polline, i fattori psicologici e i prodotti per la cura della pelle, ma anche da condizioni di comorbidità come ad esempio un'eruzione polimorfa causata dalla luce. Gli Autori citano un altro studio condotto su 145 pazienti adulti affetti da dermatite atopica foto aggravata in cui nel 74% dei pazienti era stato riscontrato un aumento della sensibilità ai raggi UVA e/o UVB [2]. Precisano, però, che in nessuno di questi casi era stato effettuato un foto test per stabilire la diagnosi. Gli Autori, quindi, riportano che l’identificazione delle lunghezze d’onda responsabili del "foto aggravamento" ne consente la prevenzione tramite sia un'adeguata consulenza medica che un corretto trattamento e riduce, inoltre, la necessità di steroidi topici e di una terapia sistemica. Come precisano gli Autori, l’uso dei filtri solari è la componente chiave nel trattamento della fotosensibilità. Il loro uso, infatti, è raccomandato dai dermatologi e dalle campagne per la salute pubblica per prevenire le scottature, l’invecchiamento cutaneo precoce e il cancro della pelle [5]. Sfortunatamente, come precisano gli Autori, sono comuni le reazioni avverse ai filtri solari. Sottolineano, inoltre, che i pazienti con fotosensibilità possono avere un rischio maggiore di manifestare reazioni avverse, in quanto esposti ad una vasta gamma di potenziali allergeni derivanti dall'uso dei prodotti solari. Per evidenziare questo aspetto gli Autori riportano uno studio condotto su 7 giovani adulti con dermatite atopica e fotosensibilità in cui tutti erano risultati sensibili ad almeno uno degli allergeni della serie europea di base, della serie dei filtri solari e/o della serie dei medicinali [4]. Sottolineano, inoltre, che anche la loro paziente aveva manifestato, per quanto riguarda il "foto aggravamento" dell’allergia da contatto, reazioni positive all’octocrilene, al butilmetossidibenzoilmetano e al tocoferolo, ingredienti presenti nella sua protezione solare, e anche alla Fragrance Mix I, nonché alla formaldeide e al metilisotiazolinone. Gli Autori riportano che tra i filtri UV chimici il dibenzoilmetano e l’octocrilene sono i più comuni agenti sensibilizzanti [6] ma sono anche le sostanze che assorbono i raggi UV più frequentemente utilizzate nelle protezioni solari [7]. Tuttavia, sottolineano che, nei bambini, l’octocrilene provoca generalmente dermatiti da contatto allergiche piuttosto che fotoallergiche, come conferma anche il caso da loro descritto [8]. Gli Autori concludono, quindi, che l’aggravamento di una dermatite ben nota, che non può essere spiegata in altro modo, dovrebbe sempre far sospettare una complicazione di un'allergia da contatto. Aggiungono che nei casi di allergia fotoaggravata i pazienti dovrebbero essere sottoposti ad un foto patch test per identificare un'eventuale dermatite fotoallergica da contatto a filtri UV e ad altri ingredienti.

 

Bibliografia

1. Ring J, Alomar A, Bieber T et al. Guidelines for treatment of atopic eczema (atopic dermatitis) Part II. J Eur Acad Dermatol Venereol 2012: 26: 1176–1193.

2. ten Berge O, vanWeelden H, Bruijnzeel-Koomen C A et al. Throwing a light on photosensitivity in atopic dermatitis: a retrospective study. Am J Clin Dermatol 2009: 10: 119–123.

3. Lehmann P, Schwarz T. Photodermatoses: diagnosis and treatment. Dtsch Arztebl Int 2011: 108: 135–141.

4. Russell S C, Dawe R S, Collins P et al. The photosensitivity dermatitis and actinic reticuloid syndrome (chronic actinic dermatitis) occurring in seven young atopic dermatitis patients. Br J Dermatol 1998: 138: 496–501.

5. de Groot A C, Roberts D W. Contact and photocontact allergy to octocrylene: a review. Contact Dermatitis 2014: 70: 193–204.

6. Heurung A R, Raju S I,Warshaw E M.Adverse reactions to sunscreen agents: epidemiology, responsible irritants and allergens, clinical characteristics, and management. Dermatitis 2014: 25: 289–326.

7. UterW, Gonçalo M, Yazar K et al. Coupled exposure to ingredients of cosmetic products: III. Ultraviolet filters. Contact Dermatitis 2014: 71: 162–169.

8. Avenel-Audran M, Dutartre H, Goossens A et al. Octocrylene, an emerging photoallergen. Arch Dermatol 2010: 146: 753–757.

 

 

      

         Gennaio 2016

FOOD AND DRUG ADMINISTRATION (FDA): SAPONI E LOZIONI

FOOD AND DRUG ADMINISTRATION (FDA): SAPONI E LOZIONI

Immacolata Caputo e Lidia Sautebin – Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II

La Food and Drug Administration (FDA) è l’Agenzia americana che si occupa di supervisionare e regolare il mercato statunitense dei prodotti alimentari, sanitari e cosmetici. A tal proposito, la FDA ha pubblicato sul proprio sito alcune informazioni destinate ai consumatori, affinché essi possano avere adeguate informazioni sulle lozioni, sui saponi e altri detergenti che, in base al loro utilizzo, possono essere regolamentati sia come cosmetici che come altre categorie di prodotti.

I prodotti per la pulizia del corpo, molti dei quali sono venuti come “saponi”, possono essere  regolamentati dall’FDA come cosmetici o come farmaci, o dalla Commissione per la sicurezza dei prodotti per i consumatori “Consumer Product Safety Commission(http://www.CPSC.gov), come prodotti per il consumatore e, quindi, regolamentati in base al modo di fabbricazione e d’uso. A tale proposito l'FDA precisa, ad esempio, che i saponi e i detergenti venduti come “antibatterici” sono farmaci. Allo stesso modo, le lozioni utilizzate per migliorare l’aspetto delle persone sono cosmetici; se, però, tali prodotti sono destinati a modificare la struttura o la funzionalità del corpo, o sono utilizzati per fini terapeutici, come curare e prevenire malattie, sono dei farmaci, o alcune volte possono essere sia cosmetici che farmaci. Ad esempio le protezioni solari sono farmaci che seguono la legislazione americana, così come i balsami per la pelle, gli schiarenti cutanei e i trattamenti per le malattie della pelle come acne, eczema e rosacea. L'FDA precisa che alcune lozioni, invece, sono sia cosmetici che farmaci in quanto in grado di soddisfare i requisiti di entrambe le categorie. Un esempio sono quelle lozioni utilizzate sia per idratare la pelle che per proteggere il consumatore dal sole.

Dicembre 2015

   

  

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