Cosmetovigilanza

RAPEX - REPORT 4 (pubblicato il 30/01/2015)

Prof.ssa Lidia Sautebin - Dipartimento di Farmacia – Università di Napoli Federico II

Panoramica settimanale del Report 4 RAPEX sui prodotti per il consumatore (pubblicato il 30/01/2015)

  

RISCHIO SERIO

 

Numero di riferimento: 34 A12/0100/15

Stato notificante: Bulgaria

Categoria: Cosmetici

Prodotto: Rossetto

Marchio: Mina, Mina Lipstick

Nome: sconosciuto

Tipo/numero di modello: Red colour - N° 2012301

Numero lotto/codice a barre: sconosciuto

Categoria portale OECD: 53000000-Beauty/Personal Care/Hygiene

Descrizione: il rossetto era contenuto in due differenti confezioni: 1. rossetto "Mina Lipstick" contenuto in un tubetto nero con un tappo trasparente, avente la scritta a lettere bianche "Mina Lipstick" (colore rosso, N° 2012301); 2. rossetto "MINA" contenuto in un tubetto nero con un tappo trasparente, avente la scritta a lettere nere "MINA" (colore rosso, N° 2012301).

Paese d'origine: Cina

Rischio: chimico. I prodotti contengono quantità eccessive di cadmio (valore misurato fino al 6% del peso). Il cadmio è classificato come nocivo se ingerito, inalato o se a contatto con la pelle. Il prodotto, quindi, non era conforme al Regolamento sui prodotti cosmetici (CE) n.1223/2009.

Misure adottate dallo Stato notificante: misure obbligatorie, divieto di commercializzazione del prodotto e altre misure.

UN CASO DI DERMATITE DA CONTATTO ACUTA CAUSATA DALLA FORMALDEIDE IN PRODOTTI LISCIANTI PER CAPELLI

12/02/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 2014: 70, 384-386), di Laura Van Lerberghe e Marie Baeck (Department of Dermatology, Cliniques Universitaires Saint-Lu, UCL, B-1200, Brussels, Belgium) relativo ad un caso particolare di dermatite da contatto acuta causata dalla Formaldeide presente in alcuni prodotti liscianti per capelli, argomento più volte trattato nel sito.

Gli Autori riportano che i trattamenti liscianti per capelli (noti anche come hair-smoothing o Brazilian keratin), che sono i metodi usati dai parrucchieri per lisciare i capelli ricci, recentemente, sono diventati di moda in molti saloni di parrucchieri. Gli Autori sottolineano che tali prodotti, generalmente, contengono formaldeide che altera la cheratina dei capelli al fine di determinare un effetto levigante sui capelli crespi. Il processo di tale trattamento, di solito, comprende tre operazioni: 1) applicazione del prodotto ai capelli, 2) asciugatura dei capelli, 3) trattamento termico dei capelli (generalmente con un ferro per stirare i capelli). Gli Autori sottolineano che i prodotti per stirare i capelli possono provocare una dermatite allergica da contatto estremamente grave, in quanto, molto spesso, gli allergeni responsabili sono la formaldeide e i prodotti che la liberano (1, 2).

CASO CLINICO

Gli Autori descrivono il caso di una donna di 41 anni, in buono stato di salute, non atopica, che presentava un eczema acuto trasudante dal cuoio capelluto, dalla fronte e dal collo con un importante edema palpebrale. Gli Autori riferiscono che la donna, il giorno prima, aveva eseguito un trattamento hair-smoothing, utilizzando un prodotto contenente formaldeide, che era stato acquistato dal suo parrucchiere in Marocco. Gli Autori, inoltre, riferiscono che questo era il quarto trattamento lisciante a cui la donna si era sottoposta negli ultimi 2 anni e ad ogni trattamento era seguita sempre un'eruzione con prurito. Gli Autori, quindi, avevano trattato la paziente con il metilprednisolone per via orale e la donna aveva mostrato un rapido miglioramento dopo una settimana. Gli Autori, inoltre, avevano eseguito il patch test con la serie europea di riferimento (Chemotechnique, Vellinge, Svezia), con la serie di prodotti utilizzati dal parrucchiere (Chemotechnique; Trolab, Almirall Hermal, Reinbek, Germania), con una serie di conservanti e antisettici (Chemotechnique; Trolab, Almirall Hermal) e con il prodotto utilizzato dalla donna, testato "come è" e diluito al 10% e all'1% in soluzione fisiologica (con il test IQ Ultra Chambers®, Chemotechnique e cerotto Mefix®, Mölnlycke Healthcare, Gothenburg, Svezia). I patch test eseguiti dagli Autori, letti il 2° e il 4° giorno, secondo criteri dell'International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG), avevano mostrato reazioni positive  alla formaldeide (CAS n. 50-00-0) (++), ai prodotti che rilasciano la formaldeide, cioè, l'imidazolidinyl urea (CAS n. 39236-46-9) (+), la diazolidinyl urea (CAS n. 78491-02-8) (+) e il 2-bromo-2-nitropropano-1,3-diolo (CAS n. 52-51-7) (+) e al prodotto per capelli applicato alla donna (++).

DISCUSSIONE E CONCLUSIONE

Gli Autori precisano che i prodotti liscianti per capelli sono usati dai parrucchieri, ma che molti utilizzatori possono ottenerli anche via internet. Sottolineano, inoltre, che nonostante la crescente frequenza di dermatite allergica da contatto, come riportato nei congressi e tramite i network di Cosmetovigilanza, questo è il primo caso riportato in letteratura. Gli Autori puntualizzano che gli allergeni responsabili in questi prodotti per capelli sono in primo luogo la formaldeide e i prodotti che la rilasciano. Gli Autori riportano che, secondo la Direttiva europea sui prodotti cosmetici (3), la concentrazione massima autorizzata di tali sostanze nei prodotti cosmetici finali è dello 0,2% (ndt: dall’11 luglio 2013 la legislazione in vigore è il Regolamento CE n.1223/2009, che nell'Allegato V riporta la concentrazione massima autorizzata di formaldeide nei prodotti finiti che risulta essere la stessa). Gli Autori, inoltre, sottolineano che, nonostante ciò, sono stati  osservati casi di dermatite allergica da contatto in pazienti precedentemente sensibilizzati e in pazienti che utilizzavano  prodotti liscianti per capelli contenenti alte concentrazioni di formaldeide, in quanto provenienti da paesi stranieri non sottoposti alle disposizioni normative della Direttiva UE (come il Nord Africa). Questo era il caso della paziente degli Autori, che aveva usato un prodotto che, a seguito di analisi per titolazione e gas cromatografia-spettrometria di massa dell'Atlantic Product Safety Health Canada, era risultato contenere un contenuto di formaldeide pari al 2,84% (4, 5). Gli Autori mettono in evidenza che attualmente, sempre più persone utilizzano prodotti liscianti senza formaldeide, ma che i risultati in termini di efficacia non sono molto convincenti. Per tale motivo, quindi, concludono che i prodotti liscianti per capelli alternativi, cioè non contenenti formaldeide, non sono equivalenti a quelli contenenti formaldeide.

BIBLIOGRAFIA

1. Pierce J S, Abelmann A, Spicer L J et al. Characterization of formaldehyde exposure resulting from the use of four professional hair straightening products. J Occup Environ Hyg 2011: 8: 686–699.

2. Monakhova Y B, Kuballa T, Mildau G et al. Formaldehyde in hair straightening products: rapid H NMR determination and risk assessment. Int J Cosmet Sci 2013: 35: 201–206.

3. Reglement europeen 1223/2009, annexe III (13.) et annexe V (pr´eambule+5). Available at: http://eur-lex.europa.eu/LexUri Serv/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:342:00 59:0209:EN:PDF (last accessed 22 December 2009).

4. Santé Canada Plusieurs solutions de lissage des cheveux contiennent des concentrations excessives en formald´ehyde, Avis 12 avril 2011. Available at: 110413_solutions_lissage_cheveux_formaldehyde.pdf (last accessed 12 April 2011).

5. ANSM. Liste des produits de lissage capillaire contenant des concentrations en formaldéhyde supérieures à la limite réglementaire et identifiés en France. Available at: http://ansm.sante.fr/var/ansm_site/storage/original/application/46a17154c4e51b70f66a836c24588e70.pdf (last accessed 18 June 2013).

SINDROME ORTICARIA DA CONTATTO CAUSATA DAL POLYAMINOPROPYL BIGUANIDE CONTENUTO IN SALVIETTINE PER L'IGIENE INTIMA

12/02/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 2014: 71, 307-309), di Kris Creytens1, An Goossens1, Margriet Faber2, Didier Ebo2 e Olivier Aerts3 (1Department of Dermatology, University Hospitals K.U. Leuven, 3000 Leuven, Belgium, 2Department of Immunology-Allergology-Rheumatology, Faculty of Medicine and Health Sciences, University of Antwerp, 2650 Antwerp, Belgium e 3Department of Dermatology, University Hospital UA, 2650 Antwerp, Belgium) relativo ad un caso di orticaria da contatto causata dal Polyaminopropyl Biguanide, contenuto in salviettine per l'igiene intima.

 

Gli Autori evidenziano che sono note le reazioni allergiche gravi di tipo immediato dovute alle sostanze chimiche a basso peso molecolare o ai prodotti derivati da proteine presenti nei cosmetici, ma che sono considerate rare. Nell'articolo gli Autori descrivono il caso di un uomo che ha sviluppato una reazione sistemica immediata grave in seguito all'uso di salviettine umidificate per l'igiene intima.

CASO CLINICO

Il caso descritto riguarda un uomo di 39 anni, di origine caucasica, atopico (eczema e rino-congiuntivite) e diabetico (che assumeva metformina per via orale) che, nel mese di ottobre 2012, aveva riferito agli Autori una storia di prurito anale, angioedema e malessere generale in seguito dell'uso di salviettine umidificate per l'igiene intima, che lo aveva spinto a recarsi presso il reparto d'urgenza della loro clinica dermatologica. Gli Autori riferiscono che il paziente, in precedenza, aveva già avuto esperienze simili in seguito all'uso di salviettine umidificate. Gli Autori, quindi, avevano eseguito i patch test con la serie europea di riferimento e, inoltre, avevano eseguito sia il patch test che il prick test con le salviettine e con gli ingredienti che erano disponibili, cioè, il fenossietanolo 1% pet., la chamomilla recutita (camomilla tedesca) 1% pet., l'estratto di anthemis nobilis (camomilla romana) 1% pet. e il cocamidopropyl betaina 1% aq. (tutti ottenuti dal Chemotechnique, Vellinge, Svezia), il glicole propilenico 10% aq., l'allantoina 1% pet., e il polyaminopropyl biguanide diluito 1:10 con acqua (preparata dagli Autori). Gli Autori riferiscono che i controlli positivi e negativi per il prick test erano, rispettivamente, l'istamina e la soluzione fisiologica. Aggiungono, inoltre, che con il prick test era stata testata anche la clorexidina (1% aq.), un'altro derivato biguanide. Gli Autori riportano che tutti i patch test avevano dato esito negativo, mentre i prick test, sia per le salviettine che per l'ingrediente poliesametilen biguanide (PHMB), avevano provocato forti reazioni positive dopo 15 minuti, che continuavano ad aumentare di intensità durante le 2 ore successive. Il prick test con clorexidina, invece, aveva dato un risultato negativo. Gli Autori riferiscono, inoltre, di aver eseguito un test di attivazione basofila in citometria a flusso (BAT) (1, 2) con il polyaminopropyl biguanide e la clorexidina, risultato positivo per il PHMB ma negativo per la clorexidina. Questo test era stato eseguito anche in 3 individui sani (controlli) che erano stati frequentemente esposti al polyaminopropyl biguanide, ma che non avevano avuto conseguenze come risultato di questa esposizione frequente.

DISCUSSIONE

Gli Autori riportano che il polyaminopropyl biguanide (INCI) (CAS nos. 32289-58-0; 70170-61-5; 133029-32-0; 28757-47-3), la poliesanide (INN) e il PHMB (CAS n. 32289-58-0) sono nomi di sostanze battericida ad ampio spettro e ad azione rapida, che, attualmente, sono ampiamente utilizzate come conservanti nei cosmetici, come gli struccanti, i tonici, i detergenti per il viso e le salviettine (per bambini). L'uso di questa sostanza è consentito fino a concentrazioni dello 0,3%, secondo l'allegato VI della Direttiva europea sui cosmetici 76/768/CEE (ndt: dall’11 luglio 2013 la legislazione in vigore è il Regolamento CE n.1223/2009, che nell'Allegato V riporta la concentrazione massima autorizzata di PAPB che risulta essere la stessa). (3). Gli Autori aggiungono che questa sostanza è utilizzata anche come disinfettante dell'acqua nel trattamento di piscine. Gli Autori sottolineano, inoltre, che negli ultimi anni, c'è stato un uso crescente del PHMB come componente di soluzioni antisettiche per la cura delle ferite, gel e fasciature (4). Gli Autori riportano una serie di articoli di letteratura scientifica in cui si parla del PHMB. Dissemond et al. consigliavano il PHMB come prima scelta per il trattamento delle ferite croniche e acute, colonizzate e localmente infette (5). Riportavano, inoltre, che tale sostanza è utilizzata anche nei disinfettanti non analcolici e nelle lozioni per lo sfregamento delle mani, che sono molto usate negli ospedali. Altri Autori riferivano che il PHMB è l'antisettico più frequentemente utilizzato in chirurgia ortopedica e traumatica, grazie alla sua compatibilità tissutale (6). Altri ancora riportavano che il PHMB è un antisettico preoperatorio alternativo per i pazienti intolleranti allo iodio nella chirurgia della cataratta (7).Gli Autori citano, inoltre, un articolo di Maibach e Johnson, che nel 1975, avevano descritto la sindrome di orticaria da contatto (8), che era stata suddivisa in quattro fasi diverse a seconda della gravità: le fasi 1 e 2 comprendevano solo reazioni cutanee, mentre le fasi 3 e 4 includevano anche reazioni extracutanee. La fase 3, inoltre, comprendeva l'asma bronchiale, la rino-congiuntivite e sintomi oro-laringei o gastrointestinali e la fase 4 includeva reazioni anafilattiche (9). Gli Autori riferiscono che, in precedenza, erano stati pubblicati in letteratura quattro casi di sindrome di orticaria da contatto causata dal PHMB; 3 casi si erano verificati durante un intervento chirurgico (10, 11) e il quarto in tre diverse occasioni, cioè, in seguito all'uso di una medicazione, di un antisettico e di salviette umidificate (12). A tale proposito, gli Autori citano un articolo di Olivieri in cui veniva descritto il caso di una ragazza di 18 anni e di un ragazzo di 15 anni che avevano avuto entrambi gravi reazioni immediate in seguito all'uso di un disinfettante, contenente il PHMB, per pulire le ferite durante un intervento chirurgico ortopedico. L'ipersensibilità immediata al PHMB era stata dimostrata da risultati positivi ai prick test. Entrambi i pazienti, inoltre, erano stati precedentemente esposti alla clorexidina, ma il prick test con questa sostanza aveva dato risultati negativi. Gli autori citano, inoltre, un articolo di Ferrarini che aveva descritto un caso di anafilassi in un ragazzo di 14 anni, verificatosi durante un intervento chirurgico ortopedico in seguito all'uso perioperatorio di una soluzione contenente il PHMB sulla ferita. In questo caso era stata ipotizzata l'ipersensibilità di tipo immediato al PHMB, ma non erano stati eseguiti i prick test. Gli Autori riportano, infine, il quarto caso riferito in un articolo di Kautz che aveva descritto il caso di una donna di 81 anni con sintomi di una sindrome di orticaria da contatto, in fase 3, manifestata dopo l'uso di una nuova marca di salviettine umidificate contenenti il PHMB. Kautz sottolineava che la donna aveva già manifestato tre episodi di sindrome di orticaria da contatto con sintomi lievi causati dallo stesso agente antimicrobico: uno di fase 2 causato da una medicazione per la cura di ferite e due episodi successivi verificati in seguito all'utilizzo di due differenti prodotti per la pulizia di ferite. I prick test eseguiti per questa paziente con il PHMB e la clorexidina avevano dato risultati positivi e l'immunoCAPs aveva rivelato IgE specifiche per il PHMB e la clorexidina. Gli Autori evidenziano, quindi, che Kautz era stato in grado di dimostrare in vitro la limitata reattività crociata, con maggiore avidità degli anticorpi IgE della paziente per il PMBH rispetto alla clorexidina. Gli Autori riferiscono che il loro paziente non aveva reagito alla clorexidina, sia con il prick test che con il test BAT. Gli Autori sottolineano che la clorexidina è anch'essa un biguanide, ed è nota essere la causa di reazioni cutanee immediate IgE-mediate (13, 14). Come la clorexidina anche la metformina ha due gruppi biguanidinici. Gli Autori riferiscono che era già stato riportato in letteratura lo sviluppo di angioedema subito dopo l'assunzione di una singola dose di metformina (15). Gli Autori puntualizzano che il loro paziente, tuttavia, non aveva riportato effetti collaterali avversi a questo farmaco. Gli Autori sottolineano che il PHMB è una causa rara di allergia da contatto di tipo ritardato. A conferma di tale affermazione gli Autori riferiscono che, in soggetti sottoposti a patch test in studi di McFadden (16) e Schnuch et al., (17, 18), le reazioni positive ai patch test, infatti, erano state ottenute, rispettivamente, con una frequenza molto bassa, cioè dello 0,5%, e dello 0,4-0,8%. Gli Autori, inoltre, riportano che più recentemente, è stato dimostrato che il PHMB è un allergene "occupazionale" negli operatori del settore sanitario, a causa del suo uso nelle soluzioni non alcoliche per lo sfregamento delle mani (19), ma anche nelle salviettine umidificate (20) e negli struccanti (Aerts, osservazione personale, 2014). Gli Autori riportano che secondo l'Agenzia europea per le sostanze chimiche, il PHMB è una sostanza fortemente irritante per gli occhi del coniglio, ma che non era stato classificato come irritante della pelle o delle vie respiratorie. Riferiscono, inoltre, che il PHMB era considerato essere un sensibilizzante sulla base di studi sia nell'animale che nell'uomo (21).

CONCLUSIONE

In base alla loro conoscenza gli Autori riferiscono che a) questo è il secondo caso di sindrome orticaria da contatto grave (fase 3) causata dal PHMB, contenuto in salviettine umidificate, con meccanismo IgE-mediato; b) anche se era stata segnalata una cross-sensibilità (parziale) alla clorexidina in questo caso clinico non era stato possibile evidenziarla. Gli Autori concludono sottolineando che, essendo stato dimostrato che il PHMB ha proprietà sensibilizzanti, il suo uso sempre più crescente nei disinfettanti non-analcolici per la cura delle ferite ed anche come conservante nei cosmetici, richiede un’attenta sorveglianza in quanto allergene emergente.

 BIBLIOGRAFIA

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2. Ebo D G, Bridts C H, StevensWJ. IgE-mediated anaphylaxis from chlorhexidine: diagnostic possibilities. Contact Dermatitis 2006: 55: 301–302.

3. European Commission. Health and consumers cosing database. Polyaminopropyl biguanide, 1999. Available at: http://ec.europa.eu/consumers/cosmetics/cosing/index.cfm?fuseaction=search.details_v2&id=36692 (last accessed 23 May 2014).

4. Lachapelle J M. A comparison of the irritant and allergenic properties ofantiseptics. Eur J Dermatol 2014: 24: 3–9.

5. Dissemond J, Gerber V, Kramer A, Riepe G, Strohal R, Vasel-Biergans A, Eberlein T. A practice-oriented recommendation for treatment of critically colonised and locally infected wounds using polihexanide. J Tissue Viability 2010: 19: 106–115.

6. Röhner E, Seeger J B, Hoff P et al. Preferred use of polyhexanide in orthopedic surgery. Orthopedics 2011: 34: e664–e668.

7. Hansmann F, Kramer A, Ohgke H, Strobel H, Müller M, Geerling G. Polyhexamethylbiguanide (PHMB) as preoperative antiseptic for cataract surgery. Ophthalmology 2004: 101: 377–383.

8. Maibach H I, Johnson H L. Contact urticaria syndrome. Contact urticaria to diethyltoluamide (immediate-type hypersensitivity). Arch Dermatol 1975: 111: 726–730.

9. von Krogh G, Maibach H I. The contact urticaria syndrome – an updated review. J Am Acad Dermatol 1981: 5: 328–342.

10. Olivieri J, Eigenmann P A, Hauser C. Severe anaphylaxis to a new disinfectant: polyhexanide, a chlorhexidine polymer. Schweiz Med Wochenschr 1998: 128: 1508–1511.

11. Ferrarini A, Baggi M, Flückiger R, Bianchetti M G. Intraoperative anaphylaxis to a chlorhexidine polymer in childhood. Paediatr Anaesth 2006: 16: 705.

12. Kautz O, Schumann H, Degerbeck F, Venemalm L, Jakob T. Severe anaphylaxis to the antiseptic polyhexanide. Allergy 2012: 65: 1058–1072.

13. Pham N H,Weiner J M, Reisner G S, Baldo B A. Anaphylaxis to chlorhexidine. Case report. Implication of immunoglobulin E antibodies and identification of an allergenic determinant. Clin Exp Allergy 2000: 30: 1001–1007.

14. Garvey L H, Krøigaard M, Poulsen L K, Skov P S, Mosbech H, Venemalm L, Degerbeck F, Husum B. IgE-mediated allergy to chlorhexidine. J Allergy Clin Immunol 2007: 120: 409–415.

15. Atik D, Büyükcam F, Y

DERMATITE ALLERGICA DA CONTATTO CAUSATA DALL'OLIO DI ARGAN IN UNA BAMBINA

12/02/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 2014: 71, 316-317), di Nuria Barrientos, María Moreno de Vega e José Dominguez (Dermatology, Hospital Universitario del Henares, Avda. Marie Curie, s/n, 28822 Madrid, Spain) relativo ad un caso particolare di dermatite da contatto causata dall'Olio di Argan in una bambina di 8 anni.

CASO CLINICO

Gli Autori descrivono il caso di una bambina di 8 anni, che aveva partecipato ad una festa di Halloween, durante la quale il suo viso era stato colorato con una matita per make-up. Riferiscono, inoltre, che in seguito alla rimozione del make-up, la bambina aveva sviluppato delle macchie pruriginose, eritematose e squamose sulle guance e intorno alla zona periorale. Gli Autori aggiungono che la madre aveva applicato sulle lesioni, per alcuni giorni, l'olio di argan, che però aveva causato un peggioramento del rash. Riferiscono che, successivamente, la bambina era stata trattata nel loro reparto con una crema a base di metilprednisolone aceponato e che in seguito alla sospensione dell'uso dell'olio di argan l'eruzione si era risolta in pochi giorni. Gli Autori riferiscono, inoltre, di aver eseguito i patch test con la serie europea di riferimento (True Test®) e con i prodotti utilizzati dalla paziente, applicati con il test Finn Chambers® su nastro Scanpor®. I patch test erano stati letti il 2° e il 4° giorno secondo le linee guida dell'International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG). Non erano state osservate reazioni ai componenti del True Test®. Era stata, invece, osservata una reazione positiva alla matita colorata (+) e all'olio di argan (+++). Gli Autori, inoltre, riportano che l'olio di argan puro era stato testato allo stesso modo in 8 controlli sani e aveva dato esito negativo.

DISCUSSIONE

Gli Autori riportano che l'olio di argan è utilizzato, tradizionalmente, in Marocco per le sue proprietà cosmetiche, medicinali e nutrizionali. Sottolineano, inoltre, che negli ultimi 5 anni, l'olio di argan è diventato un prodotto popolare ed è, quindi, largamente disponibile. Gli Autori ricordano che l'olio di argan è ottenuto dai frutti dell'albero di argan e che per prepararlo si conservano i noccioli non tostati. Riferiscono, inoltre, che il 99% dell'olio di argan è costituito dagli acilgliceroli, mentre il restante 1% è costituito, prevalentemente, da acidi grassi come l'acido oleico e l'acido linoleico (1, 2). Gli Autori riferiscono che l’uso dell'olio di argan sembra essere efficace nell'acne giovanile, nella varicella,  nella formazione di rughe, in caso di pelle secca, di capelli secchi, etc. Gli Autori riportano, inoltre, che, in letteratura, è ben nota la dermatite allergica da contatto causata dagli oli essenziali presenti nei cosmetici e che gli allergeni più comuni sono l'ylang-ylang, l'olio di citronella, il gelsomino assoluto e l'olio di sandalo (3). Gli Autori riferiscono che il primo caso di allergia all'olio di argan era stato riportato da Astier et al., che avevano descritto il caso di un paziente con anafilassi, causata dall'esposizione orale all'olio di argan (4). In questo articolo, quindi, gli Autori riportano il primo caso di dermatite allergica da contatto causata dall'olio di argan (acquistato via internet ). Gli Autori sottolineano che, sebbene l'etichetta sulla confezione e i dati del produttore mostrino una composizione di olio di argan pari al 100%, è stato ipotizzato che, probabilmente, il prezzo elevato dell'olio di argan possa favorire i tentativi fraudolenti di vendere olio di argan adulterato. A tale proposito gli Autori riferiscono che non avevano potuto analizzare olio di argan della paziente. Gli Autori ribadiscono che la paziente, però, aveva mostrato anche una reazione alla matita per il make-up sebbene in misura minore rispetto all'olio di argan. La matita era stata acquisita in un negozio di prodotti cinesi, non aveva l'etichetta con gli ingredienti e non erano stati in grado di ottenere ulteriori informazioni dal produttore. Secondo gli Autori, quindi, questo caso dimostra l'importanza di testare i cosmetici utilizzati dal paziente. Gli Autori, infine, concludono che la sensibilizzazione all'olio di argan può essere più comune di quanto si pensi, e, quindi, suggeriscono, in presenza di evidenze cliniche, di eseguire i patch test con l'olio di argan.

BIBLIOGRAFIA

1. Charrouf Z, Guillaume D. Argan oil: ocurrence, composition and impact on human health. Eur J Lipid Sci Technol 2008: 110: 632–636.

2. El Monfalouti H, Guillaume D, Denhez C et al. Therapeutic potential of argan oil: a review. J Pharm Pharmacol 2010: 62: 1669–1675.

3. Lapeere H, Boone B, Verhaeghe E et al. Contact dermatitis caused by lovage (Levisticum officinalis) essential oil. Contact Dermatitis 2013: 69: 181–182.

4. Astier C, El Alaoui BenchadY, Morenet-Vautrin D A. Anaphylaxis to argan oil. Allergy 2010: 65: 662–669.

IL POLYESAMETILENE BIGUANIDE È UN RILEVANTE AGENTE SENSIBILIZZANTE NELLE SALVIETTINE UMIDIFICATE

12/02/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 2014: 70, 323-325), di Julie Leysen1, An Goossens2, Julien Lambert1 and Olivier Aerts1 (1Department of Dermatology, University Hospital Antwerp, B-2650, Antwerp, Belgium and 2Department of Dermatology, University Hospitals Leuven, B-3000, Leuven, Belgio) relativo ad un caso di dermatite allergica da contatto causata dall'uso di salviettine umidificate contenenti il Polyesametilene Biguanide.

Gli Autori riportano che il polyesametilene biguanide(PHMB; CAS 28757- 43-3) è un conservante utilizzato come biocida nei prodotti industriali (ad esempio disinfettanti per piscine), nei dispositivi medici (ad esempio detergenti per ferite), nelle soluzioni per lenti a contatto e nei cosmetici come  ad esempio le salviettine umidificate, i deodoranti e i detergenti per il viso. Gli Autori riferiscono che questo conservante è considerato un raro allergene da contatto, con un tasso di sensibilizzazione di ~ 0.5% in una popolazione non selezionata (1, 2). Gli Autori, inoltre, riferiscono che la sensibilizzazione non sembra essere associata all'esposizione ai cosmetici (2). Nell'articolo gli Autori descrivono un caso di dermatite allergica da contatto manifestata in seguito all'uso di salviette umidificate contenenti il PHMB.

CASO CLINICO

Gli Autori descrivono il caso di un uomo di 42 anni, non atopico, che presentava una dermatite cronica, recidivante e pruriginosa nella regione ano-genitale. Gli Autori spiegano che l'uomo utilizzava spesso salviettine umidificate per l'igiene intima, in concomitanza a prodotti farmaceutici per uso topico. I patch test erano stati eseguiti sulla parte superiore del dorso con la serie di base, una serie di cosmetici e farmaci, con gli anestetici locali e i prodotti utilizzati dall'uomo, tra cui le salviettine umidificate. Il PHMB era stato testato a diverse concentrazioni (20%, 2% e 0,2% aq.). Le letture del patch test erano state eseguite secondo le linee guida dell'International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG). Le reazioni osservate il giorno 2 e 4 erano, rispettivamente, + e ++ al PHMB 20% (con reazione papulo-vescicolare, che si estendeva all'esterno della camera di prova) e +? e + al PHMB 2%. Non erano state osservate reazioni al PHMB 0,2%. Gli Autori riportano, inoltre, che i patch test avevano dato reazioni positive anche alla pomata emorroidaria, ad un pezzo di carta igienica umida, al mix di alcoli per la lana 30% pet., all'olio di ricino, all'amerchol® 50% pet. e al metilcloroisotiazolinone (MCI)/metilisotiazolinone (MI) 0,01% aq., mentre non c'era stata nessuna reazione alla clorexidina 0,5% aq. Esclusa la reazione positiva al MCI/MI 100 ppm, che, probabilmente, era più attribuibile all'uso in passato di salviettine contenenti MCI/MI o MI, si erano prese in considerazione tutte le altre sostanze che avevano dato reazioni positive: l'olio di ricino, infatti, era un ingrediente della crema emorroidaria, gli alcoli della lana erano presenti nell'unguento e il PHMB, citato sull'etichetta come polyaminopropyl biguanide (PAPB), era un ingrediente delle salviette. Gli Autori riferiscono che la pelle dell'uomo era guarita con l'uso di corticosteroidi topici e che i sintomi non si erano ripresentati in seguito, evitando il contatto con gli allergeni.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONE

Gli Autori riportano che il PHMB, che è un polibiguanide e quindi un analogo del PAPB, è un agente antimicrobico ampiamente utilizzato e consentito, per l'utilizzo nei cosmetici, in concentrazioni fino allo 0,3%. Gli Autori riportano uno studio del 2007 che aveva indicato che i fattori di rischio associati alla sensibilizzazione al PHMB erano principalmente: il sesso maschile, l'esposizione professionale, la dermatite alle mani e alle gambe (2). Gli Autori riferiscono che le concentrazioni per il patch test con il PHMB in letteratura (1, 2) sono pari a 2,5% e 5%, considerate concentrazioni non irritanti e a basso potenziale sensibilizzante. Tuttavia, gli Autori riportano che nel loro paziente, in cui era stato testato accidentalmente il PHMB al 20% aq., non avevano osservato alcuna reazione tossica o irritante. Al contrario, le reazioni mostravano un aumento della positività dal giorno 2 al giorno 4 e una diminuzione dalla concentrazione più elevata (20% aq .: ++) alla concentrazione più bassa (2% aq .: +). Gli Autori riferiscono, inoltre, che la morfologia del patch test con il PHMB 20% aq. era compatibile con una risposta allergica da contatto. Gli Autori riportano che evitando il contatto con questo allergene la dermatite era scomparsa. Gli Autori aggiungono che, poiché le concentrazioni di PHMB per i test attualmente consigliate ( 2,5% aq. e il 5% aq.) producevano soprattutto reazioni 1+, che a volte sono difficili da differenziare da reazioni irritanti o falsi positivi, potrebbero essere necessarie, in casi selezionati, concentrazioni più elevate. Secondo gli Autori, inoltre, in pazienti sensibilizzati al PHMB, dovrebbe essere considerata la reattività crociata (parziale) ad altri biguanidi, quali la clorexidina e l'esamidina. Al contrario, per quanto riguarda le reazioni di tipo I per il PHMB, Kautz et al. (3) avevano riportato che i pazienti allergici alla clorexidina potevano essere a rischio per l'allergia al PHMB, dato che gli anticorpi IgE specifici mostravano una maggiore aggressività verso il PHMB, anche se non sempre. Gli Autori riferiscono, inoltre, come l'eczema indotto dalla clorexidina può precedere di anni lo sviluppo di anafilassi indotta dalla clorexidina (4), lo stesso potrebbe applicarsi a soggetti sensibilizzati con il PHMB, com'è stato descritto anche in letteratura (3, 5). Nel caso descritto dagli Autori non vi era alcuna reazione simultanea al patch test con la clorexidina. Gli Autori sottolineano che data la storia del paziente, che si era presentato con una chiara ipersensibilità di tipo ritardata non erano stati eseguiti test per le IgE e prick test per la clorexidina o per il PHMB. In conclusione, gli Autori in questo articolo riportano il caso di un paziente sensibilizzato al PHMB attraverso l'uso di salviettine umidificate, dimostrando che la sensibilizzazione a tale sostanza non dovrebbe essere considerata solo in un contesto professionale. Secondo gli Autori sembra essere auspicabile una valutazione della migliore concentrazione di PHMB per i patch test. Gli Autori, inoltre, suggeriscono che nei pazienti con allergia nota al PHMB dovrebbero essere considerate le possibili reazioni crociate alle biguanidi strutturalmente correlate.

 BIBLIOGRAFIA

1. Schnuch A, Geier J, Brasch J et al. Polyhexamethylenebiguanide: a relevant contact allergen? Contact Dermatitis 2000: 42: 302–303.

2. Schnuch A, Geier J, Uter W et al. The biocide polyhexamethylene biguanide remains an uncommon contact allergen. Contact Dermatitis 2007: 56: 235–239.

3. Kautz O, Schumann H, Degerbeck F et al. Severe anaphylaxis to the antiseptic polyhexanide. Allergy 2010: 65: 1068–1070.

4. Ebo D G, Stevens W J, Bridts C H et al. Contact-allergic dermatitis and life-threatening anaphylaxis to chlorhexidine. J Allergy Clin Immunol 1998:101 (1 Pt 1): 128–129.

5. Sachs B, Fischer-Barth W, Erdmann S et al. Anaphylaxis and toxic epidermal necrolysis or Stevens–Johnson syndrome after nonmucosal topical drug application: fact or fiction? Allergy 2007: 62: 877–883.

 

   

  

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