Farmacovigilanza

EMERGENZA COVID-19: AIFA autorizza uno studio clinico pragmatico su idrossiclorochina

In data 08/04/2020, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato la conduzione di uno studio clinico, promosso da ASUR-AV5 Ascoli Piceno, volto a valutare l’efficacia dell’idrossiclorochina (HCQ), rispetto alla terapia standard, per il trattamento domiciliare di pazienti che presentano un quadro clinico lieve di COVID-19 e che si trovano in isolamento domiciliare (Hydro-Stop-COVID19). [1].

L’HCQ (Plaquenil® cp da 200mg) è un analogo della clorochina chimicamente molto simile e che ne condivide il meccanismo d’azione. Attualmente in Italia è approvato in campo reumatologico alla dose di 200 mg/2 die anche per periodi molto prolungati; esiste quindi ampia esperienza clinica (superiore rispetto alla clorochina) riguardo alla sua tollerabilità [2]. Il razionale dell’utilizzo del farmaco in COVID-19 si basa su studi in vitro e in vivo che dimostrano oltre ad un suo effetto antivirale attraverso l’alterazione (aumento) del pH endosomiale, determinante per la fusione virus-cellula, e della glicosilazione dei recettori cellulari di SARS-COV-2, un’attività immunomodulante che potrebbe potenziare l’effetto antivirale in vivo. HCQ ha anche mostrato effetti immunosoppressivi su alcune citochine e fattori pro-infiammatori. A questo si aggiungono i risultati preliminari di uno studio francese condotto su 20 pazienti ospedalizzati con COVID-19 confermata e trattati con HCQ 200 mg/3die per 10 giorni che hanno mostrato una remissione virologica della malattia rispetto al gruppo di controllo (70% dei pazienti trattati vs. rispetto 12,5% dei pazienti non trattati con HCQ) [3]. AIFA ha recentemente consentito l’uso off-label del farmaco nell’ambito del piano nazionale di gestione della pandemia COVID-19, uso da considerarsi sia in pazienti con COVID-19 di minore gravità gestiti a domicilio sia in pazienti ospedalizzati, previa valutazione clinica del caso circa il rapporto beneficio-rischio del farmaco [2].

Lo studio Hydro-Stop-COVID19, trial pragmatico, randomizzato, in open label, mira a valutare se il trattamento domiciliare dei pazienti con infezione sintomatica da SARS-CoV-2 in fase precoce possa ridurre la carica virale e la necessità di ospedalizzazione, quindi prevenire la progressione della malattia a condizioni critiche e che mettono in pericolo la vita.

È previsto l’arruolamento di circa 216 pazienti secondo i seguenti criteri di inclusione:

- almeno 18 anni di età,

- diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, confermata da tampone nasofaringeo;

- isolamento domiciliare perché il quadro clinico secondo l’azienda sanitaria locale non è abbastanza severo da richiedere ricovero ospedaliero;

- con almeno uno dei segni/sintomi presenti il giorno del tampone: Febbre >37,0°, dispnea, tosse.

Età <18 anni, controindicazioni al trattamento, tra cui allergia al principio attivo, e gravidanza o allattamento, sono elencati tra i criteri di esclusione dallo studio.

Dopo l’arruolamento iniziale di tutti i pazienti sottoposti a tampone nasofaringeo, saranno randomizzati solo quelli con esito positivo e firma del consenso informato a ricevere:

- trattamento con HCQ, in aggiunta alla terapia standard: somministrazione di una dose di carico di 400 mg/2die il primo giorno e di dosi di mantenimento di 200 mg/2die per i successivi 6 giorni

- sola terapia standard secondo le linee guida SIMIT.

I pazienti di almeno 70 anni, o con compromissione renale o epatica o cardiaca non riceveranno la dose di carico di 400 mg/2 die ma solo quella di 200 mg/2die per tutti i 7 giorni di trattamento. I pazienti nel braccio in trattamento riceveranno la quota di farmaco assegnata direttamente a casa. Per entrambi i bracci, si procede a ripetere il tampone ai giorni 8 e 15 per valutare la clearance virologica (esito negativo del test). Durante lo studio verranno monitorate telefonicamente (o tramite visite domiciliari dove necessario) temperatura corporea, frequenza respiratoria, saturazione di ossigeno periferica, ospedalizzazione, e mortalità.

Il protocollo di studio è stato approvato dal Comitato Etico unico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. L’intera documentazione è disponibile sul sito AIFA nella sezione “Sperimentazioni cliniche - COVID-19” [1].


Bibliografia

1. https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1131319/Hydro-Stop_Documenti.zip/f2aa3915-6433-e7da-0c61-3b929a8f8617

2. Idrossiclorochina nella terapia dei pazienti adulti con COVID-19. Scheda informativa disponibile al seguente link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/0/idrossiclorochina_02.04.2020.pdf/9b4cf710-44ec-3a8e-8493-649d96cfb106

3. Gautret P, et al. Hydroxychloroquine and azithromycin as a treatment of COVID-19: results of an open-label non-randomized clinical trial. Int J Antimicrob Agents. 2020:105949.

EMERGENZA COVID-19: nuove misure EMA per favorire la disponibilità di medicinali in corso di pandemia

In data 06/04/2020, l’EMA ha comunicato l’attuazione di misure supplementari volte a prevenire l’impatto della pandemia sull’approvvigionamento dei medicinali nell’Unione Europea. Alcuni Stati membri dell’UE, infatti, hanno segnalato la carenza di alcuni medicinali, soprattutto quelli utilizzati off-label e in terapia intensiva (anestetici, antibiotici, miorilassanti ecc.) in pazienti affetti da COVID-19.

La carenza di medicinali è un problema sorto già negli ultimi anni che, a causa della pandemia in corso, si è ulteriormente aggravato. Infatti, l’isolamento degli stabilimenti di produzione a causa della quarantena, la chiusura delle frontiere, i divieti di esportazione (ad esempio, quello disposto dalle autorità indiane per 14 principi attivi), l’isolamento di paesi terzi che forniscono medicinali all’UE e l’aumento della domanda degli ultimi mesi hanno influito notevolmente sull’approvvigionamento dei medicinali nei singoli Stati membri.

Al fine di attenuare le interruzioni nel rifornimento e garantire la disponibilità continua dei medicinali, il gruppo direttivo esecutivo dell’UE, nominato appositamente dall’EMA con la Commissione europea e gli Stati membri al fine di gestire le crisi legate a carenze di farmaci provocate da eventi importanti, come l’attuale pandemia da COVID-19, sta istituendo, in collaborazione con l’industria farmaceutica, il sistema “i-SPOC” (punto di contatto unico dell’industria). Tale sistema si basa sulla nomina, in ogni azienda farmaceutica, di uno SPOC, il quale comunicherà direttamente ad EMA tutte le informazioni relative a carenze di medicinali, sia quelli autorizzati a livello nazionale che comunitario, utilizzati per il trattamento dell’infezione da COVID-19. Grazie al sistema “i-SPOC”, l’EMA potrà, da una parte, comunicare più efficacemente e rapidamente con l’industria farmaceutica, dall’altra effettuare una supervisione migliore su tutte le problematiche relative all’approvvigionamento dei medicinali, indipendentemente dal percorso di autorizzazione, al fine di prevenire la carenza di medicinali che diversi Stati membri dell’UE stanno avvertendo.

Contestualmente a ciò, l’EMA e la rete dell’UE stanno discutendo azioni di tipo regolatorio volte a favorire l’aumento delle capacità produttive (accelerare l’approvazione di linee guida ecc.) e, in concerto con l’industria farmaceutica, azioni che mirano ad aumentare la produzione di tutti i medicinali utilizzati nell’ambito della pandemia da COVID-19, in particolare quelli che rischiano di diventare carenti.

Nell’attuare tali misure supplementari, l’EMA sta ponendo in essere processi nuovi e ad hoc, in stretta collaborazione con gli Stati membri. Insieme al network regolatorio, pertanto, l’Agenzia sta monitorando attentamente la situazione.


Bibliografia

1. Fonte AIFA. Nuove misure europee per garantire disponibilità dei farmaci utilizzati nella pandemia da COVID-19. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/-/nuove-misure-europee-per-garantire-disponibilita-dei-farmaci-utilizzati-nella-pandemia-da-covid-19

EMERGENZA COVID-19: Comunicato AIFA sulla gestione degli studi in Italia

In data 07/04/2020, AIFA ha pubblicato un comunicato relativo alla gestione delle sperimentazioni cliniche ed emendamenti sostanziali in Italia a seguito delle misure restrittive eccezionali introdotte dal Governo italiano nell’ambito del contrasto alla pandemia da COVID-19 [1]. Al fine di una corretta gestione nella conduzione degli studi clinici, si invita a consultare la Guidance on the Management of Clinical Trials during the COVID-19 (Coronavirus) pandemic pubblicata sul sito della Commissione Europea, EudraLex Volume 10 Clinical trials: https://ec.europa.eu/health/documents/eudralex/vol10_en.

Modalità di sottomissione di sperimentazioni cliniche ed emendamenti sostanziali

Facendo seguito a quanto già indicato nel precedente comunicato [2], AIFA chiarisce che, anche nel periodo di emergenza dovuta a COVID-19, la sottomissione di richieste di autorizzazione di sperimentazioni cliniche ed emendamenti sostanziali deve avvenire, in accordo alla normativa vigente, tramite l’Osservatorio sulla Sperimentazione Clinica (OsSC). Per i dettagli relativi alle istanze presentate per via telematica, si rimanda al sito: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/istanze-presentate-all-agenzia-italiana-del-farmaco-per-via-telematica-modalita-di-assolvimento-dell-imposta-di-bollo. Inoltre, non è accettabile la sottomissione di richieste di autorizzazione di sperimentazioni cliniche ed emendamenti sostanziali tramite e-mail, ad eccezione degli studi su COVID-19 che possono essere trasmessi ad Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. (in cc a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ) in caso di impossibilità a procedere via OsSC.

Modalità di sottomissione di sperimentazioni cliniche ed emendamenti sostanziali per studi sul trattamento del COVID-19

Relativamente alla sottomissione di sperimentazioni cliniche inerenti il trattamento in generale del COVID-19, è necessario attenersi a quanto indicato nella circolare pubblicata sul sito AIFA (https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/circolare-sulle-procedure-semplificate-per-gli-studi-e-gli-usi-compassionevoli-per-l-emergenza-da-covid-19), come previsto dall’art.17 del Decreto Legge del 17 marzo 2020, n.18 denominato “Cura Italia”. Sulla base del suddetto Decreto Legge, i protocolli di studio sono preliminarmente valutati dalla Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’AIFA e successivamente approvati, dopo valutazione dell’Autorità competente AIFA (Ufficio Sperimentazione Clinica) e del Comitato etico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, identificato come Comitato etico unico nazionale per la valutazione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali per uso umano e dei dispositivi medici per pazienti con COVID-19 . A tal riguardo, AIFA fa presente che il Comitato etico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, dovendo rilasciare il parere unico nazionale, deve essere individuato come Comitato etico coordinatore e pertanto il centro coordinatore dovrà essere individuato nell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Inoltre, si comunica che in accordo al comma 2, secondo periodo dell’art.17 del succitato Decreto Legge, sarà cura dell’AIFA provvedere all’invio del protocollo e della sinossi dello studio in oggetto alla Commissione Tecnico Scientifica (CTS) ai fini della sua preliminare valutazione. I centri che oltre all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma saranno coinvolti nello studio verranno inseriti come satelliti nella sezione G.2 della Clinical Trial Application e i relativi Comitati etici di riferimento, sebbene non formalmente chiamati ad esprimersi, dovranno accettare il parere unico del Comitato etico nazionale tramite compilazione dell’Appendice 8 qualora la CTA sia stata sottomessa fin dall’inizio via OsSC.

Anche gli studi osservazionali farmacologici prospettici devono essere sottomessi ad AIFA e al Comitato etico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.I protocolli di studio osservazionale farmacologico saranno inviati contemporaneamente ad AIFAalla casella di posta Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. in cc), e al Comitato etico nazionale ( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ).

Modalità di comunicazione di provvedimenti indifferibili che modificano l’esecuzione o la gestione delle sperimentazioni cliniche per rispettare le misure in atto a causa del Covid-19

Nel caso in cui, per limitare il rischio di contagio da SARS-CoV-2, si mettano in atto provvedimenti indifferibili che modificano l’esecuzione o la gestione delle sperimentazioni cliniche (comprese le modifiche temporanee al protocollo) per rispettare le misure in atto a causa del COVID-19, dovrà essere presentato ai soli Comitati etici dei centri coinvolti (in cui sono seguiti i pazienti interessati) un emendamento sostanziale notificato, ai fini di garantire una accurata tracciatura di tutte le deviazioni, ma anche di favorire l’implementazione rapida delle misure senza determinare aggravio ulteriore alle strutture interessate. Maggiori dettagli sulle modalità di comunicazione all’Autorità competente e ai Comitati etici delle azioni intraprese o da intraprendere a tutela dei soggetti in sperimentazione clinica, sono riportati al punto 6 della Guidance on the Management of Clinical Trials during the COVID-19 (Coronavirus) pandemic.

Nel comunicato, AIFA offre nuove indicazioni relative alla possibilità di gestione di attività della sperimentazione clinica al di fuori del centro sperimentale. Purché compatibili con la fattibilità al domicilio del soggetto, può essere presa in considerazione l’effettuazione di procedure direttamente a casa del paziente, effettuate dal personale del centro sperimentale o da parti terze. Tali attività di home health care possono comprendere sia procedure cliniche non effettuabili altrimenti (es.: raccolta eventi avversi, segni vitali, etc.), sia la somministrazione di terapie non autosomministrabili (ad es. infusive).

Infine, nel comunicato AIFA sono riportante informazioni relative alla gestione del farmaco sperimentale, al monitoraggio delle sperimentazioni cliniche e all’effettuazione di analisi cliniche e/o indagini strumentali (TAC, RMN, RX) essenziali per la sicurezza dei soggetti.

Bibliografia

1. AIFA – Gestione degli studi clinici in Italia in corso di emergenza COVID-19 (07/04/2020) –https://www.aifa.gov.it/-/gestione-degli-studi-clinici-in-italia-in-corso-di-emergenza-covid-19-coronavirus-disease-19-07-04-2020-

2. AIFA – Gestione degli studi clinici in Italia in corso di emergenza COVID-19 (12/03/2020) – https://www.aifa.gov.it/-/gestione-degli-studi-clinici-in-italia-in-corso-di-emergenza-covid-19-coronavirus-disease-19-

COVID-19: nuove misure AIFA per prevenire la carenza di idrossiclorochina

In data 09/04/2020, l’AIFA suggerisce di intraprendere nuove misure per prevenire il rischio di carenza di idrossiclorochina, già segnalato ad AIFA, lo scorso 3 aprile, dall’azienda Sanofi S.p.A, la quale ha notificato all’Agenzia il rischio di carenza del farmaco Plaquenil a base di tale principio attivo.

Al fine di garantire la continuità terapeutica ai pazienti affetti da patologie reumatologiche, già in trattamento cronico con idrossiclorochina, e assicurare, al contempo, la disponibilità di tale farmaco per l’utilizzo off-label in pazienti affetti dal nuovo COVID-19, l’AIFA suggerisce l’adozione delle seguenti misure:

- Differenziare, mediante specificazione dell’indicazione terapeutica, le prescrizioni “on-label” da quelle off-label (trattamento del nuovo coronavirus);

- Adottare dei regimi di distribuzione differenti in funzione alle diverse indicazioni.

  • Le quote di farmaco destinate al trattamento dei pazienti COVID-19 potrebbero essere distribuite tramite canali maggiormente controllati, quali farmacia ospedaliera o distribuzione diretta, i quali consentirebbero di consegnare al paziente la quantità esatta di unità posologiche ritenuta necessaria al trattamento dell’infezione da COVID-19.
  • Si potrebbe procedere (come già avviene in alcune Regioni) a una divisione del contenuto della confezione consegnando ai pazienti o un blister da 15 compresse (ove clinicamente appropriato) o comunque la quantità di unità posologiche ritenuta necessaria, che dovrà essere riconfezionata in modo da evitare errori nella gestione della terapia, considerando che i prodotti a base di idrossiclorochina disponibili in commercio contengono circa 30 compresse/confezione e che per un trattamento alle dosi massime consigliate sono necessarie circa 16 compresse. Tale modalità di distribuzione potrebbe garantire un risparmio fino al 50% delle dosi.
  • Insieme alla dose esatta di farmaco, dovranno essere fornire tutte le indicazioni per un corretto utilizzo del medicinale, il numero di lotto e la scadenza della confezione di origine ai fini della tracciatura per le eventuali attività di farmacovigilanza. Tali operazioni dovranno essere effettuate da parte delle farmacie ospedaliere nel rispetto delle Norme di Buona Preparazione dei medicinali della Farmacopea Ufficiale (ove applicabili).


Referenza

1. Fonte AIFA. COVID-19: nuove indicazioni AIFA per gestire il rischio di carenza di idrossiclorochina. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/-/covid-19-nuove-indicazioni-aifa-per-gestire-il-rischio-di-carenza-di-idrossiclorochina

EMERGENZA COVID-19: AIFA pubblica scheda informativa su azitromicina

L’Agenzia Italiana del farmaco, insieme alla sua Commissione Tecnico Scientifica (CTS), è costantemente impegnata nella gestione dei trattamenti farmacologici per COVID-19. Alla luce delle notizie che si stanno diffondendo sull’uso di azitromicina in pazienti con COVID-19, AIFA ritiene necessario fare chiarezza fornendo un inquadramento delle evidenze cliniche a supporto, del profilo beneficio-rischio del farmaco e degli elementi clinici indispensabili per gli operatori sanitari ai fini prescrittivi, secondo quanto elaborato dalla CTS in una scheda informativa pubblicata sul sito dell’Agenzia e di seguito sintetizzata [1].

Secondo alcune fonti, il razionale d’uso di azitromicina nella cura di COVID-19 si basa oltre che sulle sue proprietà antibatteriche di inibizione della sintesi proteica e, quindi, della replicazione dei batteri patogeni, anche sulle sue proprietà antiinfiammatorie e immunomodulatrici, emerse da studi in vitro e in vivo. Con un meccanismo non ancora ben noto, azitromicina, e in generale i macrolidi, sembrano provocare down-regulation delle molecole di adesione della superficie cellulare, ridurre la produzione di citochine proinfiammatorie, stimolare la fagocitosi da parte dei macrofagi alveolari e inibire l’attivazione e la mobilizzazione dei neutrofili.

Tuttavia, da una scrupolosa analisi delle evidenze ciniche disponibili, provenienti da studi interventistici e osservazionali su pazienti con gravi infezioni polmonari, o con infezioni respiratori di natura virali, tra cui influenza A (H1N1) pdm09 e MERS, emergono dati talvolta discordanti e preliminari associati ad un elevato numero di confondenti che non consentono di trarre alcuna conclusione.

Relativamente alle prove cliniche in pazienti con COVID-19, l’unica evidenza attualmente disponibile riguarda i risultati preliminari e deboli per importanti criticità metodologiche di un recentissimo studio francese in cui è stata osservata una percentuale più elevata di clearance virale nei 6 (su 36) pazienti trattati con azitromicina e idrossiclorochina rispetto a quelli trattati con la sola idrossiclorochina. A questi si aggiungono i casi di 11 pazienti con COVID-19, sempre francesi, ricoverati e trattati con idrossiclorochina più azitromicina secondo lo stesso schema posologico dello studio precedente, dei quali 10 sono sopravvissuti, e di questi 8 erano ancora positivi per SARS-CoV2 a 6 giorni dall’inizio del trattamento.

A fronte delle incertezze in termini di beneficio, si ritiene utile sottolineare il rischio potenziale del prolungamento dell’intervallo QT indotto da azitromicina e potenzialmente amplificato dall’associazione con idrossiclorochina, anch’esso potenziale aritmogeno.

Pertanto, la CTS conclude che la mancanza di un solido razionale e l’assenza di prove di efficacia nel trattamento di pazienti COVID-19 non consentono di raccomandare l’utilizzo di azitromicina, da sola o associata ad altri farmaci con particolare riferimento all’idrossoclorochina, al di fuori di eventuali sovrapposizioni batteriche.

L’uso di azitromicina per indicazioni diverse da quelle autorizzate può essere considerato esclusivamente nell’ambito di studi clinici, che ad oggi non sono approvati da AIFA. E pertanto, gli usi non previsti dalle indicazioni autorizzate e non raccomandati, restano una responsabilità del prescrittore e non sono a carico del SSN.

Sitografia

1. https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/azitromicina_08.04.2020.pdf/951fa605-0bf9-3882-ae2f-15128fe97a1b

   

  

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