Farmacovigilanza

Nota Informativa Importante AIFA: rischio di alloimmunizzazione per il lotto n. CL02721A Plasmagrade® (plasma umano congelato)

In data 27 giugno 2022 Kedrion S.p.A. in accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha emesso una Nota Informativa Importante circa il potenziale rischio di alloimmunizzazione dovuto alla presenza di anticorpi irregolari antieritrocitari Anti-D nel lotto n. CL02721A di Plasmagrade® [1].

La specialità medicinale Plasmagrade® (proteine plasmatiche umane: 45 - 70 mg/ml) è una soluzione per infusione endovenosa utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero. Appartiene al gruppo terapeutico “Sangue derivati e plasma expander” ed ha le stesse proprietà cliniche e farmacocinetiche del plasma fresco congelato. E’ approvato, infatti, per le stesse indicazioni del plasma fresco congelato:

$ -       deficit combinati di fattori della coagulazione come coagulopatie da consumo (es. coagulazione intravascolare disseminata o CID), o coagulopatia dovuta a grave insufficienza epatica o trasfusioni massive;

$ -       terapia sostitutiva nel deficit di fattori della coagulazione, in situazioni di emergenza quando non sia disponibile il concentrato di uno specifico fattore della coagulazione, come ad esempio il fattore V o il fattore XI, o quando non è possibile una diagnosi di laboratorio specifica;

$ -       risoluzione dell’attività fibrinolitica e rapida risoluzione dell’effetto degli anticoagulanti orali quando l’azione della vitamina K è insufficiente per riduzione della funzionalità epatica o in situazioni di emergenza;

$ -       porpora trombotica trombocitopenica (PTT), in genere in associazione a plasmaferesi;

$ -       in procedure di plasmaferesi intensive, esclusivamente per correggere anomalie coagulative durante le emorragie gravi [2].

In data 27/04/2022, l’Azienda titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio di tale farmaco, Kedrion, ha ricevuto una notifica PDI (Post Donation Information) concernente la positività di alcune donazioni al test degli Anticorpi Eritrocitari Irregolari Anti-D, pervenuta dal Centro Trasfusionale dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Dalle verifiche condotte, è emerso che una delle donazioni è confluita nel lotto CL02721A di Plasmagrade®. Pertanto l’Azienda, in accordo con AIFA ha deciso di procedere al richiamo volontario del lotto di Plasmagrade CL02721A. Tuttavia, non è stata possibile alcuna azione di ritiro del lotto coinvolto (CL02721A) in quanto, nelle strutture ospedaliere a cui il prodotto risulta distribuito, tutte le unità ricevute sono risultate essere state già somministrate ai pazienti.

L'incompatibilità tra gli anticorpi presenti nel Plasmagrade e gli antigeni eritrocitari del ricevente può provocare Reazioni Emolitiche Trasfusionali Immediate (AHTR) o Ritardate (DHTR).

Le prime (AHTR) si verificano durante la somministrazione o entro 24 ore con segni e sintomi che variano da lievi con brividi, febbre, dolore addominale a gravi, con ipotensione, dispnea, emoglobinuria, coagulopatia intravascolare disseminata, insufficienza renale acuta e shock.

Le reazioni ritardate (DHTR) si osservano da giorni a settimane dopo la trasfusione. Nella maggior parte dei casi si osservano sintomi lievi quali debolezza, ittero con/senza febbre o esacerbazione delle condizioni cliniche sottostanti.

Ad oggi non sono state segnalate reazioni avverse associabili al lotto di Plasmagrade per cui si presume che non si siano verificate reazioni acute (AHTR). L'immunoglobulina umana anti-D ha un'emivita di circa 3-4 settimane che può variare da soggetto a soggetto e che dovrebbe scomparire dal sistema circolatorio entro 3-6 mesi. Poiché il titolo dell’attività degli anticorpi Anti-D nel lotto indagato è risultato molto basso (0.0181 IU/ml), è poco probabile l’accadimento di effetti a lungo termine (DHTR).

Non è invece possibile escludere a priori un potenziale rischio di alloimmunizzazione per le donne RhD-negative esposte ai globuli rossi RhD-positivi in quanto potenzialmente soggette a sviluppare anticorpi anti-D durante la gravidanza con ipotetico sviluppo della malattia emolitica del feto e del neonato (HDFN).

Pertanto, a titolo precauzionale, devono essere monitorati i titoli anticorpali di Anti-D delle donne di gruppo sanguigno Rh negativo alle quali è stato somministrato il lotto n. CL02721A e che potrebbero iniziare una gravidanza. Inoltre, nella nota si evidenzia che come profilassi nei confronti della malattia emolitica del feto e del neonato (HDFN), in pre-parto e durante la fase post-partum, si può somministrare Ig Anti-D alle donne Rh negative in gravidanza.

Bibliografia

1. Agenzia Italiana Del Farmaco (AIFA)_Nota Informativa Importante Plasmagrade_disponibile al link : https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1622129/2022.06.27_NII_Plasmagrade_IT.pdf

2. Agenzia Italiana Del Farmaco (AIFA)_Riassunto Delle Caratteristiche Del Prodotto: Plasmagrade_ disponibile al link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_002278_041868_RCP.pdf&retry=0&sys=m0b1l3

COVID19 - EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del vaccino antiCOVID-19 Valneva

In data 23/06/2022, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio per COVID-19 Vaccine Valneva per la vaccinazione delle persone di età compresa tra 18 e 50 anni. 1

Tale vaccino, inattivato, adiuvato, è il sesto che viene raccomandato nell’Unione europea per la protezione contro COVID-19.2

COVID-19 Vaccine Valneva contiene particelle intere inattivate (virus ucciso) del ceppo originale di SARS-CoV-2 che non possono provocare la malattia, ma, riconosciute come estranee sono capaci di stimolare il sistema immunitario della persona vaccinata.
Inoltre esso contiene un “adiuvante", ossia una miscela di sostanze che contribuisce a rafforzare la risposta immunitaria indotta dal vaccino.

COVID-19 Vaccine Valneva è somministrato in due iniezioni, solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di 28 giorni l’una dall’altra.

E’ stato valutato attraverso la conduzione di uno studio di immunobridging. Tale studio, che ha rappresentato lo studio principale su cui si è basata l’autorizzazione, consiste in uno studio di confronto tra la risposta immunitaria indotta dal nuovo vaccino e quella indotta da un altro vaccino già autorizzato che si è dimostrato efficace contro la malattia.

Tenuto conto che ad oggi sono attualmente autorizzati diversi vaccini anti-COVID-19 che si sono dimostrati sicuri ed efficaci e che, al contempo, sarebbe difficile reclutare un numero sufficiente di persone non vaccinate o che non sono state esposte al virus in precedenza per condurre studi clinici di efficacia di grandi dimensioni, l'EMA ritiene che uno studio di immunobridging ben giustificato e adeguatamente progettato risulti adeguato per autorizzare futuri vaccini anti-COVID-19 a questo punto della pandemia.

Nel caso di COVID-19 Vaccine Valneva, il vaccino di confronto è stato Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca). 1

I risultati dello studio, che ha coinvolto circa 3000 persone di età pari o superiore a 30 anni, hanno mostrato la capacità del vaccino di indurre la produzione di un numero più elevato di anticorpi contro il ceppo originale di SARS-CoV-2 rispetto a Vaxzevria. Inoltre, la proporzione di persone in cui sono stati osservati alti livelli di anticorpi era simile per entrambi i vaccini. È stata inoltre dimostrata l’immunogenicità del vaccino, ovvero nella capacità di innescare la produzione di anticorpi, in persone di età compresa tra 18 e 29 anni, mentre non è stato possibile trarre conclusioni sull'immunogenicità del vaccino nei soggetti di età superiore a 50 anni. Per tale motivo, il vaccino è attualmente raccomandato solo per l'uso in persone di età compresa tra 18 e 50 anni. 2

Contro le varianti di preoccupazione, tra cui le sotto-varianti di Omicron che sono attualmente quelle dominanti in molti paesi dell'UE, purtroppo esistono dati limitati circa l'immunogenicità di COVID-19 Vaccine Valneva.1

Per quanto concerne il profilo di sicurezza, durante gli studi effettuati è stato osservato che gli effetti indesiderati di COVID-19 Vaccine Valneva sono stati in genere di entità lieve e si sono risolti entro un paio di giorni dalla vaccinazione. I più comuni sono stati dolore al sito di iniezione, stanchezza, mal di testa e nausea o vomito.

Sulla base delle evidenze disponibili, il CHMP ha concluso che COVID-19 Vaccine Valneva sia efficace almeno quanto il vaccino Vaxzevria nel proteggere contro la malattia da COVID-19 e che i benefici superano i rischi raccomandando pertanto il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio standard in tutti i Paesi dell’Unione Europea.1

L'autorizzazione all'immissione in commercio standard è considerata appropriata per questo vaccino in quanto lo studio di immunobridging è risultato ben giustificato, adeguatamente progettato, ha inoltre raggiunto gli obiettivi e ha fornito dati che sono risultati sufficienti.

A sostenere la valutazione di COVID-19 Vaccine Valneva svolta dal CHMP, sono intervenuti sia il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) che ha esaminato il piano di gestione del rischio del vaccino, sia la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini contro COVID-19. 1

Il sistema di farmacovigilanza dell’UE continuerà a monitorare la sicurezza e l'efficacia di COVID-19 Vaccine Valneva man mano che sarà utilizzato, mediante ulteriori studi condotti dall’azienda titolare e dalle autorità europee.

Bibliografia

$11.    https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1621464/2022.06.24_com-EMA_raccomandazione_Valneva_IT.pdf

$12.    https://www.aifa.gov.it/-/ema-raccomanda-autorizzazione-valneva

Nota Informativa Importante su Defitelio® (defibrotide), non raccomandato per la profilassi della malattia veno-occlusiva successiva a trapianto di cellule staminali ematopoietiche.

In data 13 giugno 2022, è stata pubblicata sul portale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) una Nota Informativa Importante (NII) che raccomanda di non utilizzare il farmaco Defitelio® (defibrotide) come profilassi della malattia veno-occlusiva (VOD) dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche (TCSE) [1].

La VOD è una condizione rara e pericolosa per la vita che colpisce circa il 20% dei pazienti che ricevono TCSE.  Clinicamente contraddistinta da aumento della bilirubina sierica, epatomegalia, ritenzione di liquidi e aumento di peso, i meccanismi fisiopatologici della VOD sono di origine vascolare complessa e includono danni a carico di sinusoidi e venule epatiche, che a seguito di deposizione di piastrine e successiva fibrosi risultano occlusi. Tipicamente, i casi di VOD da lievi a moderati sono autolimitanti e si risolvono con un trattamento minimo; tuttavia, i casi gravi sono associati a insufficienza epatica, sindrome epatorenale e insufficienza multiorgano, con un tasso di mortalità fino all'84% [2]. Tale condizione è trattabile con defibrotide, approvato in circostanze eccezionali nel 2013 con il nome commerciale di Defitelio® per il trattamento della VOD epatica severa dopo TCSE.
Defibrotide è dunque una miscela di oligonucleotidi con azione antitrombotica, fibrinolitica, antiadesiva e antinfiammatoria, indicato in adulti, adolescenti, bambini e lattanti oltre 1 mese di età. Sebbene l’esatto meccanismo d’azione di tale farmaco non è stato ancora pienamente spiegato, esso risulta essere multifattoriale, riducendo principalmente l’iperattivazione delle cellule endoteliali, modulando l’omeostasi endoteliale e ripristinando l’equilibrio trombo-fibrinolitico. Il profilo di sicurezza di tale farmaco è caratterizzato principalmente dal possibile rischio di ipotensione e emorragia (ad es. emorragia gastrointestinale, polmonare ed epistassi). In particolare, defibrotide aumenta il rischio di emorragie ed il trattamento deve essere sospeso o interrotto se si verificano emorragie significative.
L’efficacia e la sicurezza del defibrotide per il trattamento della VOD sono state confermate anche in contesto di real-life, secondo i risultati del registro europeo EMBT PASS, presentati ad un recente congresso dell'American Society of Hematology (ASH) nel 2020 [3]. Defibrotide è stato anche valutato per la prevenzione della VOD nell’ambito dello studio 15-007, a cui fa riferimento la NNI.

In particolare, tale studio, finalizzato a valutare l’efficacia di defibrotide in associazione alla migliore cura di supporto (BSC) rispetto alla sola BSC come profilassi della VOD dopo TCSE, è stato interrotto, in quanto l’endpoint primario di efficacia (sopravvivenza in assenza di VOD entro il giorno +30 dopo TCSE) non è stato soddisfatto. Infatti, non sono emerse differenze significative tra defibrotide più BSC e la sola BSC in termini di sopravvivenza libera da VOD entro il giorno +30 dopo TCSE (66,8% per defibrotide più BSC vs 72,5% con sola BSC).

Inoltre, relativamente al profilo di sicurezza, nell'ambito di tale studio è emerso che il 40,9% dei pazienti nel gruppo defibrotide più BSC vs il 35,1% di quelli nel gruppo della sola BSC hanno manifestato gravi eventi avversi associati al trattamento. Infine, i decessi sono stati pari al 5,7% (10 su 190) nel gruppo defibrotide più BSC rispetto al 2,9% (5 su 182) riscontrato in quello trattato con la sola BSC .

Alla luce di questi risultati e del profilo di sicurezza, nella NII si raccomanda di non utilizzare Defitelio® come profilassi della VOD.

Bibliografia

1.      https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1622129/2022.06.13_NII_Defitelio_IT.pdf

2.      Baker DE, Demaris K. Defibrotide. Hosp Farm . 2016;51(10):847-854. doi:10.1310/hpj5110-847

3.      F. Locatelli, et al. Treatment Duration, Symptom Resolution, and Survival in Defibrotide-Treated Patients with Veno-Occlusive Disease/Sinusoidal Obstruction Syndrome after Hematopoietic Cell Transplantation: Analysis of a Multinational, Prospective, Observational Registry Study. ASH 2020; abstract 138. Blood (2020) 136 (Supplement 1): 32–33.

NOTA INFORMATIVA IMPORTANTE AIFA: nuova controindicazione per Ocaliva®(acido obeticolico)

Recentemente è stata pubblicata sul portale web dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) una Nota Informativa Importante (NII) riguardante una nuova controindicazione relativa all’utilizzo di Ocaliva® (acido obeticolico) nel trattamento della Colangite Biliare Primitiva (Primary Biliary Cholangitis, PBC) in pazienti con cirrosi epatica scompensata o con storia clinica di scompenso epatico [1].

Considerando l’impossibilità di stabilire attraverso sperimentazioni cliniche la sicurezza e l’efficacia dell’acido obeticolico in tale popolazione e a seguito dell’insorgenza di malattie epatobiliari, inclusa insufficienza epatica e cirrosi epatica, segnalate nella fase post-marketing, la NII precisa che:

• la terapia con acido obeticolico deve essere sospesa nei pazienti affetti da PBC con cirrosi scompensata, (inclusa la progressione alla classe B o C di Child-Pugh) o con un precedente episodio di scompenso;

• i pazienti devono essere sottoposti ad un monitoraggio continuo e il trattamento con acido obeticolico deve essere interrotto definitivamente nei pazienti con documentato scompenso epatico (inclusa la progressione alla classe B o C di Child-Pugh);

• il trattamento con acido obeticolico non deve essere iniziato se il paziente ha una cirrosi scompensata o se ha avuto un episodio di scompenso precedente all’inizio del trattamento.

Ocaliva® (acido obeticolico) ha ricevuto l’autorizzazione all'immissione in commercio condizionata nel dicembre 2016 per il trattamento della PBC (nota anche come cirrosi biliare primitiva) in combinazione con acido ursodesossicolico (UrsoDeoxyCholic Acid, UDCA) negli adulti con risposta inadeguata all’UDCA o come monoterapia negli adulti che non tollerano l’UDCA. Il suo principio attivo è un selettivo e potente agonista per il recettore X farnesoide (FXR), un recettore nucleare espresso ad alti livelli nel fegato e nell’intestino. Legandosi a tale recettore, l’acido obeticolico riduce la produzione di bile nel fegato, impedendole di accumularsi e di danneggiare il tessuto epatico [2].

Ad oggi, il Comitato Indipendente per il Monitoraggio dei Dati (Independent Data Monitoring Committee, IDMC) ha annunciato che i risultati dei due studi interventistici (747-401 e 747-302) condotti al fine di confermare l’efficacia e la sicurezza di Ocaliva® sono irrilevanti [3,4]. Pertanto, alla luce di quanto descritto, verranno apportate modifiche al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Ocaliva® e verranno aggiornati i paragrafi 4.3 “Controindicazioni”, 4.4 “Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego” e 4.8 “Effetti indesiderati” in modo da includere la nuova controindicazione e le avvertenze aggiuntive basate sui nuovi dati di sicurezza.

Riferimenti sitografici

$1  1.      Agenzia Italiana del Farmaco. Nota Informativa Importante su Ocaliva® (acido obeticolico). Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1622129/2022.06.09_NII_Ocaliva_IT.pdf

$1  2.      Agenzia Italiana del Farmaco. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto Ocaliva®. Disponibile al link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_004970_045222_RCP.pdf&retry=0&sys=m0b1l3

$1  3.      ClinicalTrials.gov. (NCT03633227). Study of OCA Evaluating Pharmacokinetics and Safety in Patients With PBC and Hepatic Impairment. Disponibile al link: https://www.clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT03633227?term=747-401&draw=2&rank=1

$1  4.      ClinicalTrials.gov. (NCT02308111). Phase 4 Study of Obeticholic Acid Evaluating Clinical Outcomes in Patients with Primary Biliary Cholangitis (COBALT). Disponibile al link: https://www.clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT02308111?term=747-302&draw=2&rank=1

Medicinali a base di amfepramone: il PRAC ne raccomanda il ritiro dell'autorizzazione all'immissione in commercio in Europa

In data 10/06/2022, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) rende nota la raccomandazione della Commissione per la Sicurezza dei Medicinali dell’EMA (PRAC) circa il ritiro in Europa delle autorizzazioni all’immissione in commercio (AIC) dei medicinali a base di amfepramone per l’obesità [1].

L'amfepramone è un farmaco simpaticomimetico e ha effetti simili a quelli dell’adrenalina, riducendo la sensazione di fame. I medicinali a base di amfepramone sono stati autorizzati in Danimarca, Germania e Romania in pazienti obesi con indice di massa corporea ≥ 30 kg/m2, nei quali altri metodi di riduzione del peso non sono risultati efficaci. Inoltre, l’autorizzazione di tali medicinali prevede un periodo di trattamento che va dalle 4 alle 6 settimane, e non più lungo di 3 mesi.

In Italia, secondo il decreto ministeriale del 2 agosto 2011, sono vietate la fabbricazione, l’importazione, la commercializzazione, la prescrizione e la dispensazione di amfepramone, in quanto sostanza oggetto d’abuso con potere tossicomanigeno e per questo inserita in Tabella I del DPR 309/1990.

La revisione dei medicinali a base di amfepramone è stata avviata dal PRAC su richiesta della Romania, ai sensi dell'articolo 31 della direttiva 2001/83/CE.
Da questa procedura di referral, effettuata prendendo in considerazione tutte le evidenze disponibili, compresi i risultati di due studi sull'uso dei medicinali a base di amfepramone in Germania e in Danimarca, è emerso che le misure adottate per limitare l’uso di tali farmaci sono state poco efficaci. I medicinali a base di amfepramone, infatti, venivano utilizzati per un periodo più lungo di quello raccomandato, con conseguente aumento di reazioni avverse gravi, come ipertensione arteriosa polmonare e dipendenza. Tali farmaci, inoltre, venivano utilizzati erroneamente anche in pazienti con disturbi cardiaci e psichiatrici, oltre che in donne in gravidanza, con potenziali rischi per il nascituro.

Sebbene il PRAC abbia introdotto ulteriori misure per ridurre al minimo il rischio di reazioni avverse gravi, queste non sono risultate sufficienti. Pertanto, dal momento che i benefici dei medicinali a base di amfepramone non superano i rischi, il PRAC ha concluso di ritirare tali farmaci dal mercato europeo.

Referenze

1.https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1621464/2022.06.13_Com_EMA_amfepramone_EN.pdf

   

  

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