Farmacovigilanza

EMERGENZA COVID-19: EMA estende l’uso del vaccino Comirnaty negli adolescenti

In data 28/05/2021, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (Committee for Medicinal Products for Human Use - CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency - EMA) ha raccomandato l’estensione per l’indicazione d’uso di Comirnaty (BNT162b2), vaccino contro la malattia da nuovo coronavirus (COronaVIrus Disease 2019 – COVID-19) prodotto da Pfizer-BioNTech, negli adoelscenti con età compresa tra i 12 e i 15 anni [1]. Comirnaty è il primo vaccino approvato in Europa contro COVID-19, patologia causa dell’attuale pandemia [2]. Si tratta di un vaccino a mRNA, incluso in particelle lipidiche, contenente le informazioni per la proteina virale antigenica Spike. Una volta prodotta, la proteina Spike stimolerà le difese immunitarie naturali dell’organismo, con produzione di specifici anticorpi e cellule T. In tal modo, in seguito a successivo contatto con il virus, il sistema immunitario della persona vaccinata presenterà già le difese necessarie al contrasto della malattia [1]. Il vaccino, già precedentemente approvato negli adolescenti dall’agenzia regolatoria statunitense Food and Drug Administration [3], sarà somministrato alle stesse condizioni d’uso delle altre fasce d’età, ovvero in due dosi da 30 µg per iniezione intramuscolare nel deltoide ad almeno tre settimane di distanza [1].

L’efficacia, la sicurezza e l’immunogenicità di Comirnaty in soggetti appartenenti alla fascia d’età 12-15 anni sono state valutate in uno studio multinazionale, in cieco, randomizzato e controllato con placebo in rapporto 1:1. Lo studio, ancora in corso, ha arruolato 2260 adolescenti con età compresa tra i 12 e 15 anni, di cui 1131 trattati con due dosi di Comirnaty e 1129 con due iniezioni di placebo. I risultati preliminari dello studio hanno evidenziato rapporto rischio/beneficio favorevole, con un’efficacia del vaccino del 100%. La maggior parte delle reazioni avverse era di grado da lieve a moderato e transitoria, mentre non è stato riportato nessun evento grave associato al vaccino. Nello specifico, gli eventi avversi più comunemente riportati sono stati dolore in sede d’iniezione (79-86% dei partecipanti), fatica (60- 66%) e cefalea (55 al 65%). L’immunogenicità è risultata non inferiore nei pazienti pediatrici con età compresa tra i 12 e 15 anni rispetto alla fascia 16-25 anni con la quale è stata confrontata. In particolare, il rapporto delle medie  dei titoli neutralizzanti il virus successivo alla seconda dose negli adolescenti rispetto al gruppo di confronto è risultato pari a 1,76 (intervallo di confidenza al 95%: da 1,47 a 2,10), soddisfacendo in tal modo il criterio di non inferiorità ed evidenziando una maggiore risposta al vaccino negli adolescenti [4]Lo studio è stato realizzato in conformità al Piano d’Investigazione Pediatrica (PIP) di Comirnaty approvato dal Comitato pediatrico (Paediatric Committee – PDCO) di EMA.

Per la sua decisione, il CHMP ha tenuto conto sia dell’impossibilità di identificare gli eventi avversi rari, visto il numero limitato di bambini arruolati nello studio, sia della valutazione del rischio di insorgenza di miocardite e pericardite, attualmente in corso da parte del Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee - PRAC). Tali eventi avversi cardiaci sono stati evidenziati successivamente alla vaccinazione in pazienti con età inferiore a 30 anni. Ad oggi non sono ancora emerse reali correlazioni con la somministrazione del vaccino, tuttavia EMA ha deciso di monitorare attentamente tali casi.

In ogni caso, i benefici indotti dalla vaccinazione sono risultati superiori ai rischi in soggetti con età compresa tra i 12 e i 15 anni, in particolare in bambini con fattori predisponenti l’insorgenza di COVID-19 grave, inducendo pertanto il CHMP ha raccomandarne l’estensione dell’uso. Così come per gli adulti, anche nei bambini continuerà il monitoraggio di efficacia e sicurezza durante la campagna vaccinale, grazie al sistema di farmacovigilanza europeo e gli studi in corso. Inoltre, l’azienda produttrice è tenuta a fornire mensilmente delle relazioni specifiche sulla sicurezza, in aggiunta agli aggiornamenti previsti dalla normativa, e a condurre studi di monitoraggio post marketing di efficacia e sicurezza. In tal modo, le agenzie regolatorie potranno valutare rapidamente numerosi dati provenienti da fonti diversi adottando, qualora sia necessario, misure regolatorie adeguate a tutelare la salute pubblica [1].


 

Riferimenti bibliografici e sitografici

European Medicines Agency. First COVID-19 vaccine approved for children aged 12 to 15 in EU. Disponibile al link: https://www.ema.europa.eu/en/news/first-covid-19-vaccine-approved-children-aged-12-15-eu

European Medicines Agency. EMA recommends first COVID-19 vaccine for authorisation in the EU. Disponibile al link: https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-recommends-first-covid-19-vaccine-authorisation-eu

Food And Drug Administration. Coronavirus (COVID-19) Update: FDA Authorizes Pfizer-BioNTech COVID-19 Vaccine for Emergency Use in Adolescents in Another Important Action in Fight Against Pandemic. Disponibile al link: https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/coronavirus-covid-19-update-fda-authorizes-pfizer-biontech-covid-19-vaccine-emergency-use

Frenck RW Jr, Klein NP, Kitchin N, Gurtman A, Absalon J, Lockhart S, Perez JL, Walter EB, Senders S, Bailey R, Swanson KA, Ma H, Xu X, Koury K, Kalina WV, Cooper D, Jennings T, Brandon DM, Thomas SJ, Türeci Ö, Tresnan DB, Mather S, Dormitzer PR, Şahin U, Jansen KU, Gruber WC; C4591001 Clinical Trial Group. Safety, Immunogenicity, and Efficacy of the BNT162b2 Covid-19 Vaccine in Adolescents.N Engl J Med. 2021 May 27.

EMERGENZA COVID-19: documento di approfondimento sulle complicanze tromboemboliche post-vaccinazione con Vaxzevria o con Vaccine Janssen

In seguito a vaccinazione anti-SARS-CoV-2 con i vaccini a vettore virale Vaxzevria (Astra Zeneca) e con COVID-19 Vaccine Janssen (Johnson & Johnson) sono state riportate diverse segnalazioni di eventi trombotici in sedi atipiche, associati a piastrinopenia e con decorsi clinici di particolare gravità, alcuni anche fatali. Le Autorità competenti hanno, quindi, intensificato l’attività di farmacovigilanza al fine di approfondire la plausibilità biologica degli eventi, le eventuali strategie di minimizzazione del rischio e le modalità più corrette per la gestione clinica di questi eventi. In data 26/05/2021, a conclusione di una serie di valutazioni, il Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi, nominato a supporto della Commissione Tecnico Scientifica AIFA, ha redatto e pubblicato un documento, strutturato in domande e risposte, finalizzato a fornire ai Medici non specialisti e al personale sanitario le informazioni attualmente disponibili per identificare precocemente e a supportarli nella gestione più appropriata di questo raro evento avverso. Di seguito riportiamo una sintesi di tale documento:

Caratteristiche e frequenza delle complicanze tromboemboliche da vaccino

È stata confermata la comparsa di rari casi di trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata (CID) nei soggetti vaccinati con Vaxzevria e con il vaccino Janssen. Tali eventi tromboembolici sono comparsi entro circa tre settimane dalla vaccinazione nella popolazione sana, in media con età inferiore a 60 anni e prevalentemente di sesso femminile. Tuttavia, gli eventi tromboembolici non sono risultati più frequenti rispetto a quelli attesi nella popolazione generale non vaccinata.

Per il vaccino Vaxzevria, sono stati riportati 169 casi di trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e 53 casi di trombosi delle vene splancniche, spesso associati a piastrinopenia, su un totale di circa 34 milioni di dosi somministrate nei paesi dell’Area Economica Europea (EEA) e nel Regno Unito (UK). L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha stimato un tasso di circa un caso ogni 100.000 vaccinati, stima che è risultata un po' più bassa (0,4/100.000 vaccinati) in Italia: 34 casi di trombosivenose, tra cui 18 associate a trombocitopenia.

Per il vaccino Janssen, il sistema di sorveglianza degli Sati Uniti ha riportato 17 casi di trombosi in sedi atipiche associate a trombocitopenia (eventi del tutto simili a quelli osservati con il vaccino Vaxzevria) su 7,98 milioni di dosi somministrate in Nord-America.

Potenziali meccanismi fisiopatologici alla base delle manifestazioni tromboemboliche più gravi

La TSVC è una manifestazione rara e prevalente nelle donne, con un’incidenza annuale di 0,2-1,5 casi per 100.000 abitanti. Generalmente si associa a condizioni protrombotiche congenite o acquisite, come l’uso della pillola o la gravidanza e il puerperio. Talvolta è associata a trombocitopenia. I casi di TSVC e/o del distretto splancnico osservati dopo la somministrazione di Vazxevria e del vaccino Janssen hanno mostrato un’insorgenza tra 5 e 21 giorni dopo la vaccinazione, la presenza concomitante di trombocitopenia di varia gravità e un andamento rapidamente progressivo, spesso con il riscontro nei giorni successivi al ricovero di trombosi in altri distretti vascolari e in alcuni casi CID. Questo tipo di manifestazioni si verificano tipicamente in alcune forme trombotiche su base autoimmunitaria, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi “catastrofica”, la porpora trombotica trombocitopenica, o la trombocitopenia indotta da eparina associata a trombosi (HIT).

In effetti, in 16 casi di TSVC post-vaccinazione è stata individuata una positività per gli anticorpi contro il complesso tra fattore piastrinico 4 ed eparina, suggerendo che il meccanismo che innesca questa complicazione in soggetti non precedentemente esposti all’eparina possa essere quello definito come “trombocitopenia autoimmune indotta da eparina”, forse innescato dalla formazione di complessi tra gruppi polianionici indotti dal vettore virale e fattore piastrinico 4 o dalla produzione di anticorpi generati dalla reazione infiammatoria al vaccino capaci di reagire con le piastrine e il fattore piastrinico 4 (PF4).Non c’è però ancora evidenza che questo sia l’unico meccanismo fisiopatologico che innesca questa sindrome trombotica e almeno alcuni dei casi finora descritti non sono risultati positivi al test per la ricerca degli anticorpi anti complessi PF4/eparina. Rimane inoltre da definire per quale ragione questa reazione avversa si sviluppi esclusivamente in alcuni rari casi. Non si può escludere, dunque, la possibilità di meccanismi alternativi.

Potenziali fattori di rischio di sviluppare queste manifestazioni tromboemboliche

Al momento, non essendo ancora stato definito il meccanismo fisiopatologico alla base dei rari casi di trombosi, è impossibile identificare nella popolazione generale dei fattori di rischio. Considerando che il 5-6% della popolazione generale europea presenta le condizioni trombofiliche ereditarie più comuni (mutazione di Leiden del Fattore V o del G20210A del Fattore II in eterozigosi, deficit degli inibitori naturali della coagulazione), si potrebbe supporre che circa 5.000-6.000 persone ogni 100.000 soggetti vaccinati con Vaxzevria siano portatrici di queste anomalie coagulative. Questa interpretazione, tuttavia, non è in linea con l’estrema rarità delle complicazioni trombotiche più gravi osservate. La stessa considerazione può essere fatta anche nel caso in cui siano presenti fattori di rischio come l’assunzione di estroprogestinici, che in Italia sono utilizzati da circa 2.300.000 donne e che, è ormai noto, aumentano il rischio di tromboembolismo venoso di circa 4 volte in tutte le donne.

Pertanto, seppure nell’ipotesi in cui la vaccinazione agisse come trigger su una condizione di predisposizione congenita per portare a questi eventi trombotici atipici, ciò riguarderebbe all’incirca 1 soggetto trombofilico su 10.000 vaccinati. Sulla base di tali dati, si può concludere che le più comuni condizioni trombofiliche presenti nella popolazione non possano essere il fattore determinante di tali casi e, pertanto, non è in alcun modo raccomandabile la loro ricerca sistematica prima della vaccinazione.

Terapia farmacologia a scopo preventivo

Non vi sono evidenze scientifiche a supporto dell’ipotesi che acido acetilsalicilico (ASA), eparina non frazionata (ENF) ed eparine a basso peso molecolare (EBPM) siano efficaci nel ridurre il rischio di questi rarissimi eventi trombotici nei soggetti sottoposti a vaccinazione contro COVID-19 con Vaxzevria. A fronte quindi di un rischio di eventi avversi gravi, come un’emorragia maggiore, ben quantificabile e rilevante, e di un beneficio non dimostrato in termini di riduzione del rischio tromboembolico, comunque assai basso, la prescrizione a scopo preventivo di farmaci antitrombotici nei soggetti sottoposti a vaccinazione è fortemente sconsigliata. Tuttavia, i pazienti già in trattamento con tali farmaci non devono interrompere la terapia.

Principali segni o sintomi clinici di un sospetto di trombosi dei seni venosi cerebrali e/o del distretto splancnico)

Il sospetto di una complicanza trombotica a livello del sistema venoso cerebrale o addominale nasce quando compaiono alcune manifestazioni cliniche quali cefalea di particolare intensità e ingravescente, spesso associata a nausea e vomito, fotofobia, diplopia, calo della vista o perdita di coscienza. Talvolta possono comparire crisi epilettiche, presenti all’esordio o dopo la comparsa della cefalea e deficit neurologici simili a quelli osservati dopo un ictus cerebrale. Vanno sempre sospettate in presenza di deficit neurologici di lato nei soggetti giovani, soprattutto se precedute o associate a cefalea.

Nelle trombosi delle vene addominali il sintomo più comune è il dolore, spesso diffuso e particolarmente intenso, associato a nausea e inappetenza. Altre volte si associa a sanguinamento gastrointestinale, soprattutto con emissione di feci frammiste a sangue. In presenza di uno o più sintomi nei giorni successivi alla somministrazione del vaccino, ed in particolare intorno al 7°-21° giorno, soprattutto quando il dolore è di particolare intensità e/o è associato ad altri sintomi o segni, è opportuno sottoporre rapidamente il paziente ad accertamenti diagnostici.

Esami strumentali e di laboratorio indicati per la diagnosi iniziale

Nella valutazione di questi pazienti è importante eseguire subito: emocromo, PT, aPTT, fibrinogeno, D-dimero, esami di funzionalità epatica (transaminasi, bilirubina, fosfatasi alcalina, gamma-GT) e creatininemia.

Sospetto di trombosi dei seni venosi cerebrali: l’esame di prima scelta è l’angio-TC cerebrale e in alternativa l’angio-RMN. Il D-dimero ha dimostrato una buona sensibilità se eseguito entro 14 giorni dall’insorgenza dei sintomi per decidere, se negativo, di non sottoporre i pazienti agli esami radiologici. La determinazione del D-dimero in pazienti recentemente sottoposti a vaccinazione, tuttavia, è raccomandabile solo all’interno di percorsi diagnostici specialistici.

Sospetto di trombosi venosa addominale: è possibile eseguire un’eco-color doppler o un’angio-TC addominale. Non ci sono dati sull’utilità del D-dimero nell’approccio diagnostico alle trombosi venose addominali.

Trattamento farmacologico

Le strategie terapeutiche antitrombotiche (trattamento con anticoagulante o fibrinolitico) devono essere personalizzate in base alla conta piastrinica:

  • inferiore a 25.000/mmc: NON DEVE ESSERE SOMMINISTRATO;
  • tra 25.000 e 50.000/mmc: somministrato a dosaggi ridotti (dimezzati) rispetto ai dosaggi standard;
  • superiore a 50.000/mmc: somministrato a dosaggi standard, dopo valutazione del profilo di sicurezza nel paziente.

In caso di piastrinopenia, sulla base dell’ipotesi di una patogenesi immunologica, osservata in alcuni casi, si suggerisce l’impiego di immunoglobuline e.v. associate a steroidi ad alte dosi (desametasone o prednisone).

In caso di conta piastrinica critica va considerato l’impiego di trasfusioni piastriniche che se pure controindicate in linea di principio a causa della possibile patogenesi immunologica, si sono dimostrate efficaci e sicure in alcuni dei casi segnalati.

Rispetto alla scelta del tipo di anticoagulante, l’impiego di eparina non frazionata o di eparina a basso peso molecolare va escluso salvo accertamento della negatività degli anticorpi anti-PF4 (possibilmente confermata con test HIPA). Qualora tali test non siano attuabili in tempi brevi, si suggerisce di utilizzare come agente anticoagulante il fondaparinux o argatroban e.v.

Vaxzevria ora è indicato preferenzialmente nei soggetti di età > 60 anni, a differenza di quanto inizialmente raccomandato

Dopo l’analisi di tutti i dati di Farmacovigilanza, l’EMA ha confermato che il bilancio beneficio/rischio del vaccino Vaxzevria rimane complessivamente positivo, in quanto il vaccino è sicuramente efficace nel ridurre il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e morte connesso al COVID-19. Tale bilancio viene ritenuto progressivamente più favorevole al crescere dell’età, sia in considerazione dei maggiori rischi di sviluppare COVID-19 grave, sia per il mancato riscontro di un aumentato rischio degli eventi trombotici associati a trombocitopenia, nei soggetti vaccinati (prevalentemente donne) di età superiore ai 60 anni. Sulla base di tali considerazioni, l’AIFA ha raccomandato l’uso preferenziale di Vaxzevria in persone di età superiore a 60 anni. Successivamente, tenuto conto delle analogie esistenti tra i due vaccini (Janssen e Vaxzevria), sia per quanto riguarda le piattaforme utilizzate (vettore adenovirale in entrambi i casi) che per la tipologia di eventi (in particolare relativamente al quadro clinico e all’età di insorgenza), le stesse condizioni di utilizzo del vaccino Vaxzevria sono state stabilite anche per il vaccino Janssen.

Come comportarsi con la seconda dose nei soggetti < 60 anni

Un’ipotesi patogenetica prevede che Vaxzevria, ed in particolare il vettore adenovirale di cui si serve, possa attivare, con meccanismi ancora non definiti, la cascata coagulativa che comporta, in soggetti predisposti, il raro fenomeno trombotico. È ragionevole attendersi che con la prima somministrazione del vaccino si sia già avuta una sorta di selezione dei soggetti (deplezione dei suscettibili), che per ragioni non note sono più esposti all’azione di questi ipotetici meccanismi protrombotici, e che pertanto eventuali manifestazioni avverse siano ancora più rare a seguito della seconda dose. Un’ipotesi alternativa suggerisce che alla base delle manifestazioni trombotiche vi possa essere un meccanismo autoimmune, con la produzione di auto-anticorpi in grado di attivare la coagulazione. In questa ipotesi la riesposizione al vaccino potrebbe portare a manifestazioni cliniche importanti in alcuni soggetti che in occasione della prima dose avevano già attivato una risposta immunitaria anomala, anche se clinicamente non evidente. Anche se nella “classica” HIT non vi è evidenza che la riesposizione ad eparina a distanza di più di 3 mesi dal primo episodio sia associata ad una ricomparsa del fenomeno, nel caso particolare della vaccinazione con Vaxzevria non si può escludere che un soggetto che non abbia sviluppato la rara reazione con la prima dose, non possa farlo con la seconda.

Nonostante queste incertezze, il Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi ritiene che il completamento del ciclo vaccinale sia fondamentale per garantire il migliore livello di protezione contro il virus. In contemporanea l’attività di farmacovigilanza consentirà di raccogliere dati aggiornati e stabilire l’eventuale necessità di formulare ulteriori raccomandazioni volte ad ottimizzare il profilo beneficio/rischio nel singolo paziente.


Riferimento sitografico

Documento di approfondimento del Gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/-/aifa-pubblica-un-documento-di-approfondimento-del-gruppo-di-lavoro-emostasi-e-trombosi-di-esperti-in-patologie-della-coagulazione-sulle-complicanze-tromboemboliche-post-vaccinazione-anti-covid-19-con-i-vaccini-astrazeneca-e-johnson-johnson

EMERGENZA COVID: CDC pubblica dati dal mondo reale su efficacia dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 tra il personale sanitario

Il personale sanitario, considerato ad alto rischio di esposizione al SARS-CoV-2, rientra tra le categorie con priorità di vaccinazione al fine di ridurre la diffusione del virus nelle strutture sanitarie. In data 14 Maggio 2021, il CDC (Centers for Disease Crontrol and Prevention) ha pubblicato i risultati preliminari di uno studio caso-controllo che sta conducendo sugli operatori sanitari che lavorano in 33 strutture degli Stati Uniti, con l’obiettivo di valutare l’efficacia dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 in questa popolazione [1]. 

Relativamente al periodo Gennaio-Marzo 2021, sono stati arruolati 623 casi e 1.220 controlli dove i casi sono stati definiti come personale risultato positivo al SARS-CoV-2tramite test della PCR o test basato sull’antigene e con almeno un sintomo della malattia COVID-19, mentre i controlli come coloro con esito negativo ad uno dei due test. Le informazioni demografiche e cliniche dei partecipanti (inclusa sintomatologia in caso di positività al COVID o patologie concomitanti e fattori di rischio) sono state raccolte tramite interviste o questionari auto-somministrati, nei 14 giorni precedenti e successivi alla data del test. Le informazioni sull’esposizione alla vaccinazione, compreso data di somministrazione e tipo di vaccino ricevuto, sono state recuperate da fonti-dati certificate (scheda vaccinale, registri amministrativi e sanitari). Tra le persone vaccinate, la maggior parte ha ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech (in percentuale simile tra casi, 76%, e controlli, 78%) e il resto ha ricevuto il vaccino Moderna. Sono stati classificati come non vaccinati gli operatori che avevano ricevuto la loro prima dose dopo la data del test e coloro che non avevano ricevuto alcuna dose di vaccino COVID-19. L’età media dei casi e dei controlli era rispettivamente 38 (range: 19-69) e 37 (range:19-76) anni, prevalentemente di genere femminile (84% e 82%, rispettivamente), di etnia bianca non ispanica (64% e 70%) e la maggior parte lavorava a contatto diretto con i pazienti. L’efficacia di una singola dose di vaccino è stata misurata durante l’intervallo che va da 14 giorni dopo la prima dose fino a 6 giorni dopo la seconda dose, mentre l’efficacia del ciclo vaccinale completo è stata misurata dopo almeno 7 giorni dalla seconda dose nel caso del vaccino Pfizer-BioNTec, e dopo 14 giorni dalla seconda dose del vaccino Moderna, coerentemente con le procedure dei rispettivi studi clinici. Complessivamente, dallo studio è emerso che l’efficacia di una singola dose dei vaccini a mRNA COVID-19 autorizzati (Pfizer-BioNTech e Moderna) è dell'82%, mentre quella in seguito alla seconda dose è del 94%. 
È possibile paragonare i risultati di questo studio con quelli di studi clinici e recenti studi osservazionali. In uno studio israeliano, l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech contro la malattia sintomatica nella popolazione adulta generale era del 57% e del 66% misurato rispettivamente durante negli intervalli 14-20 e 21-27 giorni dopo la prima dose; le differenze potrebbero essere correlate all’età più giovane degli operatori sanitari arruolati nello studio americano rispetto alla popolazione nello studio israeliano. Inoltre, in due studi di coorte su operatori sanitari, uno britannico e uno statunitense, l’efficacia della prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech è risultata rispettivamente del 72% dopo 21 giorni e dell’80% dopo 14 giorni.

I risultati dello studio, seppur preliminari e soggetti ad alcune limitazioni di natura metodologica, dimostrano che la vaccinazione completa con i vaccini anti-COVID-19 a mRNA autorizzati è altamente efficace nel prevenire il COVID-19 sintomatico tra gli operatori sanitari.

 


Bibliografia

1. Interim Estimates of Vaccine Effectiveness of Pfizer-BioNTech and Moderna COVID-19 Vaccines Among Health Care Personnel-33 U.S. Sites, January–March 2021. Disponibile al link: https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm7020e2.htm

EMERGENZA COVID-19: vaccino Vaxzevria - nuove indicazioni da EMA su trombi e piastrinopenia

In data 21 Maggio 2021, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha pubblicato un aggiornamento con le indicazioni per gli operatori sanitari e i cittadini riguardo l’insorgenza di trombi o piastrinopenia (bassi livelli di piastrine) a seguito della vaccinazione con Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca). In particolare, il Comitato per i Medicinali per uso Umano (CHMP) ha raccomandato agli operatori sanitari di:

  • non somministrare Vaxzevria a persone che hanno avuto trombi associati a bassi livelli di piastrine (trombosi con sindrome trombocitopenica, TTS) dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino;
  • verificare la presenza di segni di trombi in qualsiasi persona che mostri bassi livelli di piastrine entro 3 settimane dalla vaccinazione;
  • verificare la presenza di segni di livelli bassi di piastrine in qualsiasi persona che abbia trombi entro 3 settimane dalla vaccinazione;
  • garantire che i pazienti che hanno trombi associati a bassi livelli di piastrine dopo la vaccinazione ricevano cure specialistiche.

La comunicazione di EMA ha anche lo scopo di fornire raccomandazioni per la popolazione sui sintomi correlati all’insorgenza di trombi e/o bassi livelli di piastrine così che tali eventi avversi, seppur rari in termini di frequenza, possano essere riconosciuti e trattati tempestivamente dal personale sanitario. In particolare, il cittadino deve sapere che: 

  • non deve ricevere Vaxzevria se ha avuto trombi associati ad un numero basso di piastrine dopo aver ricevuto il vaccino; 
  • è necessario consultare immediatamente il medico se si manifesta uno dei seguenti sintomi entro 3 settimane dall'iniezione:
    • mancanza di respiro; 
    • dolore al petto;
    • gonfiore alle gambe;
    • dolore alle gambe;
    • dolore addominale (mal di pancia) persistente;
    • sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente, visione offuscata, confusione o convulsioni lividi cutanei insoliti o petecchie individuate al di fuori del sito di iniezione;
  • il suo medico eseguirà degli esami in caso dopo la vaccinazione lei abbia un qualsiasi tipo di trombo o un numero basso di piastrine.

In attesa di ricevere la DHPC (comunicazione diretta ai professionisti sanitari) ufficiale con le informazioni di cui sopra, gli operatori sanitari devono essere a conoscenza che:

  • l'EMA sta introducendo una controindicazione per Vaxzevria (ex vaccino COVID-19 AstraZeneca) nelle persone che hanno avuto trombosi con sindrome da trombocitopenia (TTS) dopo aver precedentemente ricevuto questo vaccino.
  • tenuto conto che la TTS richiede un trattamento specialistico, gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o gli specialisti (ad esempio un ematologo e specialista della coagulazione) per diagnosticare e trattare la condizione.
  • gli operatori sanitari devono verificare la presenza di segni di trombosi in qualsiasi persona affetta da trombocitopenia entro 3 settimane dalla vaccinazione con Vaxzevria. Allo stesso modo, devono verificare la presenza di segni di trombocitopenia in qualsiasi persona che abbia una trombosi entro 3 settimane dalla vaccinazione.
  • Gli operatori sanitari devono continuare a consigliare alle persone di cercare cure mediche urgenti se hanno sintomi indicativi di trombosi o trombocitopenia.

Tali misure fanno parte di una revisione nota come “Variazione di tipo II” che è in attesa di approvazione da parte della Commissione Europea che emetterà a breve un parere vincolante in tutti gli stati dell’EU.

Si coglie l’occasione per ricordare che il rischio di trombocitopenia e di tromboembolia venosa dopo la vaccinazione contro SARS-CoV-2 non sembra essere superiore ai rischi di malattia grave COVID nella popolazione generale, un dato coerente con la natura rara e sporadica di questa sindrome e che gli eventi avversi più comuni correlati alla somministrazione del Vaxzevria sono generalmente di natura lieve o moderata e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Gli eventi avversi più comuni sono dolore e sensibilità al sito di iniezione, cefalea, stanchezza, dolori muscolari, sensazione generale di malessere, brividi, febbre, dolori articolari e nausea.


Bibliografia

1. AIFA: Vaxzevria: ulteriori indicazioni su trombi e bassi livelli di piastrine https://www.aifa.gov.it/-/vaxzevria-ulteriori-indicazioni-su-trombi-e-bassi-livelli-di-piastrine#:~:text=non%20somministrare%20Vaxzevria%20a%20persone,entro%203%20settimane%20dalla%20vaccinazione.

2. Allegato - EMA: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1289823/2021.05.21_com-EMA_Vaxzevria_IT.pdf

EMERGENZA COVID-19: AIFA revoca l’uso in monoterapia di bamlanivimab e ne modifica il registro di monitoraggio

AIFA ha comunicato che, in seguito alla pubblicazione della Determina nella Gazzetta Ufficiale (GU) n.08 del 07-05-2021, dall’8 Maggio 2021 non è più possibile prescrivere l’anticorpo monoclonale bamlanivimab in monoterapia per il trattamento di COVID-19 [1].

Bamlanivimab (LY-CoV555), prodotto dall’Azienda Eli Lilly & Company, era stato autorizzato dalla Food and Drug Administration (FDA) lo scorso 9 Novembre 2020, ad uso di emergenza (EUA), per il trattamento di COVID-19, da lieve a moderato, negli adulti e nei pazienti pediatrici di età pari o superiore a 12 anni ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia e/o di essere ospedalizzati [2]. 
In Italia, il Ministero della Salute, con Decreto del 6 Febbraio 2021, pubblicato sulla G.U. n.32 del 08-02-2021, aveva autorizzato in via temporanea la distribuzione di bamlanivimab in monoterapia o in associazione a etesevimab e dell’associazione casirivimab-imdevimab per il trattamento di COVID-19 da lieve a moderata in pazienti adulti e pediatrici [3]. 
Successivamente, lo scorso 16 Aprile 2021, la FDA, sulla base di dati scientifici emergenti riguardanti l’aumento delle varianti del virus SARS-CoV-2 resistenti a bamlanivimab in monoterapia con conseguente aumento del rischio di fallimento terapeutico, ha stabilito che il suo profilo beneficio/rischio non è più favorevole e, pertanto, ne ha revocato l’EUA [4]. Il 21 aprile 2021, la Commissione tecnico-scientifica (CTS) dell’Agenzia Italiana del Farmaco ha ribadito che l’utilizzo di bamlanivimab in associazione ad etesevimab presenta nel complesso migliori evidenze sul profilo beneficio/rischio rispetto alla monoterapia.
Pertanto, tenuto conto di entrambi i pareri, AIFA revoca l’uso di bamlanivimab in monoterapia e rende noto che le fiale di bamlanivimab già disponibili nelle strutture del SSN potranno essere utilizzate esclusivamente in associazione estemporanea con etesemivab, secondo le modalità e condizioni di impiego di cui alla Determina AIFA-DG n. 318 del 17-03-2021 [5]. Il registro web, dedicato al monitoraggio degli anticorpi monoclonali COVID-19, è stato aggiornato rendendo non selezionabile a partire dalla data 08-05-2021 bamlanivimab in monoterapia, in Scheda di Richiesta e Dispensazione farmaco.


Bibliografia

1. AIFA - Modifica Registro-anticorpi monoclonali COVID-19. Disponibile al linkhttps://www.aifa.gov.it/-/modifica-registro-anticorpi-monoclonali-covid-19

2. Lilly - Bamlanivimab, l’anticorpo neutralizzante di Lilly, ha ricevuto l’autorizzazione all’Uso di emergenza da parte della FDA, per il trattamento dei pazienti con Covid-19 di recente diagnosi. Disponibile al link: https://www.lilly.it/news/comunicati-stampa-recenti/Bamlanivimab-l-anticorpo-neutralizzante-di-Lilly-ha-ricevuto-l-autorizzazione-all-uso-di-emergenza

3. CRFV Regione Campania - EMERGENZA COVID-19: autorizzazione della temporanea distribuzione in Italia di anticorpi monoclonali. Disponibile al linkhttp://www.farmacovigilanza.unina2.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1100%3Aemergenza-covid-19-autorizzazione-della-temporanea-distribuzione-in-italia-di-anticorpi-monoclonali&catid=72%3Afarmacovigilanza&Itemid=485&lang=it

4. FDA - Coronavirus (COVID-19) Update: FDA Revokes Emergency Use Authorization for Monoclonal Antibody Bamlanivimab. Disponibile al link: https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/coronavirus-covid-19-update-fda-revokes-emergency-use-authorization-monoclonal-antibody-bamlanivimab

5. AIFA - Definizione delle modalità e delle condizioni di impiego dell'anticorpo monoclonale bamlanivimab-etesevimab. Disponibile al linkhttps://www.aifa.gov.it/documents/20142/961234/Determina_DG-318-2021_anticorpo_monoclonale_bamlanivimab-etesevimab.pdf

   

  

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