EMERGENZA COVID-19: definiti i requisiti per gli studi sui vaccini di fase I dalla Coalizione Internazionale delle Autorità Regolatorie dei Medicinali (ICMRA)

In data 24/03/2020, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha diramato un comunicato stampa per informare circa i requisiti definiti dall’International Coalition of Medicines Regulatory Authorities (ICMRA) per la conduzione degli studi clinici di fase I sui vaccini COVID-19.

L’incontro, svoltosi in modalità virtuale il 18 marzo 2020 nel contesto della pandemia di COVID-19 e presieduto congiuntamente da EMA e US Food and Drug Administration (FDA), ha riunito delegati provenienti da 17 paesi diversi, che rappresentano oltre 20 agenzie regolatorie dei medicinali in tutto il mondo, nonché esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione Europea, per condividere le varie visioni sullo sviluppo di vaccini contro COVID-19.

A seguito dell’incontro l’ICMRA ha fornito una panoramica delle considerazioni regolatorie relative allo sviluppo di vaccini contro COVID-19 e dei dati richiesti per guidare il processo decisionale degli organi regolatori su due punti chiave:

1. Dati preclinici necessari a sostenere l’autorizzazione di studi sull’uomo con medicinali sperimentali; 

2. Necessità di implementare strategie per affrontare il noto rischio teorico che i vaccini contro COVID-19 possano esacerbare la malattia, prima di iniziare gli studi clinici sull’uomo.

Relativamente al primo punto si specifica che la quantità di dati relativi agli studi pre-clinici, per passare agli studi sull’uomo, dipende dalla struttura del vaccino, dai dati a supporto disponibili e dai dati disponibili relativi ad altri vaccini simili. In particolare, nel documento si fa riferimento alla “platform technology” per velocizzare lo sviluppo del nuovo vaccino. Le piattaforme tecnologiche per vaccini forniscono uno strumento efficace mediante il quale gli antigeni proteici e i peptidici sono progettati strategicamente per migliorarne l'immunogenicità [2]. Una delle piattaforme più sfruttate si basa sulla tecnologia VLP (virus-like particle), strutture vuote senza DNA e quindi senza alcun rischio di replicazione virale ma altamente ordinate, con vari gradi di complessità, che stimolano la risposta immunitaria innata e adattiva. Le proprietà autoadiuvanti dei VLP, dovute alla struttura del particolato e alle dimensioni ottimali per l’assorbimento da parte delle cellule presentanti l’antigene, li rendono uno strumento ottimale per aumentare l’immunogenicità degli antigeni. Un altro vantaggio delle piattaforme tecnologiche è la potenziale riduzione dei requirements normativi. Il livello di documentazione richiesta a supporto del nuovo modulo antigenico è ridotto dal fatto che le autorità regolatorie conoscono già i dati tossicologici (ad es. dati provenienti da studi di tossicità a dosi ripetute, studi sulla biodistribuzione) e dati clinici provenienti da altri prodotti che utilizzano la stessa piattaforma e ciò porta, in uno scenario di pandemia, allo sviluppo accelerato di un vaccino sicuro ed efficace per la popolazione, contro un agente patogeno emergente. Quindi, i dati relativi alla piattaforma utilizzata possono essere sfruttati per supportare e velocizzare gli studi clinici First-in human (FIH) per un candidato vaccino contro la SARS-CoV-2.

Come sottolineato dalle agenzie regolatorie, il produttore del vaccino dovrà fornire una spiegazione basata sui dati al fine di giustificare il motivo dell’assenza di studi, quali ad esempio studi tossicologici, e procedere direttamente allo studio FIH. Inoltre, per tutti i vaccini candidati contro SARS-CoV-2 i produttori dovranno presentare i dati relativi agli studi condotti su animali e caratterizzare la risposta immunitaria. Non sarà necessario, però, dimostrare l’efficacia del candidato vaccino contro SARS-CoV-2 nei modelli di sperimentazione animale prima di procedere agli studi clinici sulla FIH.

Le autorità regolatorie hanno, difatti, riconosciuto l’urgenza di procedere con gli studi FIH sul vaccino COVID-19 alla luce dell’attuale pandemia, senza però trascurare l’importanza della “riduzione del rischio” al fine di tutelare i soggetti arruolati negli studi FIH e di preservarli da rischi inutili. Prima di procedere agli studi clinici FIH, le strategie di “riduzione del rischio” prevedono di attenersi ai dati preclinici disponibili (ad es. dati di efficacia post-vaccinazione da modelli animali, studi di immunopatologia in modelli animali, ecc.), ma nel contempo, sarà complicato basarsi sui dati ottenuti da studi sui primati non umani, sia per il limitato numero di primati disponibili sia per non ritardare ulteriormente lo sviluppo del vaccino.

Nel caso in cui gli studi clinici FIH siano autorizzati in assenza di studi su animali, tali studi dovrebbero, in generale, essere condotti in parallelo con gli studi FIH in modo che i dati siano disponibili prima di testare il composto su larga scala (studi clinici di fase 2 e 3). Le strategie di “riduzione del rischio” da prendere in considerazione per le sperimentazioni cliniche FIH comprendono l’arruolamento di giovani adulti sani, un adeguato consenso informato per garantire che i soggetti siano consapevoli dei rischi teorici e un attento follow-up sulla sicurezza e un monitoraggio frequente.

Infine, le agenzie regolatorie hanno espresso la necessità di sviluppare meccanismi che consentano la condivisione di dati provenienti dagli studi su modelli animali e dagli studi clinici al fine di comunicare tempestivamente alla comunità scientifica l’esito degli stessi.


Bibliografia

1. http://www.icmra.info/drupal/sites/default/files/2020-03/First%20regulatory%20COVID-19%20workshop%20-%20meeting%20report_March%202020.pdf

2. Hayley K. Charlton Hume, Linda H.L. Lua. Platform technologies for modern vaccine manufacturing. Volume 35, Issue 35, Part A, 16 August 2017, Pages 4480-4485.

   

  

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