10mila morti per infezioni antibiotico-resistenti: allerta dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) circa il consumo di antibiotici in Italia.

Il consumo degli antibiotici in Italia, nonostante sia calato rispetto al 2016, resta ancora superiore alla media europea. Infatti, nel 2017 il loro consumo si è attestato su 23,4DDD 1000/ab/die rispetto ad una media europea di 21,7 DDD/1000/ab/die.La differenza rispetto alla media europea si è tuttavia ridotta notevolmente nell’ultimo quinquennio, passando dal 28,3% del 2013 al 7,8% del 2017. I paesi europei maggiormente “virtuosi” in quanto a consumo di antibiotici sonol’Olanda e l’Estonia (rispettivamente, 10,1 e 11,5 DDD/1000/ab/die), mentre quelli con i consumi più elevati sono risultati Cipro (33,6 DDD/1000/ab/die), Spagna (31,4 DDD/1000/ab/die) e Francia (29,2 DDD/1000/ab/die).

Analizzando nello specifico i dati dei consumi in Italia si è visto che l’85% delle dosi, pari a 21,8 DDD/1000 abitanti die, sono state erogate a carico del SSN, con una riduzione dell’1,6% rispetto al 2016. Il 90% di questi risulta erogato in regime di assistenza convenzionata confermando che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta.

Per quanto concerne il trend stagionale e i consumi regionali è emerso che l’inverno è la stagione dove si consuma il maggior numero di antibiotici mentre si conferma un maggior consumo al Sud e nelle Isole (24,9 DDD/1000 ab die) e al Centro (20,7 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (15,6 DDD/1000 ab die).

Le Regioni Campania e Puglia mostrano le contrazioni più importanti dei consumi(rispettivamente -5,5% e -6,8%) e un consistente calo della spesa (rispettivamente -5,1% e -8,5%).

Riguardo, invece, l’analisi per fascia di età è emerso che i maggiori utilizzatori sono i bambini e gli anziani con un livello più elevato nei primi quattro anni di vita (prevalenza d’uso 58,2% nei maschi e 55,3% nelle femmine) e dopo i 75 anni (prevalenza d’uso 50,6% negli uomini e 50,8% nelle donne).Nel corso del 2017 il 41,4% della popolazione pediatrica (0-13 anni) appartenente alle sei regioni analizzate (Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania e Puglia) ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, e sono state prescritte in media 2,6 confezioni di questi farmaci.

Le classi di antibiotici maggiormente utilizzate, sia nella popolazione adulta che nella popolazione pediatrica, sono risultate le penicilline (compresi gli inibitori delle beta-lattamasi)le quali rappresentano la classe a maggior prevalenza d’uso, seguite dai macrolidi e dalle cefalosporine, antibiotici considerati di seconda scelta secondo le linee guida per il trattamento delle infezioni pediatriche più comuni.

Nelle regioni del Sud si riscontra un minor utilizzo dell’amoxicillina rispetto all’associazione amoxicillina/acido clavulanico raccomandata nella popolazione pediatrica solo nei casi severi/complicati e recidivanti delle infezioni più frequenti (es. otiti). L’analisi ad hoc sulla classe dei fluorochinoloni si concentra sui consumi di due sottopopolazioni numericamente rilevanti (le donne con età compresa tra 20 e 59 anni e gli anziani con età ≥75 anni), scelte in base alla frequenza di uso inappropriato di fluorochinoloni e al profilo di rischio associato.

Nell’ambito dell’assistenza convenzionata, nel 2017, le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi rappresentano la classe di antibiotici a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni; sul versante degli acquisti delle strutture sanitarie pubbliche, invece, le tre classi di antibiotici più prescritte sono le penicilline associate a inibitori delle betalattamasi, i fluorochinoloni e le cefalosporine di terza generazione.

L’elevato consumo di antibiotici si riflette su un maggior numero di casi di antibiotico-resistenza: secondo i risultati di uno studio dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) nel 2015, nei Paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo, si sono verificati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti, a cui sono attribuibili 33.110 decessi, un terzo dei quali si è verificato in Italia, evidenziando la gravità del problema nel nostro Paese.

   

  

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