La terapia a base di inibitori di pompa per periodi di tempo prolungati aumenta il rischio di cancro esofageo: risultati di uno studio svedese

Sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Cancer Epidemiologyi risultati di un ampio studio osservazionale svedese, secondo i quali la terapia di mantenimento a lungo termine con inibitori di pompa protonica (IPP) è risultata associata ad un aumento del rischio di carcinoma esofageo, in assenza di altri fattori di rischio e in pazienti che assumono IPP per indicazioni non associate in precedenza al rischio di tale neoplasia [1].

Gli IPP rappresentano da anni il trattamento di elezione delle ulcere gastriche e duodenali, della malattia da reflusso gastroesofageo e della sindrome di Zollinger-Ellison. Sebbene caratterizzati da un buon profilo di tollerabilità per quanto concerne il trattamento farmacologico di breve durata, la prolungata somministrazione di tali farmaci può risultare associata, seppur raramente, alla comparsa di reazioni avverse, che includono infezioni da Clostridium difficile, fratture e ipomagnesemia [2,3]. La possibile promozione carcinogenica gastrica indotta da IPP è, invece, ancora oggetto di dibattito [4,5]. Alcuni autori ipotizzano che la promozione carcinogenica gastrica possa derivare dall’alterazione del microbioma gastro-intestinale. In particolare, il blocco della secrezione acida gastrica potrebbe determinare una riduzione della capacità di difesa nei confronti di batteri patogeni, con conseguente aumento della colonizzazione batterica. Il potenziale aumento di batteri in grado di produrre nitrosammine rappresenterebbe un ben noto fattore di rischio per lo sviluppo di cancro gastrico ed esofageo. Altri autori suggeriscono, invece, un ruolo chiave dei sali biliari nello sviluppo di metaplasia della mucosa esofagea [6-10].

Uno studio svedese, condotto da Brusselaers e coll., ha analizzato i dati provenienti da registri nazionali, identificando oltre 700.000 pazienti (59% di sesso femminile e il 34% con età<70 anni), senza una storia pregressa di neoplasia, trattati con una terapia di mantenimento (almeno 6 mesi) a base di IPP tra il 2005 e il 2014. Dal confronto di tale popolazione con adulti della popolazione generale è emerso che il rapporto di incidenza standardizzato complessivo per l’adenocarcinoma esofageo e per il carcinoma a cellule squamose esofageo negli utilizzatori di IPP era, rispettivamente, pari a 3,93 e 2,77. Un'analisi comparativa condotta su circa 20.000 pazienti che assumevano solo antagonisti dei recettori H2 non ha rilevato alcun aumento del rischio di adenocarcinoma esofageo o carcinoma a cellule squamose dell’esofago.

Alla luce dei risultati ottenuti, i ricercatori hanno richiamato all’attenzione della comunità scientifica l’importanza di un uso appropriato degli IPP come terapia di mantenimento nonché dell’attento monitoraggio dei pazienti trattati con tali farmaci.

Sono chiaramente necessari ulteriori studi che possano confermare i risultati dello studio di Brusselaers e coll.

Bibliografia

1. Brusselaers N, Engstrand L, Lagergren J. Maintenance proton pump inhibition therapy and risk of oesophageal cancer. Cancer Epidemiol. 2018 Apr;53:172-177.

2. Chen J, Yuan YC, Leontiadis GI, Howden CW. Recent safety concerns with proton pump inhibitors. J Clin Gastroenterol. 2012 Feb;46(2):93-114.

3. Proton pump inhibitors in long-term use: reports of hypomagnesaemia. https://www.gov.uk/drug-safety-update/proton-pump-inhibitors-in-long-term-use-reports-of-hypomagnesaemia

4. Sanduleanu S, Jonkers D, de Bruine A, Hameeteman W, Stockbrugger RW. Changes in gastric mucosa and luminal environment during acid-suppressive therapy: a review in depth. Digest Liver Dis 2001;33:707-19.

5. Lamberts L, Brunner G, Solcia E. Effects of Very Long (up to 10 Years) Proton Pump Blockade on Human Gastric Mucosa. Digestion 2001;64:205-13.

6. Neto AG, Whitaker A, Pei Z. Microbiome and potential targets for chemopreventionof esophageal adenocarcinoma, Semin. Oncol. 43 (1) (2016) 86–96.

7. Seto CT, Jeraldo P, Orenstein R, Chia N, DiBaise JK. Prolonged use of a proton pump inhibitor reduces microbial diversity: implications for Clostridium difficile susceptibility, Microbiome 2 (2014) 42.

8. Canani RB, Terrin G. Gastric acidity inhibitors and the risk of intestinal infections, Curr. Opin. Gastroenterol. 26 (1) (2010) 31–35.

9. Ahn JS, Eom CS, Jeon CY, Park SM. Acid suppressive drugs and gastric cancer: a meta-analysis of observational studies, World J. Gastroenterol. 19 (16) (2013) 2560–2568.

10. Engstrand L, Lindberg M. Helicobacter pylori and the gastric microbiota, Best Pract. Res. Clin. Gastroenterol. 27 (1) (2013) 39–45.

   

  

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