Nuovi dati di real life confermano la riduzione del rischio cardiovascolare associato al trattamento con inibitori di SGLT-2 per il diabete mellito di tipo 2

Dai risultati di un recente studio condotto in real life, CVD-REAL 2, è emerso che gli inibitori del trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT-2), utilizzati nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, sembrano essere associati ad un minor rischio cardiovascolare. In particolare, rispetto ad altri farmaci antidiabete, il trattamento con un inibitore SGLT-2 ha determinato una riduzione del rischio di decesso, di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca e di insorgenza di infarto del miocardio e ictus [1].

Lo studio multicentrico CVD-REAL 2, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology e presentato al 67° American College of Cardiology Scientific Sessions (ACC.18) di Orlando in Florida, ha incluso 470.128 pazienti in trattamento con inibitori SGLT-2 o con altri farmaci antidiabete in sei paesi dell'Asia Pacifica, del Medio Oriente e del Nord America (Australia, Canada, Israele, Giappone, Singapore e Corea del Sud). Nel gruppo di pazienti in trattamento con gli inibitori SGLT-2 il 75% era in trattamento con dapaglifozin, il 9% con empaglifozin, l’8% con ipraglifozin, il 4% con canaglifozin, il 3% con tofoglifozin e l’1% con luseogliflozin. Rispetto al trattamento con altri farmaci antidiabete, quello con gli inibitori SGLT-2 ha mostrato un tasso di insorgenza di eventi cardiovascolare minore e, nello specifico, è risultata ridotta la percentuale di decessi (0,70 vs 1,98), l’insorgenza di insufficienza cardiaca (0,60 vs 3,73), di infarto del miocardio (0,30 vs 1,15), di ictus (0,74 vs 3,37) e la combinazione di decesso per tutte le cause e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca (1,23 vs 5,31) [1].

Tali risultati sono in linea con quelli ottenuti da un altro studio del programma CANVAS (Canaglifozin Cardiovascular Assessment Study), pubblicato recentemente e presentato sempre nell’ambito dell’ACC.18, dal quale è emerso che nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 ad elevato rischio cardiovascolare canaglifozin ha ridotto il rischio di morte cardiovascolare o di insufficienza cardiaca ospedalizzata in un'ampia percentuale di pazienti. Il farmaco, infatti, è associato ad una riduzione significativa del 22% del rischio di morte cardiovascolare o insufficienza cardiaca, del 30% per insufficienza cardiaca fatale o ospedalizzata e del 33% per la sola insufficienza cardiaca [2].

Lo studio CVD-REAL 2 presenta, tuttavia, numerose limitazioni, tra cui la mancanza di dati relativi alla sicurezza a lungo termine, in quanto, trattandosi di uno studio osservazionale, l’attenzione è stata rivolta principalmente agli eventi avversi nell’ambito del sistema cardiovascolare.

In conclusione, nonostante i risultati ottenuti dagli studi di fase IV siano favorevoli all’utilizzo degli inibitori SGLT-2 nel trattamento del diabete mellito di tipo 2 in pazienti ad elevato rischio cardiovascolare, risulta necessario condurre ulteriori studi al fine di delineare al meglio il profilo di efficacia e di sicurezza di questi farmaci.

Bibliografia

1. Kosiborod M, Lam CSP, Kohsaka S, Kim DJ, Karasik A, Shaw J, Tangri N, Goh SY, Thuresson M, Chen H, Surmont F, Hammar N, Fenici P; CVD-REAL Investigators and Study Group. Lower Cardiovascular Risk Associated with SGLT-2i in >400,000 Patients: The CVD-REAL 2 Study. J Am Coll Cardiol. 2018 Mar 7.

2. Rådholm K, Figtree G, Perkovic V, Solomon SD, Mahaffey KW, de Zeeuw D, Fulcher G, Barrett TD, Shaw W, Desai M, Matthews DR, Neal B. Canagliflozin and Heart Failure in Type 2 Diabetes Mellitus: Results From the CANVAS Program (Canagliflozin Cardiovascular Assessment Study). Circulation. 2018 Mar 11.

   

  

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