Aggiornate le raccomandazioni per la contraccezione in pazienti trattati con micofenolato.

In data 22 gennaio 2018, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in accordo a quanto stabilito dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), ha pubblicato un’importante nota informativa di sicurezza relativa all’aggiornamento delle raccomandazioni per la contraccezione necessaria in pazienti trattati con acido micofenolico o il suo profarmaco micofenolato mofetile.
L’acido micofenolico (MPA) è un farmaco immunosoppressore, indicato per la profilassi del rigetto acuto in pazienti adulti sottoposti a trapianto di rene, fegato o cuore. Tale farmaco, agendo come potente inibitore selettivo, reversibile e non competitivo dell’enzima inosina monofosfato deidrogenasi, inibisce la via di sintesi de-novo del nucleotide guanosinico. In tal modo, MPA esercita la sua azione citostatica soprattutto a livello dei linfociti T e B, i quali risultano criticamente dipendenti dalla sintesi de-novo delle purine, a differenza di altri tipi cellulari che possono utilizzare meccanismi alternativi.     
Rispetto al profilo di sicurezza del micofenolato, come indicato nella scheda tecnica del farmaco, studi sugli animali avevano già evidenziato la sua tossicità riproduttiva ed è ormai noto che l’esposizione in utero prenatale a micofenolato risulta associata ad un aumento del rischio aborti (45-49%) nonchè di malformazioni congenite (23-27%), quali formazione anomala o assente dell’orecchio esterno/medio, palatoschisi e labioschisi, micrognazia* e cardiopatie. Pertanto, i medicinali a base di micofenolato, sono controindicati in donne fertili che non utilizzano un metodo contraccettivo efficace.    
Recentemente, in seguito ad una revisione condotta dal Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC), cui ha fatto seguito la valutazione da parte del Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) delle relative raccomandazioni, la Commissione Europea ha ritenuto necessario aggiornare le misure contraccettive richieste per i pazienti di sesso maschile e femminile in trattamento con tale farmaco. Per tale revisione sono stati valutati i dati clinici e non clinici, in paticolare quelli relativi a uomini che hanno avuto figli durante il trattamento con MPA o micofenolato. Sebbene la quantità di farmaco presente nel liquido seminale dell’uomo non sia stata determinata, sulla base dei risultati degli studi condotti sugli animali, il PRAC ha ritenuto che il rischio di effetti genotossici sulle cellule spermatiche non possa essere completamente escluso. Pertanto, l’EMA ora raccomanda che i pazienti di sesso maschile sessualmente attivi o le loro compagne utilizzino metodi contraccettivi affidabili durante tutto il trattamento con micofenolato e per almeno 90 giorni dopo l'interruzione di quest’ultimo. Tale raccomandazione sarà riportata sugli stampati del farmaco attualmente in fase di aggiornamento, dai quali sarà inoltre eliminata la precedente raccomandazione del 2015 che prevedeva che i pazienti di sesso maschile dovessero utilizzare il preservativo in aggiunta all'uso di un metodo contraccettivo altamente efficace da parte delle loro compagne, perché si ritiene non rifletta il reale livello di rischio.
Il rischio per le donne rimane immutato. Pertanto, i medicinali contenenti micofenolato e MPA restano controindicati nelle donne potenzialmente fertili che non utilizzano metodi contraccettivi affidabili. Si sottolinea, pertanto, che le pazienti in età fertile debbano utilizzare almeno un metodo contraccettivo affidabile (preferibilmente due) prima di iniziare la terapia, durante il trattamento e per 6 settimane dopo la sua conclusione.     
L’AIFA, infine, invita a segnalare qualsiasi reazione avversa associata a medicinali contenenti micofenolato o MPA, ribadendo l’importanza della segnalazione spontanea delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermarne un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.

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*micrognazia:malformazione fetale caratterizzata dal ridotto sviluppo della mandibola rispetto alla mascella.

Fonte: AIFA

   

  

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