Sicurezza della combinazione ombitasvir/paritaprevir/ritonavir

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E’ recente la pubblicazione, sulla rivista Hepatology Research, dei risultati di uno studio che ha dimostrato efficacia e sicurezza della combinazione a dose fissa di ombitasvir/paritaprevir/ritonavir in pazienti affetti da epatite C (HCV) genotipo 1b con e senza compromissione renale [1].

I dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ad oggi,  stimano a 170 milioni i soggetti affetti da HCV nel mondo [2]. L’obiettivo primario del trattamentoè quello di raggiungere una risposta virologica sostenuta (SVR), definita come assenza di HCV RNA, a 12 e a 24 settimane dopo la sospensione del trattamento. L’eliminazione delle epatiti virali è una sfida globale, un obiettivo comune a tutti i Paesi del mondo, sollecitati dalla strategia dell’OMS che ha individuato nel 2030 l’anno in cui le morti legate a queste patologie dovranno ridursi sensibilmente, così come il numero dei casi di infezione dovuti al virus.

Dall’approvazione del primo Direct Antiviral Acting (DAA) nel maggio 2014, le opzioni terapeutiche disponibili sono oggi numerose. La combinazione ombitasvir/paritaprevir/ritonavir è stata autorizzata dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) in data 15/01/2015. Ombitasvir è un inibitore di NS5A di HCV, essenziale per la replicazione virale. Paritaprevir è un inibitore della proteasi NS3/4A dell’HCV, necessaria al clivaggio proteolitico della poliproteina codificata da HCV (nelle forme mature delle proteine NS3, NS4A, NS4B, NS5A e NS5B) ed essenziale per la replicazione virale. Ritonavir non è attivo contro l’HCV, bensì è un inibitore del CYP3A che aumenta l’esposizione sistemica al paritaprevir.

Lo studio retrospettivo multicentrico ha arruolato 235 pazienti (117 maschi e 118 femmine) di età media pari a 67 anni, classe di Child-Pugh A, di cui 54 con insufficienza renale, stimata come un valore di eGFR< 60 ml/min/1,73 m2 e 181 con funzionalità renale conservata. Dei pazienti inclusi nello studio, 5 presentavano un valore di eGFR <30 ml/min/1,73 m2. I pazienti sono stati trattati per la durata di 12 settimane.

Complessivamente, i tassi di risposta virologica rapida (RVR), la risposta alla fine del trattamento (ETR) e la risposta virologica sostenuta (SVR) sono stati rispettivamente del 78,7%, 98,7% e 98,7%. Tra i 181 pazienti con funzionalità renale conservata, l’RVR è stato del 77,3% (140/181), l’ETR del 98,9% (179/181) e l’SVR del 98,9% (179/181) mentre tra i 54 pazienti affetti da insufficienza renale, i tassi sono stati di 83,3% (45/54), 98,1% (53/54) e 98,1% (53/54), rispettivamente.

Non ci sono state differenze significative nelle SVR tra i due gruppi (p= 0,449 per RVR, 0,545 per ETR e 0,545 per SVR). Inoltre, nel gruppo dei 54 pazienti con funzionalità renale ridotta, il valore dell’eGFR non è cambiato in modo significativo durante il periodo di trattamento.

Solamente 2 pazienti hanno abbandonato lo studio per la comparsa di edema polmonare e polmonite interstiziale. Il resto delle reazioni avverse insorte sono risultate tutte lievi o moderate e non hanno determinato la sospensione del trattamento.

Tale studio ha, quindi, dimostrato che la terapia con ombitasvir/paritaprevir/ritonavir è risultata efficace e sicura anche in pazienti con insufficienza renale, garantendo nuove incoraggianti prospettive per il trattamento dell’HCV.

Bibliografia:

1) Arai T et al. Efficacy and safety of ombitasvir/paritaprevir/ritonavir combination therapy for genotype 1b chronic hepatitis C patients complicated with chronic kidney disease. Hepatol Res. 2018 Jan 9. 

2) http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/246177/1/WHO-HIV-2016.06-eng.pdf