Nota informativa su cladribina

In una nota informativa del 01/12/2017, concordata con l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), tramite una dear doctor letter, informa i medici prescrittori di cladribina che il riassunto delle caratteristiche del prodotto sarà aggiornato alla luce dei nuovi dati di sicurezza sul rischio di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML)(1).
Cladribina è indicata nel trattamento di pazienti affetti da leucemia a cellule capellute (LCC) e in pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) della linea B che non hanno risposto o la cui malattia è progredita durante o dopo il trattamento con almeno un protocollo terapeutico standard contenente un agente alchilante. Inoltre, è recente l'approvazione da parte del Comitato per i Medicinali ad uso umano (CHMP) di EMA, di estendere l'uso del farmaco al trattamento di pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente.
Cladribina è un nucleoside sintetico e, in quanto analogo delle purine, agisce come antimetabolita mimando il nucleotide adenosina e inibendo, inoltre, l'enzima adenosina-deaminasi. La sostituzione di un singolo atomo di cloro con un atomo di idrogeno in posizione 2 differenzia la cladribina dalla 2'-deossiadenosina naturale e rende la molecola resistente alla deaminazione da parte dell'adenosina-deaminasi. Diversamente dagli altri agenti chemioterapici che agiscono a livello del metabolismo purinico, cladribina è in grado di colpire linfociti e monociti sia in fase di divisione che quiescenti, inibendo sia la sintesi che la riparazione del DNA.
Per quanto riguarda la sicurezza del farmaco, cladribina induce mielosoppressione, immunosoppressione e linfopenia. In attesa dell'aggiornamento del riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP), l'Azienda titolare di autorizzazione all'immissione in Commercio (AIC) ed AIFA intendono informare i medici prescrittori del rischio potenziale di PML (rara malattia demielinizzante progressiva causata dalla riattivazione del virus JC) in pazienti trattati con il farmaco ed, in particolare, nei casi di linfocitopenia persistente. Si informa, inoltre, che la possibilità di insorgenza di PML può variare da 6 mesi a diversi anni dopo il trattamento farmacologico.
È necessario, pertanto, interrompere il trattamento con cladribina se si sospetta una PML come nel caso di pazienti che mostrano nuovi segni o sintomi neurologici, cognitivi o comportamentali o un loro peggioramento.
L'AIFA coglie l'occasione, infine, per ricordare a tutti gli operatori sanitari l'importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse a farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio/rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego.

Bibliografia:
1) http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Cladribina_NII_1-dicembre-2017.pdf

   

  

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