FANS e insufficienza cardiaca: i dati di uno studio

L’uso abituale di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) è associato al rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca con una percentuale variabile tra i singoli FANS e in relazione alla dose impiegata. È quanto emerso da uno studio caso controllo nested , coordinato dall’Unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università Bicocca di Milano e pubblicato di recente sulla rivista British Medical Journal(1).

Numerosi studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l’uso di FANS è associato a un aumento del rischio di insufficienza cardiaca. Da una meta-analisi di oltre 600 studi randomizzati condotta nel 2012 dalla Task Force per la diagnosi ed il  trattamento dello scompenso cardiaco della European Society of Cardiology è emerso che gli inibitori della COX 2 e alte dosi di FANS tradizionali-non selettivi (diclofenac, ibuprofene, e naprossene) aumentano il rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca da 1,9 a 2,5 volte rispetto al placebo(2).

Alla luce di tali evidenze, le attuali Linee guida limitano l’uso di FANS in pazienti a rischio di malattie cardiovascolari, con controindicazione assoluta nei pazienti con scompenso cardiaco. Tuttavia, ci sono ancora poche dati circa il rischio di insufficienza cardiaca associato all’uso dei singoli FANS (sia COX 2 inibitori e che FANS tradizionali) nella pratica clinica, e soprattutto dell’eventuale associazione dose-risposta.

 I dati dello studio in questione, inserito in un progetto europeo sulla sicurezza dei FANS (the Safety of Non-Steroidal Anti-Inflammatory, SOS Project), sono stati estrapolati da 5 database internazionali: PHARMO (PHARMO institute for Drug Outcome Reasearch), database olandese, SIRS (Sistema Informativo Sanitario Regionale) e OSSIF (Osservatorio internazionale per la Farmacoepidemiologia), database italiani, THIN (The Health Improvement Network), database londinese e GePaRD (German Pharmacoepidemiological Reasearch Database), database tedesco.

Sono stati considerati eleggibili allo studio tutti i pazienti maggiorenni che tra il 2000 e il 2010 hanno ricevuto una prescrizione di un antinfiammatorio non steroideo. Sono stati esclusi tutti i pazienti che avevano avuto diagnosi di neoplasia o di scompenso cardiaco l’anno precedente a quello di inclusione nello studio.

L’endpoint primario composito è stato la valutazione del rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca e l’uso di 27 differenti FANS (tra cui 23 FANS tradizionali e 4 inibitori selettivi della COX-2). È stata valutata, inoltre, la relazione dose-risposta e rischio di insufficienza cardiaca.

Nel complesso, sono stati registrati 92163 ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca che sono stati abbinati a 8246403 controlli (abbinati tramite campionamento di rischio per età, sesso, anno di entrata nella coorte). L’età media dei casi era di 77 anni e 76 per i controlli. Il 45%dei casi e dei controlli era di sesso maschile.

I risultati hanno dimostrato che l’uso di qualsiasi tipo di FANS (utilizzo nei 14 giorni precedenti) è associato a un aumento del 19% del rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca (Odds Ratio 1,19; IC 95% 1,17-1,22).

In base a tale analisi il rischio di ricovero per insufficienza cardiaca risulta aumentato, , dopo assunzione di alcuni FANS non selettivi (diclofenac, ibuprofene, indometacina, ketorolac, naproxene, nimesulide e piroxicam) e di 2 selettivi della COX 2 (etoricoxib e rofecoxib).

Il rischio, varia da 1,16 (IC 95%, 1,07-1,27) per il naprossene a 1,83 (IC 95%, 1,66-2,02) per ketorolac.

Dosi medie (0,9-1,2 della dose equivalente giornaliera) di indometacina ed etoricoxib sono associate a un aumento del rischio. Non è emerso che celecoxib possa aumentare il rischio di ricovero per insufficienza cardiaca alle dosi comunemente impiegate.

Tra i differenti meccanismi coinvolti, vanno ricordati quelli legati all’inibizione della sintesi delle prostaglandine, che aumenta le resistenze periferiche e riduce la perfusione renale, la velocità di filtrazione glomerulare e l’escrezione di sodio.

Tali dati sono di estrema importanza e rafforzano quanto già noto sui possibili effetti avversi dei FANS. Considerata l’enorme diffusione di queste molecole, va adottata particolare cautela nella prescrizione di tali farmaci in pazienti con funzionalità ventricolare compromessa o episodi anamnestici di scompenso cardiaco.

Bibliografia:

1) Arfè A. et al. Non-steroidal anti-inflammatory drugs and risk of heart failure in four European BMJ 2016 Sep. 28; 354;i4857.

2) McMurray JJ, Adamopoulos S, Anker SD, et al. ESC Committee for Practice Guidelines. ESC Guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure 2012: The Task Force for the Diagnosis and Treatment of Acute and Chronic Heart Failure 2012 of the European Society of Cardiology. Developed in collaboration with the Heart Failure Association (HFA) of the ESC. Eur Heart J2012;33:1787-847. 

          

   

  

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