Semaglutide riduce il rischio cardiovascolare

In occasione del recente congresso europeo sul diabete organizzato dalla European Association for the Study of Diabetes (EASD), sono stati presentati i dati di SUSTAIN 6, uno studio clinico randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, per valutare i rischi cardiovascolari del trattamento a lungo termine con semaglutide. Lo studio è stato pubblicato sul  New England Journal of Medicine(1).

Semaglutide è un analogo long acting del GLP-1 (glucagone-like peptide-1 umano), ormone biologicamente attivo che lega specifici recettori sulle insulae pancreatiche stimolando la sintesi e la secrezione insulinica. Il GLP-1, inoltre, inibisce la secrezione di glucagone e rallenta lo svuotamento gastrico, riducendo l’assunzione di cibo(2).

Lo studio SUSTAIN 6 ha arruolato 3297 pazienti con diabete mellito tipo II, di nuova diagnosi e/o in trattamento con ipoglicemizzanti orali (esclusi inibitori della DDP4 e altri analoghi del GLP-1) con o senza associazione di insulina basale; tutti i pazienti arruolati avevano anamnesi patologica remota negativa per pregressi eventi cardiovascolari e insufficienza renale. Di questi, 1648 hanno ricevuto semaglutide in associazione alla terapia standard, alla dose di 0,5-1 mg a settimana/sc per 104 settimane. L’obiettivo primario dello studio è stato la dimostrazione della riduzione del rischio di eventi cardiovascolari (infarto miocardico non fatale, stroke non fatale e decesso) in pazienti trattati con semaglutide.

Lo studio ha centrato l’endpoint primario composito: nel braccio di trattamento il tasso di mortalità per eventi cardiovascolari è stato del 6,6% vs l’8,9% del braccio di controllo (Hazard Ratio, 0,74; intervallo di confidenza [CI] 95%, 0,58-0,95; p<0,001 per la non inferiorità; p= 0,02 per la superiorità). L’infarto miocardico non fatale si è verificato nel 2,9% dei pazienti che hanno ricevuto semaglutide vs il 3,9% di quelli che hanno ricevuto il placebo (Hazard Ratio, 0,74; CI 95%, 0,51-1,08; p = 0,12). Infine, per quanto riguarda lo stroke non fatale, semaglutide ha dimostrato di ridurre il rischio di un primo evento con un Hazard Ratio di 0,61, CI 95%, 0,38-0,99; p= 0,04.

A lungo termine, è emerso che il rischio di nefropatia o peggioramento della funzionalità renale è più basso nel gruppo trattato con semaglutide; tuttavia, il tasso di complicanze retiniche (emorragia del vitreo, cecità, o condizioni che richiedono un trattamento con un agente intravitreale o fotocoagulazione) è risultato significativamente più alto (Hazard Ratio, 1,76; 95% CI, 1,11-2,78; p= 0,02).

Per quanto riguarda il profilo di tollerabilità, il numero di eventi avversi gravi manifestatisi nel braccio di trattamento è stato inferiore rispetto al braccio di controllo (principalmente disturbi gastrointestinali).

Entro la fine del 2016, Novo Nordisk intende depositare il dossier registrativo alle autorità regolatorie americane ed europee; l’approvazione per tale indicazione d’uso è prevista nella seconda metà del 2017.

Bibliografia

1)      Marso S.P., Bain S.C., Consoli A., et all.for the SUSTAIN-6 InvestigatorsSemaglutide and Cardiovascular Outcomes in Patients with Type 2 Diabetes. N Engl J Med Sept 16, 2016; 1-11.

2)      Lau J, Bloch P, Schaffer L, et al. Discovery of the once-weekly glucagon-like peptide-1 (GLP-1) analogue semaglutide. J Med Chem 2015; 58:7370-80.

   

  

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