Effetti di escitalopram in pazienti con insufficienza cardiaca sistolica cronica e depressione: risultati dello studio clinico MOOD-HF

In data 14/07/2016, in un comunicato stampa dell’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA)(1), si apprendono i risultati di uno studio clinico, recentemente pubblicato sulla rivista JAMA, che ha studiato gli effetti di escitalopram sulla mortalità per tutte le cause e l’ospedalizzazione, in pazienti con insufficienza cardiaca e depressione.

Lo studio MOOD-HF(2), randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo, ha arruolato 372 pazienti nel periodo compreso tra l’11 marzo 2009 e il 24 febbraio 2014, con diagnosi di insufficienza cardiaca (NYHA II-IV), frazione di eiezione (LVEF) <45% e depressione, diagnosticata secondo i criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM IV). Dei 372 pazienti studiati, 185 sono stati assegnati al braccio di trattamento con escitalopram e i restanti 187 hanno ricevuto placebo; i due gruppi erano omogenei per età e sesso.

L’endpoint primario composito è stato la valutazione della mortalità per tutte le cause e del numero di ricoveri ospedalieri, mentre tra gli obbiettivi secondari sono state analizzate l’efficacia e la sicurezza di escitalopram a 24 mesi di trattamento alle dosi di 10-20 mg/die. La valutazione psicometrica e la gravità della depressione sono state stimate mediante un questionario, il 10-item Montgomery-Ǻsberg Depression Rating Scale (MADRS), che classifica la gravità in base ad un punteggio, variabile da 0 a 60 con cut-off pari a 6 (depressione severa per punteggi >34)(3). Il disturbo d’ansia e la qualità della vita sono stati valutati sempre mediante questionario.

Il comitato di sorveglianza dei dati e della sicurezza del farmaco ha raccomandato l’interruzione anticipata dello studio, che si è concluso il 28 febbraio 2014, per la non consistenza dei risultati.

L’outcome primario dello studio è stato del 63% tra i pazienti in trattamento con escitalopram e del 64% in quelli che hanno ricevuto placebo (HR 0,99; IC 95%, 0,76-1,27), con curve di Kaplan-Meier per incidenza di cause di morte o ricoveri ospedalieri, sovrapponibili. Non è emersa alcuna differenza statisticamente significativa nei tassi di mortalità per tutte le cause tra i due gruppi. Nonostante l’aderenza al trattamento sia stata soddisfacente (l’86% dei pazienti aveva livelli sierici di escitalopram nel range terapeutico) e il punteggio medio al MADRS, sia variato da 20,2 al basale a 11,2 a 12 settimane di trattamento, la differenza tra i due bracci in studio è stata di -0,9 (IC 95%, -2,3-0,4; p=0,16). In entrambi i gruppi, la LVEF è migliorata in modo del tutto simile e, solo nel gruppo trattato con placebo, si è avuta una riduzione del diametro ventricolare sinistro in telediastole e un più rapido decremento del peptide natriuretico atriale. Nonostante la buona tollerabilità del farmaco, non ci sono evidenze a supporto che il trattamento della comorbilità depressione, riduca in maniera significativa la mortalità per tutte le cause o il numero dei ricoveri ospedalieri nei pazienti con insufficienza cardiaca sistolica cronica.

Gli stessi autori riconoscono, quali limiti dello studio, la mancata eterogeneità dei pazienti oggetto dello studio, prevalentemente di razza caucasica, e il possibile bias di selezione del campione in trattamento primario che manca di importanti sottogruppi particolarmente resistenti agli antidepressivi, come donne, di razza nera adulti e over 65. Inoltre, dato il mancato miglioramento dei sintomi correlati alla depressione dopo 18 mesi di terapia, i dati non supportano l’uso di escitalopram in pazienti depressi con insufficienza cardiaca sistolica cronica.

 

Bibliografia e siti di riferimento:

1)      http://www.agenziafarmaco.gov.it/

2)      Angermann CE, Gelbrich G, Störk S, Gunold H, Edelmann F, Wachter R, Schunkert H, et al. Effect of Escitalopram on all-cause mortality and hospitalization in patients with heart failure and depression: the MOOD-HF randomized clinical trial. JAMA. 2016; 315(24):2683-2693.

3)       Montgomery SA, Ǻsberg M. A new depression scale designed to be sensitive to change. Br J Psychiatry. 1979; 134:382-389.

   

  

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