Ketamina e depressione: pubblicati i risultati di studi preclinici.

In data 04/05/2016 sono stati pubblicati, sulla rivista Nature, i promettenti risultati della sperimentazione preclinica condotta dai ricercatori della Maryland School of Medicine in collaborazione con i ricercatori del National Institutes of Health (NIH), il National Center for Advancing Translational Sciences (NCATS) e il National Instiute on Ageing e University of North Caroline, relativi  all’azione antidepressiva della ketamina. La ketamina è una miscela racemica di due enantiomeri, S ed R-ketamina che agisce da antagonista non competitivo dei recettori del glutammato NMDA, comunemente impiegata come anestetico. Gli effetti allucinogeni e le esperienze di vivere situazioni “extra-corporee”, ne determinano un uso improprio come sostanza d’abuso.   Da recenti studi clinici è emerso che l’utilizzo della ketamina per via endovenosa o intranasale può indurre un rapido miglioramento del tono dell’umore, con una rapida azione antidepressiva in pazienti bipolari o con depressione maggiore resistente ai trattamenti standard. La gestione dei pazienti depressi è complessa e l’identificazione della terapia più efficace passa attraverso la prescrizione di farmaci ai quali il paziente è scarsamente responsivo, prima di identificare il farmaco che riesce a controllare la sintomatologia. La ketamina sembrerebbe agire più velocemente degli altri antidepressivi che spesso richiedono settimane per determinare l’effetto farmacologico, anche se non vanno trascurate le varie reazioni avverse che possono insorgere quali tachicardia, depressione respiratoria, ansia, insonnia e, se utilizzata come sostanza d’abuso, disturbi dell’attenzione, dell’apprendimento, della memoria, delirio e amnesia. L’attività dei ricercatori si è incentrata sulla ricerca di farmaci che sfruttino le proprietà antidepressive della ketamina e su farmaci che hanno un target recettoriale, in particolare i recettori NMDA. I ricercatori hanno identificato, attraverso l’utilizzo di una serie di test comportamentali nei topi, il metabolita idrossinorketamina, capace di determinare l’attività antidepressiva con una minore insorgenza di reazioni avverse tipicamente associate all’uso della  ketamina e senza indurre fenomeni di dipendenza. Dallo studio è emerso che tale metabolita agisce su recettori differenti rispetto alla ketamina, attraverso l’interazione con i recettori AMPA. Alla luce di quanto illustrato, il percorso per la sintesi di molecole che sfruttino le proprietà antidepressive della ketamina è ancora lungo, ma l’ipotesi sta diventando promettente anche grazie ai risultati che emergono dallo studio sopracitato.

                                                                  

Siti di riferimento

http://www.agenziafarmaco.gov.it/

htttp://www.ema.europa.eu/ema/

Riferimenti bibliografici

Zanos P, Moaddel R, Morris PJ NMDAR inhibition-independent antidepressant actions of ketamine metabolites. Nature.2016 May 4.

   

  

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