Comunicato sull’efficacia e sicurezza degli stent a rilascio di everolimus vs stent a rilascio di sirolimus: i risultati di 5 anni dello studio SORT OUT IV.

In data 23 Febbraio 2016, sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology i risultati dello studio clinico SORT OUT IV, che ha confrontato l’efficacia e la sicurezza a lungo termine degli stent di everolimus vs gli stent di sirolimus. Everolimus è un potente inibitore della crescita e della proliferazione delle cellule tumorali, endoteliali, dei fibroblasti, delle cellule muscolari lisce e dei linfociti T. È un inibitore selettivo di mTOR (mammalian target of rapamycin), una serin-treonin chinasi che regola la proliferazione e la sopravvivenza cellulare mediante regolazione della sintesi proteica e della trascrizione. Nello specifico, il farmaco lega la proteina intracellulare FKBP-12, formando un complesso che inibisce l’attività di mTOR complex-1 (mTORC1). L’inibizione della via del segnale di mTORC1 interferisce con la sintesi di proteine coinvolte nel ciclo cellulare, quali la protein chinasi S6 ribosomiale (S6K1) e la proteina eucariotica di legame del fattore 4E di allungamento della traduzione (4EBP-1). L’inibizione della proteina S6K1, che fosforila il dominio funzionale 1 di attivazione del recettore per gli estrogeni, potrebbe determinare anche una riduzione dell’attivazione ligando-indipendente del recettore. È stato dimostrato, infine, che everolimus riduce i livelli del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) inibendo i processi angiogenici tumorali. Sirolimus condivide lo stesso meccanismo molecolare di everolimus di inibizione della via del segnale di  mTOR. Entrambi i farmaci sono indicati nella profilassi del rigetto d’organo in pazienti adulti, a rischio immunologico da lieve a moderato, sottoposti a trapianto renale o cardiaco allogenico. Everolimus è stato autorizzato, inoltre,  per il trattamento del carcinoma mammario avanzato con stato recettoriale ormonale positivo, HER2/neu negativo, dei tumori neuroendocrini di origine pancreatica e del carcinoma renale. Infine, everolimus è stato autorizzato in Settembre 2011 per il trattamento dell’angiomiolipoma renale associato a sclerosi tuberosa (TSC) e dell’astrocitoma subependimale a cellule giganti (SEGA) associato a sclerosi tuberosa (TSC).
Di recente interesse scientifico è l’utilizzo, inoltre, degli stent medicati con everolimus in pazienti con malattia coronarica. Nello studio multicentrico EXAMINATION, tali stent rispetto agli stent a metallo nudo (BMS) sono risultati superiori nel lungo termine per il trattamento dell'infarto miocardico con innalzamento del tratto ST (STEMI) [1,2]. Altri studi hanno confrontato, invece,  gli stent a rilascio di everolimus con stent a rilascio di sirolimus. A tal proposito, nel 2013, un meta-analisi di studi clinici randomizzati, che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza degli stent a rilascio di everolimus con stent a rilascio di sirolimus in pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo, ha evidenziato che l’utilizzo di stent a rilascio di everolimus riduce significativamente il rischio di rivascolarizzazione ripetuta, ma senza mostrare differenze significative nel rischio di morte cardiaca o di infarto del miocardio [3]. Risultati incoraggianti per l’utilizzi di stent a rilascio di everolimus sono emersi anche dal recente studio clinico SORT OUT IV, che ha valutato l’endpoint composito di efficacia (rivascolarizzazione coronarica) e di sicurezza (eventi avversi cardiaci maggiori quali morte cardiaca, rischio di infarto del miocardio e di trombosi da impianto di stent) in un totale di 2.774 pazienti con lesioni aterosclerotiche coronariche randomizzati a ricevere stent di everolimus (n=1,390) o di sirolimus (n=1,384) [4]. Dopo 5 anni di follow up, gli eventi avversi cardiaci maggiori sono risultati del 14,0% e del 17,4% rispettivamente nei pazienti trattati con everolimus e sirolimus (HR: 0.80, 95% CI: 0.66 a 0.97). Il tasso di eventi avversi cardiaci maggiori non differiva in modo significativo durante il primo anno dall’impianto (HR: 0,96, 95% CI: 0,71-1,29; p = 0,79), ma risultava inferiore con everolimus vs sirolimus dal 1° al 5° anno (HR: 0,71, 95% CI: 0,55-0,90; p ¼ 0,006). L’endpoint della rivascolarizzazione coronarica era risultato similare tra i due gruppi. La trombosi da impianto di stent dopo 5 anni era inferiore nel gruppo everolimus rispetto al gruppo sirolimus
(5 patients [0.4%] vs. 28 patients [2.0%], rispettivamente; HR: 0.18, 95% CI: 0.07 to 0.46); ugualmente la trombosi tardiva da impianto di stent era ridotta nei pazienti trattati con everolimus dopo 1 anno dall’impianto. In conclusione, dai dati mostrati emerge che gli stent a rilascio di everolimus presentano un profilo di efficacia e sicurezza migliore relativamente al tasso di eventi avversi cardiaci maggiori.

Bibliografia:

1.Sabaté M, Brugaletta S, Cequier A, et al. The EXAMINATION trial (Everolimus-Eluting Stents Versus Bare-Metal Stents in ST-Segment Elevation Myocardial Infarction): 2-year results from a multicenter randomized controlled trial. JACC Cardiovasc Interv. 2014;7:64-71.

2. Sabaté M, Brugaletta S, Cequier A, et al. Clinical outcomes in patients with ST-segment  elevation myocardial infarction treated with everolimus-eluting stents versus bare-metal stents (EXAMINATION): 5-year results of a randomised trial. Lancet. 2016 Jan 23;387(10016):357-66.

3. Park KW, Kang SH, Velders MA, et al. Safety  and efficacy of everolimus- versus sirolimus-eluting stents: a systematic review  and meta-analysis of 11 randomized trials. Am Heart J. 2013;165:241-50.e4.

4.Jensen LO, Thayssen P, Christiansen EH, et al; SORT OUT IV Investigators. Safety and Efficacy of Everolimus- Versus Sirolimus-Eluting Stents: 5-Year Results From SORT OUT IV. J Am Coll Cardiol. 2016;67:751-62.

   

  

cerca