IL POLYESAMETILENE BIGUANIDE È UN RILEVANTE AGENTE SENSIBILIZZANTE NELLE SALVIETTINE UMIDIFICATE

12/02/2015

Lidia Sautebin e Immacolata Caputo - Dipartimento di Farmacia, Università di Napoli Federico II.

Riportiamo di seguito un articolo apparso su Contact Dermatitis (Contact Dermatitis 2014: 70, 323-325), di Julie Leysen1, An Goossens2, Julien Lambert1 and Olivier Aerts1 (1Department of Dermatology, University Hospital Antwerp, B-2650, Antwerp, Belgium and 2Department of Dermatology, University Hospitals Leuven, B-3000, Leuven, Belgio) relativo ad un caso di dermatite allergica da contatto causata dall'uso di salviettine umidificate contenenti il Polyesametilene Biguanide.

Gli Autori riportano che il polyesametilene biguanide(PHMB; CAS 28757- 43-3) è un conservante utilizzato come biocida nei prodotti industriali (ad esempio disinfettanti per piscine), nei dispositivi medici (ad esempio detergenti per ferite), nelle soluzioni per lenti a contatto e nei cosmetici come  ad esempio le salviettine umidificate, i deodoranti e i detergenti per il viso. Gli Autori riferiscono che questo conservante è considerato un raro allergene da contatto, con un tasso di sensibilizzazione di ~ 0.5% in una popolazione non selezionata (1, 2). Gli Autori, inoltre, riferiscono che la sensibilizzazione non sembra essere associata all'esposizione ai cosmetici (2). Nell'articolo gli Autori descrivono un caso di dermatite allergica da contatto manifestata in seguito all'uso di salviette umidificate contenenti il PHMB.

CASO CLINICO

Gli Autori descrivono il caso di un uomo di 42 anni, non atopico, che presentava una dermatite cronica, recidivante e pruriginosa nella regione ano-genitale. Gli Autori spiegano che l'uomo utilizzava spesso salviettine umidificate per l'igiene intima, in concomitanza a prodotti farmaceutici per uso topico. I patch test erano stati eseguiti sulla parte superiore del dorso con la serie di base, una serie di cosmetici e farmaci, con gli anestetici locali e i prodotti utilizzati dall'uomo, tra cui le salviettine umidificate. Il PHMB era stato testato a diverse concentrazioni (20%, 2% e 0,2% aq.). Le letture del patch test erano state eseguite secondo le linee guida dell'International Contact Dermatitis Research Group (ICDRG). Le reazioni osservate il giorno 2 e 4 erano, rispettivamente, + e ++ al PHMB 20% (con reazione papulo-vescicolare, che si estendeva all'esterno della camera di prova) e +? e + al PHMB 2%. Non erano state osservate reazioni al PHMB 0,2%. Gli Autori riportano, inoltre, che i patch test avevano dato reazioni positive anche alla pomata emorroidaria, ad un pezzo di carta igienica umida, al mix di alcoli per la lana 30% pet., all'olio di ricino, all'amerchol® 50% pet. e al metilcloroisotiazolinone (MCI)/metilisotiazolinone (MI) 0,01% aq., mentre non c'era stata nessuna reazione alla clorexidina 0,5% aq. Esclusa la reazione positiva al MCI/MI 100 ppm, che, probabilmente, era più attribuibile all'uso in passato di salviettine contenenti MCI/MI o MI, si erano prese in considerazione tutte le altre sostanze che avevano dato reazioni positive: l'olio di ricino, infatti, era un ingrediente della crema emorroidaria, gli alcoli della lana erano presenti nell'unguento e il PHMB, citato sull'etichetta come polyaminopropyl biguanide (PAPB), era un ingrediente delle salviette. Gli Autori riferiscono che la pelle dell'uomo era guarita con l'uso di corticosteroidi topici e che i sintomi non si erano ripresentati in seguito, evitando il contatto con gli allergeni.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONE

Gli Autori riportano che il PHMB, che è un polibiguanide e quindi un analogo del PAPB, è un agente antimicrobico ampiamente utilizzato e consentito, per l'utilizzo nei cosmetici, in concentrazioni fino allo 0,3%. Gli Autori riportano uno studio del 2007 che aveva indicato che i fattori di rischio associati alla sensibilizzazione al PHMB erano principalmente: il sesso maschile, l'esposizione professionale, la dermatite alle mani e alle gambe (2). Gli Autori riferiscono che le concentrazioni per il patch test con il PHMB in letteratura (1, 2) sono pari a 2,5% e 5%, considerate concentrazioni non irritanti e a basso potenziale sensibilizzante. Tuttavia, gli Autori riportano che nel loro paziente, in cui era stato testato accidentalmente il PHMB al 20% aq., non avevano osservato alcuna reazione tossica o irritante. Al contrario, le reazioni mostravano un aumento della positività dal giorno 2 al giorno 4 e una diminuzione dalla concentrazione più elevata (20% aq .: ++) alla concentrazione più bassa (2% aq .: +). Gli Autori riferiscono, inoltre, che la morfologia del patch test con il PHMB 20% aq. era compatibile con una risposta allergica da contatto. Gli Autori riportano che evitando il contatto con questo allergene la dermatite era scomparsa. Gli Autori aggiungono che, poiché le concentrazioni di PHMB per i test attualmente consigliate ( 2,5% aq. e il 5% aq.) producevano soprattutto reazioni 1+, che a volte sono difficili da differenziare da reazioni irritanti o falsi positivi, potrebbero essere necessarie, in casi selezionati, concentrazioni più elevate. Secondo gli Autori, inoltre, in pazienti sensibilizzati al PHMB, dovrebbe essere considerata la reattività crociata (parziale) ad altri biguanidi, quali la clorexidina e l'esamidina. Al contrario, per quanto riguarda le reazioni di tipo I per il PHMB, Kautz et al. (3) avevano riportato che i pazienti allergici alla clorexidina potevano essere a rischio per l'allergia al PHMB, dato che gli anticorpi IgE specifici mostravano una maggiore aggressività verso il PHMB, anche se non sempre. Gli Autori riferiscono, inoltre, come l'eczema indotto dalla clorexidina può precedere di anni lo sviluppo di anafilassi indotta dalla clorexidina (4), lo stesso potrebbe applicarsi a soggetti sensibilizzati con il PHMB, com'è stato descritto anche in letteratura (3, 5). Nel caso descritto dagli Autori non vi era alcuna reazione simultanea al patch test con la clorexidina. Gli Autori sottolineano che data la storia del paziente, che si era presentato con una chiara ipersensibilità di tipo ritardata non erano stati eseguiti test per le IgE e prick test per la clorexidina o per il PHMB. In conclusione, gli Autori in questo articolo riportano il caso di un paziente sensibilizzato al PHMB attraverso l'uso di salviettine umidificate, dimostrando che la sensibilizzazione a tale sostanza non dovrebbe essere considerata solo in un contesto professionale. Secondo gli Autori sembra essere auspicabile una valutazione della migliore concentrazione di PHMB per i patch test. Gli Autori, inoltre, suggeriscono che nei pazienti con allergia nota al PHMB dovrebbero essere considerate le possibili reazioni crociate alle biguanidi strutturalmente correlate.

 BIBLIOGRAFIA

1. Schnuch A, Geier J, Brasch J et al. Polyhexamethylenebiguanide: a relevant contact allergen? Contact Dermatitis 2000: 42: 302–303.

2. Schnuch A, Geier J, Uter W et al. The biocide polyhexamethylene biguanide remains an uncommon contact allergen. Contact Dermatitis 2007: 56: 235–239.

3. Kautz O, Schumann H, Degerbeck F et al. Severe anaphylaxis to the antiseptic polyhexanide. Allergy 2010: 65: 1068–1070.

4. Ebo D G, Stevens W J, Bridts C H et al. Contact-allergic dermatitis and life-threatening anaphylaxis to chlorhexidine. J Allergy Clin Immunol 1998:101 (1 Pt 1): 128–129.

5. Sachs B, Fischer-Barth W, Erdmann S et al. Anaphylaxis and toxic epidermal necrolysis or Stevens–Johnson syndrome after nonmucosal topical drug application: fact or fiction? Allergy 2007: 62: 877–883.

 

   

  

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