EMERGENZA COVID-19: AIFA autorizza nuovo anticorpo monoclonale e aggiorna le modalità ottimali d’uso di quelli già disponibili

Con Decreto Ministeriale del 12 luglio 2021 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 luglio 2021, n. 180, è stata autorizzata in Italia la distribuzione temporanea dell’anticorpo monoclonale Sotrovimab 500 mg, concentrato per soluzione per infusione, prodotto dall’azienda GlaxoSmithKline, per il trattamento della malattia COVID-19, lieve o moderata, negli adulti e adolescenti dai 12 anni di età che non necessitano di ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio di progressione a COVID-19 severa. [1] Il medicinale va ad aggiungersi agli altri anticorpi monoclonali già disponibili (bamlanivamb/etesevimab e casirivimab/imdevimab) e, come per loro, non sono stati completati gli studi pre-registrativi, pertanto non ha ricevuto approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). La disposizione del suo utilizzo in Italia si basa sul parere favorevole espresso dalla CTS dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) alla luce delle nuove evidenze di letteratura recentemente disponibili, emerse prevalentemente dallo studio COMET-ICE che hanno dimostrato un rapporto beneficio/rischio positivo anche nei confronti delle principali varianti circolanti di SARS-CoV-2. Si tratta di uno studio di Fase II/III randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo che ha valutato sotrovimab come trattamento per i pazienti affetti da COVID-19 non ospedalizzati e ad alto rischio di complicanze mediche della malattia. I pazienti inclusi avevano almeno 18 anni e almeno una delle seguenti comorbidità: diabete, obesità (BMI> 30), malattia renale cronica, insufficienza cardiaca congestizia, malattia polmonare ostruttiva cronica o asma da moderata a severa, oppure erano pazienti ultra cinquantaquattrenni. I pazienti inclusi nello studio presentavano sintomi insorti da non oltre 5 giorni, con saturazione dell’ossigeno misurata a temperatura ambiente ≥ 94% e infezione da SARS-CoV-2 confermata da test di laboratorio. I pazienti con COVID-19 severa che richiedevano ossigeno supplementare od ospedalizzazione sono stati esclusi dallo studio. Il trattamento con una singola infusione (lenta, per oltre un’ora) di 500 mg di sotrovimab (291 pazienti) è stato confrontato con placebo (292 pazienti). La progressione di COVID-19 al Giorno 29 (definito come endpoint primario) si è ridotta dell’85% rispetto al placebo (riduzione del rischio relativo corretto) nei soggetti che hanno ricevuto sotrovimab vs placebo (p = 0,002). Dalla valutazione del profilo di sicurezza di sotrovimab non sono emerse differenze nella frequenza delle reazioni avverse tra i due bracci in studio (≥1% in entrambi i bracci). Tutte le reazioni correlate all’infusione sono state di intensità lieve e moderata e non sono stati osservati eventi riconducibili ad intensificazione dell’infezione anticorpo-mediata (ADE). L’unico evento verificatosi con frequenza > 1% nel braccio di trattamento con sotrovimab è stata la diarrea [1].

Modalità di prescrizione e somministrazione

Secondo i criteri definiti dalla CTS, i pazienti affetti da COVID di recente insorgenza e con sintomi, una volta identificati da parte dei medici, sia di medicina generale, sia pediatri di libera scelta, che medici delle USCA(R), devono essere rapidamente indirizzati alla struttura presso cui effettuare il trattamento con sotrovimab, che può essere una struttura ospedaliera ma anche un setting clinico appropriato che consenta una pronta ed efficiente gestione di eventuali reazioni avverse gravi. I pazienti devono ricevere sotrovimab in una singola infusione endovenosa (ev) nell’arco di 30 minuti (assolutamente non tramite infusione rapida o bolo) e devono essere monitorati durante e almeno un’ora dopo la somministrazione. Ai fini prescrittivi è stato istituito un registro di monitoraggio, secondo cui i centri utilizzatori specificatamente individuati dalle regioni dovranno compilare la scheda raccolta dati informatizzata di arruolamento che indica le caratteristiche dei pazienti eleggibili e la scheda di follow-up, presenti sulla piattaforma web, disponibile al seguente indirizzo: https://servizionline.aifa.gov.it [1].

Inoltre, la CTS di AIFA ha deciso di estendere il possibile utilizzo della combinazione casirivimab/imdevimab nei pazienti adulti ospedalizzati per COVID-19, anche in ossigenoterapia convenzionale (non ad alti flussi e non in ventilazione meccanica), e con sierologia negativa per gli anticorpi IgG anti-Spike di SARS-CoV-2, sulla base della valutazione dei risultati aggiornati dello studio clinico internazionale RECOVERY che hanno indicato un beneficio di questo duplice trattamento in termini di mortalità e di riduzione del rischio di progressione di malattia e ricorso alla ventilazione meccanica o evento morte). La terapia deve iniziare entro 10 giorni dall’insorgenza della malattia (confermata da positività di esame virologico diretto per SARS-CoV-2); tuttavia, è possibile iniziarla anche oltre i 10 giorni dall’esordio solo in soggetti con immunodeficienza che presentino: sierologia per SARS-CoV-2 negativa e prolungata positività al tampone molecolare. Casirivimab e imdevimab non devono essere usati nei pazienti in ossigenoterapia ad alti flussi e/o in ventilazione meccanica [2].

Infine, in considerazione dello scenario epidemiologico di prevalenza delle varianti di SARS-CoV-2, rapidamente mutato nelle ultime settimane, AIFA richiama l’attenzione sul fatto che gli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2 attualmente disponibili, pur presentando indicazioni d’uso sovrapponibili, si differenziano tra di loro, sulla base di recenti evidenze di letteratura, per capacità di neutralizzare le diverse varianti circolanti. Tutti gli anticorpi anti-SARS-CoV-2 disponibili in Italia (bamlanivamb/etesevimab, casirivimab/imdevimab e sotrovimab) mantengono una adeguata attività antivirale nei confronti delle varianti alfa (lignaggio B.1.1.7) e delta (lignaggio B.1.617.2). Nei confronti delle varianti beta (B.1.351) e gamma (P.1), l’attività neutralizzante della combinazione bamlanivamb/etesevimab è fortemente inibita, a differenza degli altri anticorpi monoclonali disponibili (casirivimab/imdevimab e sotrovimab), pertanto, AIFA suggerisce di utilizzare casirivimab/imdevimab e sotrovimab nelle aree geografiche in cui la circolazione delle varianti beta e gamma è prevalente, dopo aver preferibilmente effettuato genotipizzazione/sequenziamento [3].


Bibliografia

1. Gazzetta Ufficiale Numero 187 del 6 agosto 2021. DETERMINA 4 agosto 2021. Definizione delle modalità e delle condizioni di impiego dell’anticorpo monoclonale sotrovimab, ai sensi del decreto 12 luglio 2021. (Determina n. DG 911/2021).

2. Gazzetta Ufficiale Numero 187 del 6 agosto 2021. DETERMINA 4 agosto 2021. Modifica della determina AIFA n. 696 del 14 giugno 2021, concernente la «modifica della definizione delle modalità e delle condizioni di impiego dell’anticorpo monoclonale casirivimab-imdevimab». (Determina n. DG 912/2021).

3. Agenzia Italiana del Farmaco. Comunicato n. 658. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1289678/Comunicato_AIFA_658.pdf

   

  

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