EMERGENZA COVID-19: autorizzazione della temporanea distribuzione in Italia di anticorpi monoclonali

Il Ministero della Salute, con Decreto del 6 Febbraio 2021, pubblicato sulla G.U. N. 32, ha autorizzato la temporanea distribuzione dei medicinali a base di anticorpi monoclonali per il trattamento di COVID-19, attualmente privi di una autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) nel territorio europeo e nazionale, in attesa di finalizzare le procedure di AIC [1].

Sono oggetto di tale autorizzazione:

  •  bamlanivimab e l’associzione bamlanivimab-etesevimab, prodotti da Eli Lilly
  • l’associazione casirivimab-imdevimab, di Regeneron/Roche.

Il Decreto fa seguito al parere della Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, pubblicato in data 4/02/2021 [2], che, pur considerando l’immaturità dei dati e i dubbi sull’entità del beneficio di tali farmaci, ha stabilito che possano rappresentare, in via straordinaria e in considerazione della situazione di emergenza, una opzione terapeutica in pazienti non ospedalizzati che, pur avendo una malattia lieve/moderata risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di COVID-19 con conseguente aumento delle probabilità di ospedalizzazione e/o morte.

Ad oggi, sono in corso molteplici studi su anticorpi monoclonali, il cui bersaglio molecolare è principalmente rappresentato dalla proteina virale spike. In particolare, la sperimentazione clinica è particolarmente avanzata per bamlanivimab (Eli Lilly) e per l’associazione imdevimab/casirivimab, (Regeneron/Roche) per i quali l’Agenzia regolatoria statunitense (Food and Drugs Administration - FDA) ha rilasciato lo scorso Novembre l’autorizzazione per uso di emergenza. Nello specifico, nelle fasi precoci della malattia l’utilizzo di tali anticorpi sembra ridurre la carica virale e, conseguentemente, il numero di ricoveri, visite e accesso al Pronto Soccorso, mentre non è emerso alcun beneficio dagli studi in pazienti ospedalizzati in fase avanzata.

La CTS, su richiesta del Ministro della Salute per la valutazione della possibile autorizzazione o utilizzo di terapie promettenti, ha predisposto un’istruttoria d’urgenza, al fine di esprimere il proprio parere nel minor tempo possibile e sulla base delle migliori evidenze disponibili e ha convocato le due aziende produttrici (Eli Lilly e Regeneron/Roche) per ottenere ulteriori evidenze in merito ai rispettivi medicinali, in particolare in riferimento alla sottopopolazione che potrebbe trarre il maggiore beneficio terapeutico.

Relativamente all’anticorpo monoclonale bamlanivimab, l’azienda produttrice non ha presentato ulteriore evidenze rispetto a quelle già note e relative all’uso del farmaco da solo e dosaggio di 700 mg. Tale dosaggio è stato associato ad una diminuzione del 5% circa in tutta la popolazione (9 su 156, corrispondenti al 5,8% nel gruppo placebo rispetto a 1 su 101, pari a 1%, del braccio in trattamento) del tasso di ospedalizzazione e di accesso al Pronto Soccorso di pazienti ambulatoriali con sintomi lievi o moderati al giorno 29, con un incremento nell’analisi esplorativa fino all’11% nei pazienti ad alto rischio (7 su 52, ovvero il 13,5% nel gruppo placebo rispetto a 1 su 37, corrispondente al 2,7%, nel gruppo trattato). Tuttavia non è stata ad oggi dimostrata una correlazione tra tali esiti e riduzione della carica virale. L’azienda ha, inoltre, confermato il dato, non pubblicato, relativo alla riduzione della mortalità, pari al 70%, quando il farmaco è usato in combinazione con etesevimab.

In merito alla combinazione imdevimab/casirivimab, Regeneron/Roche ha presentato dati aggiuntivi a conferma ed estensione di quelli pubblicati, sempre riferiti a pazienti ambulatoriali con sintomi lievi o moderati. Sono stati saggiati mix anticorpali in due diversi dosaggi che, in entrambi i casi, si sono dimostrati efficaci in pazienti sieronegativi, con carica virale elevata ed almeno un fattore di rischio. Nella popolazione generale, il trattamento ha mostrato una riduzione del tasso di visite mediche al giorno 29 approssimativamente del 3% (6 su 93 nel gruppo placebo rispetto a 6 su 182 nel gruppo in trattamento), con una percentuale aumentata nei soggetti ad alto rischio.

La CTS ribadisce che la decisone è stata presa sulla base della situazione emergenziale e dell’attuale mancanza di trattamenti standard di provata efficacia disponibili in questa specifica popolazione. Pertanto, tali farmaci potranno essere resi disponibili con procedura straordinaria, ma poiché non rappresentano un trattamento standard, saranno rivalutate continuamente nuove evidenze e le decisioni assunte in merito dall’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency - EMA). Sarà inoltre necessario condurre nuovi studi, anche di tipo comparativo, al fine di confermare l’efficacia del trattamento e produrre nuove evidenze cliniche, per evidenziare anche la sottopopolazione a maggior beneficio dal trattamento.

I trattamenti saranno destinati esclusivamente a pazienti con età superiore a 12 anni, positivi a SARS-CoV-2, non ospedalizzati e con sintomi di grado da lieve o moderati insorti da non oltre 10 giorni, con almeno un fattore di rischio o due per i soggetti con età superiore a 65 anni.

Le popolazioni ad alto rischio includono soggetti con indice di massa corporea ≥30, malattia renale cronica, diabete non controllato, immunodeficienze, età >65 anni, pazienti con età ≥ 55 anni affetti da malattia cardio-cerebrovascolare o BPCO/altre malattie respiratorie, e adolescenti con comorbilità (grave obesità, anemia falciforme, malattie cardiache congenite/acquisite, malattie del neurosviluppo, dipendenza da dispositivo tecnologico, asma o altre malattie respiratorie che richiedono controllo giornaliero).

I farmaci dovranno essere somministrati per endovena in 60 minuti, seguiti da altri 60 minuti di osservazione, in ambiente sicuro e appropriato per la gestione di eventuali eventi avversi.

Le modalità e le condizioni di impiego sono definiti con successivi provvedimenti da AIFA che istituirà un registro dedicato al loro uso appropriato e al monitoraggio; eventuali condizioni che emergeranno dai dati di farmacovigilanza a sostegno della necessità di sospensione o revoca immediata di tale decreto saranno comunicati tempestivamente dall’Agenzia al Ministero della Salute [1].


Riferimento sitografico:

1. G.U. Serie generale n. 32: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/02/08/32/sg/pdf

2. Agenzia Italiana del Farmaco. Parere CTS AIFA su anticorpi monoclonali. Disponibile al link: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1289678/parere_cts_monoclonali_04.02.2021.pdf/68737075-6f07-2a43-7f94-0bc55f2e38f1

   

  

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